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Cinquant’anni fa ci lasciva Mario Gori “Un saraceno di Sicilia”

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Mario Gori ( pseudonimo di Mario Di Pasquale), giornalista, pubblicista, poeta, scrittore, grande animatore culturale, nasce a Niscemi il 16 settembre 1926, da Salvatore Di Pasquale, falegname, e da Maria Arca, casalinga.

Pubblica nel 1944 la sua prima opera di poesia: "Germogli", dopo gli studi classici presso il Liceo Ginnasio "Secusio" di Caltagirone.

Memorabile il suo componimento d'italiano, dell'esame di maturità classica. Un testo sulla Resistenza italiana al nazi-fascismo: tutto in endecasillabi.

Inizia nel 1945 a frequentare, suo malgrado, la facoltà di medicina dell'Università di Catania. Facoltà "scelta" dalla mamma che voleva a tutti i costi un "figlio medico".

A Catania (si era nel secondo dopoguerra) entra presto a far parte di un gruppo di poeti dialettali e diventa uno dei più importanti promotore del "Trinacrismo", un movimento letterario per il rinnovamento della poesia dialettale siciliana, che anticipava la tematica e l'estetica del neo-realismo.

Per sette anni, a partire dal 1947, è collaboratore dei quotidiani siciliani: "Il Corriere di Sicilia" e il "Corriere di Catania". Tralascia, così, all'insaputa dei genitori, gli studi di medicina per dedicarsi al giornalismo e alla poesia.

Nel 1954 si reca a Pisa con l'intento di portare avanti gli studi di medicina nell'università toscana. Almeno così motiva ai genitori il cambio della sede universitaria.

Invece va avanti con la sua attività letteraria e, con alcuni nuovi amici letterati e artisti ( da ricordare la scrittrice Renata Giambene ed il marito pittore Vittorio Minghetti ), danno vita al Centro di Cultura e Arte "La Soffitta" e, in seguito, organizzerà il Premio Letterario omonimo.

Questo Centro, del quale Mario Gori fu il primo Presidente, continua ancora la sua attività e il Premio Letterario, divenuto Premio Pisa, esiste tutt'oggi. 

Il 1954 segna l'inizio dei successi letterari di Mario Gori: tiene infatti moltissimi recital, conferenze ed incontri culturali a Pisa, in varie parti della Toscana e dell'Italia.

Entra così in contatto con nomi importanti della letteratura e dell'arte italiana.

Diventa amico del commediografo Rosso di San Secondo, dello scrittore milanese Giuseppe Ravegnani, di Leonida Répaci, di Leonardo Sciascia, di Giuseppe Villaroel; incontra Salvatore Quasimodo, Carlo Batocchi, Giuseppe Ungaretti, Adriano Grande, Renzo Lurano, Giovanni Titta Rosa, Vann'Antò, Bonaventura Tecchi, Francesco Flora, Giorgio Petrocchi; i commediografi Ruggero Jacobbi, Lucio Ridenti, Cesare Vico Lodovici e molti, molti altri che apprezzano la sua opera e lo incoraggiano a proseguire per la strada scelta.

Comincia quindi a svolgere un'intensa attività pubblicistica collaborando a 22 testate giornalistiche nazionali, settimanali, riviste letterarie, terze pagine con saggi, articoli, novelle, racconti, elzevìri e poesie.

Nel 1955 torna definitivamente a Niscemi e si dedica esclusivamente al suo lavoro di giornalista e di scrittore.

Pubblica il volume di poesie dialettale "Ognu jornu ca passa", che contiene la poesia "Cincu e deci" che, per mettere a fuoco l'importanza di questa "Saga in lirica dialettale", ci affidiamo ad un giudizio di Mario Grasso, poeta, editore, animatore culturale.

