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Corte di Cassazione: avvocati obbligati a digitalizzarsi.

L´evoluzione del processo telematico impone all´avvocato di dotarsi degli strumenti idonei per la decodifica dei documenti; lo ha ribadito la Corte di Cassazione in una recente sentenza
Secondo la Corte di Cassazione gli avvocati hanno l´obbligo di adeguarsi all´evoluzione del processo telematico, dotandosi degli strumenti adeguati per decodificare i documenti e gestire la digitalizzazione.

Infatti, la Suprema Corte con la sentenza n° 22320 del 2017 ha respinto il ricorso presentato da un avvocato il quale aveva chiesto di essere sollevato dalla responsabilità a lui attribuita per non essere stato in grado di decodificare un documento sottoscritto in Cades con estensione ".p7m" poiché non dotato degli strumenti idonei per farlo.

Dal Palazzo di Giustizia hanno ribadito che per l´avvocato vige l´obbligo di adeguarsi alle nuove dinamiche del processo telematico introdotto da diversi anni.
I professionisti legali hanno avuto tutto il tempo necessario per acquistare software per la decodifica dei file ed è per questo che ormai "non ci sono più scuse".

La posizione della Corte di Cassazione contrasta con quella del legale, secondo il quale non sussiste nessun obbligo del genere. Un obbligo - che qualora esistesse - determinerebbe per l´avvocato l´insorgere di oneri inesigibili e particolari. Di ben altra visione la Corte di Cassazione, secondo la quale l´obbligo c´è e va assolutamente rispettato.

Gli avvocati quindi sono obbligati ad adeguarsi acquistando dei software avanzati e approfondendo le dinamiche del processo telematico; in caso contrario sarà direttamente responsabile di qualsiasi mancanza.
Quali sono i fattori sui quali si fonda questa importante sentenza della Cassazione? Facciamo chiarezza.

Processo telematico: le motivazioni dell´avvocato
Prima di vedere quali sono le motivazioni che hanno portato la Corte di Cassazione a respingere il ricorso presentato dall´avvocato, approfondiamo il punto di vista di quest´ultimo.
Questo chiedendo di essere sollevato dalle responsabilità a lui imputate, ha fatto appello sulla mancanza di un obbligo normativo che impone di essere tecnicamente in grado di decodificare un documento sottoscritto con un´estensione tale da richiedere un software ad hoc.
Secondo il legale qualora questo obbligo esistesse ci sarebbe un´evidente disparità di trattamento tra le notifiche in modalità cartacea e quelle telematiche, poiché per quest´ultime non è possibile la piena conoscibilità dei documenti.
Come abbiamo anticipato, però, le motivazioni da lui portate non sono state ritenute sufficienti dalla Corte di Cassazione, la quale ha respinto il suo ricorso.
Secondo i giudici di Palazzo di Giustizia, infatti, essere in grado di decodificare un documento è un fattore imprescindibile per gli avvocati.

Obbligo di decodificazione per gli avvocati: la posizione della Corte di Cassazione
Per la Corte di Cassazione la stessa autorizzazione a ricorrere alla notifica digitale obbliga l´avvocato a dotarsi di uno strumento tecnico idoneo per la decodifica dei documenti. Sarebbe paradossale infatti che il destinatario della stessa non fosse in grado di riceverla e decodificarla, poiché in tal caso la notifica non avrebbe alcuna funzionalità ed utilità.
Inoltre, a differenza di quanto sostenuto dall´avvocato ricorrente, visto il consenso in cui viviamo non si può definire come un "onere eccezionale e insostenibile" il doversi dotare di un software adatto per la decodifica di un documento in formato .p7m. Anzi, questo è un presupposto imprescindibile, senza il quale non si potrebbe esercitare regolarmente la professione forense.

Infine la Cassazione ha concluso dicendo che l´unico caso in cui l´avvocato non è responsabile è quello che dipende da eventi "eccezionali, imprevedibili e fortuiti", non imputabili all´assenza di una normale diligenza professionale.




Fonte: MONEY.IT- autore Simone Micocci - 27/09/2017

 

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