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Fonte: https://www.consiglionazionaleforense.it/web/cnf/g7-italia-2024
Nel corso del G7 dell'Avvocatura svoltosi ad aprile di quest'anno, il Consiglio Nazionale Forense ha aperto un dibattito sull'uso dell'Intelligenza Artificiale (I.A.) in ambito giuridico, affrontando il tema sotto il profilo dell'etica, dell'innovazione tecnologica, della tutela dei diritti della persona, nonché sotto il profilo deontologico. Sono stati evidenziati i pregi, ma anche le criticità dell'applicazione dell'I.A. in ambito giurisdizionale.
I vantaggi dell'utilizzo dell'I.A. nella professione forense. L'Intelligenza Artificiale è stata definita come una rivoluzione tecnologica, destinata a migliorare la professione forense, in quanto può offrire un supporto per superare i maggiori problemi che affliggono i sistemi giudiziari: ad esempio i tempi di giudizio, la certezza del diritto e la prevedibilità delle decisioni.
I lati oscuri dell'I.A. applicata al diritto. Tuttavia, l'I.A. nasconde una serie preoccupazioni in relazione alla sua applicazione nella giurisdizione, poiché suscettibile di ripercuotersi sul lavoro di avvocati e magistrati e conseguentemente sulla qualità della giustizia. Infatti, errori di progettazione, addestramento o funzionamento possono condurre a decisioni discriminatorie o comunque lesive dei diritti della persona. Ad esempio la tecnologia di I.A. incentrata su comprensione e analisi del testo (i Large Language Model) dovrebbe essere in grado di generare risposte a qualsiasi richiesta, ma allo stato attuale non è in grado farlo, così come non consente di distinguere tra affermazioni corrette e affermazioni errate, in quanto si limita ad identificare tendenze statistiche. Tra l'altro le reti neurali non distinguono tra fatto e norma, ma presentano la norma come la somma di casi individuali, il che ovviamente non è.
L'I.A. porta ad interrogarsi su cos'è il ragionamento giuridico e se è possibile riprodurre algoritmicamente tutto il processo solo alcune fasi di esso. A questo proposito occorre tenere a mente che non è possibile sostituire la componente umana.
Non può essere accolta la possibilità di sostituire i provvedimenti scritti dai giudici con sentenze generate con l'Intelligenza Artificiale, facendo appello alla celerità delle decisioni; né si può rinunziare a una difesa scritta da un avvocato o all'oralità del processo in quanto gli ordinamenti giuridici sono assai diversi fra di loro e il ruolo svolto dall'avvocato è imprescindibile, in quanto conosce il diritto e lo applica secondo le regole stabilite. Per questo gli avvocati devono essere vigilare che l'IA sia posta al servizio della migliore fruizione dei diritti e che tuteli l'interesse pubblico.
Profili deontologici. Inoltre stati sollevati numerosi interrogativi in relazione alla deontologia, al segreto professionale, alla riservatezza legale, alle specializzazioni e alla formazione dei giovani.
Dal momento che i computer non hanno deontologia né possono rispettare il segreto professionale, è lecito domandarsi da dove provengano i dati immessi nell'algoritmo; come verranno utilizzati e trattati.
Il Consiglio Nazionale Forense ha, quindi, proposto tre raccomandazioni alle delegazioni delle rappresentanze delle Avvocature dei Paesi del G7 sui temi della tutela dei diritti umani e fondamentali; dell'Intelligenza Artificiale; della deontologia dell'avvocato nell'utilizzo dell'Intelligenza Artificiale.
In particolare, quanto alla tutela dei diritti umani, il Consiglio precisa che l'introduzione e l'uso dell'I.A. nella giustizia deve avvenire con il rispetto di principi minimi, quali ad es.
Sotto il profilo deontologico, il Consiglio raccomanda
Necessità di una disciplina giuridica. L'utilizzo dell'I.A., quindi, richiede cautela e necessita di una disciplina normativa anche sul piano costituzionale al fine di evitare la tentazione che il suo utilizzo violi il diritto della difesa. A questo fine il Governo e il Ministero della Giustizia stanno predisponendo un disegno di legge che preveda l'utilizzo dell'I.A. nell'attività giudiziaria ai soli fini di organizzare e semplificare il lavoro giudiziario e di svolgere la ricerca dottrinale e giurisprudenziale anche finalizzata all'individuazione di orientamenti interpretativi.
Un ultimo aspetto considerato nel corso del G7 riguarda l'accessibilità, nel senso che la tecnologia non deve andare a beneficio solo di chi ha maggiori risorse economiche, ma deve costituire uno strumento di cui possa disporre l'intera classe forense. Sotto questo profilo il CNF ha affermato il suo impegno a dotarsi di un sistema di I.A. da mettere a disposizione di tutti gli avvocati, nonché ad elaborare un sistema di controllo per diventare enti certificatori delle app di I.A. per gli studi legali.
Il dibattito sull'I.A. e il diritto è in continuo svolgimento, infatti con un decreto ministeriale del 10 luglio 2024, il Ministro della Giustizia ha istituito l'Osservatorio Permanente per l'Uso dell'Intelligenza Artificiale, come luogo di riflessione e approfondimento in cui affrontare tutti i temi che toccano il rapporto tra I.A. e giurisdizione, a partire dalla qualità e sicurezza delle banche dati giuridiche, agli strumenti di supporto dell'attività giurisdizionale e delle professioni.
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Il mio nome è Anna Sblendorio. Sono una persona curiosa e creativa e mi piace il contatto con la gente. Amo dipingere, ascoltare musica, andare a teatro, viaggiare e passare del tempo con la mia famiglia ed i miei amici. Nel 2008 mi sono laureata in giurisprudenza presso l'Università degli studi di Bari "Aldo Moro" e successivamente ho conseguito l'abilitazione per l'esercizio della professione da avvocato. Nel corso degli anni ho collaborato con diversi centri di formazione occupandomi di tutoraggio in materie giuridiche e nel 2022 ho iniziato a collaborare con la testata giuridica online www.retidigiustizia.it.