Scrive Grasso: nella "La danza delle gru, audizione e talenti in Sicilia", Prova d'Autore, Catania, 1999: "La sicilianità di Gori è un modello di moderno timbro nell'arco dei poeti del sud (…) altri tra macchia e ombra, e su tutti il già nominato Mario Gori (1926-1970), prematuramente scomparso. Di Gori (anagr. Di Pasquale) bisognerebbe ripescare il dialettale e il ludico "Cincu e deci", di cui rimane tuttavia insuperato interprete Bernardino Giuliana di San Cataldo. E bisogna ricordare, tra i versi in lingua del compianto niscemese, un "Notturno pisano". Se i poeti è giusto ricordarli tali, anche per un solo verso, sia una rose perenne per quanto qui citato in memoria di Mario Gori". 

Tiene molti recital, in varie parti della Sicilia, con lo scrittore Emanuele Mandarà.

A partire dal 1956 vince tantissimi premi (44 in tutto) di poesia e narrativa ed entra lui stesso a far parte di varie giurie di Premi Letterari.

Nel 1957 fonda e dirige la Rivista di Lettere e Arti "La Soffitta" che ha rappresentato un punto fondamentale nella cultura siciliana del secondo dopoguerra e che può essere considerata una fra le più importanti riviste letterarie d'Italia apparsa fra gli anni cinquanta e sessanta.

Sempre nel 1957 pubblica il volume di poesie "Un garofano rosso".

Per tutta la sua attività letteraria ottiene, nel 1959, il Premio Nazionale della Cultura, promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Nel 1961 crea "Il Banditore Sud" un mensile di informazione culturale che incontrerà il favore del mondo letterario italiano e straniero.

Nel 1962 entra a far parte del Sindacato Nazionale Scrittori e viene accolto all'Accademia dei "500" a Roma per tutta l'attività svolta nel settore artistico e culturale.

Nel 1964 sposa Nives Pighini, toscana ed insegnante di Scuola Media e, nel 1965, nasce la figlia Maria Elisabetta.

Nel 1965 vede la luce "Sciara", una rivista di cultura e di poesia siciliana che Mario Gori porterà avanti con la collaborazione dello scrittore Salvatore Cammilleri, un altro importante "trinacrista".

Sempre nel 1965 verrà chiamato ad insegnare Lettere Italiane nell'Istituto Magistrale di Niscemi.

Nel 1965 la Città di San Cataldo gli assegna il Premio della "Sicilianità" perché, come uomo di cultura, rappresenta degnamente la Sicilia.

Negli ultimi quattro anni vivrà soprattutto lavorando nel suo studio di Niscemi che sarà meta di amici, di letterati e di artisti provenienti da ogni parte della Sicilia e dell'Italia. Scrive, in questi anni, le più belle pagine di "Taccuino delle ore perdute" in cui domina una profonda tristezza per una fine prevista e una grande nostalgia per il passato.

Si dedica anche alla critica d'arte e pubblica, nel 1968, "I ragazzi di Butera" in cui presenta alcuni "giovani artisti in erba" della Scuola Media di Butera seguiti dal pittore ed insegnante di Caltagirone Umberto Ballarò. Questa iniziativa suscita l'interesse della BBC di Londra e della RAI che realizzano due servizi televisivi.

Parteciperà ancora ad una serie di recital in Sicilia, con l'attrice Lydia Alfonsi.

Continua ad avere contatti epistolari con moltissime personalità italiane e straniere, del mondo dell'arte, che gli dimostreranno, fino in fondo, tanta ammirazione e stima.

La vedova, signora Nives, e la figlia, Maria Elisabetta, prima della loro dipartita, hanno fatto in tempo a riordinare le carte del loro congiunto: da "Circolo dei civili" a "Paese del Sud". Mentre la raccolta di poesie dialettali, "Ogni jornu ca veni", che Gori non era riuscito a pubblicare, sono state pubblicate nel 2004, in un unico volume, con le poesie dialettali, "Ogni jurnu ca passa" del 1955.

Le sue poesie sono state tradotte in diverse lingue: castigliano, cecoslavacco, francese, greco, latino, tedesco, inglese, brasiliano, rumeno, jugoslavo, spagnolo. Molti i testi e i Convegni che si sono occupati dell'opera di Gori.

Mario Gori muore a Catania il 5 dicembre 1970. 

 

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