Se questo sito ti piace, puoi dircelo così
Il 21 gennaio 1921, a Livorno, nasceva il Partito Comunista d'Italia (PCd'I)
I lettori ricorderanno che due anni prima era stato fondato il Partito Popolare Italiano (PPI) il 18 gennaio 1919 da Luigi Sturzo unitamente a Giovanni Bertini, Achille Grandi ed altri. Un partito ispirato alla dottrina sociale della Chiesa cattolica. Il PPI rappresentò per i cattolici italiani il ritorno organizzato alla vita politica attiva, dopo lunghi decenni di assenza a causa del "non expedit" papale, che non consentiva, dal 1870, ai cattolici di partecipare alla vita politica a causa alle vicende dell'unificazione nazionale.
Sempre, nel 1919, il 23 luglio, erano nati "I Fasci italiani di combattimento", capitanati da Benito Mussolini che, nel frattempo, si era dimesso sia dalla direzione dell'organo ufficiale del Partito socialista Italiano (PSI), "Avanti", sia dal partito stesso.
E il 9 novembre 1921, Mussolini darà vita il Partito Nazionale Fascista (PNF).
C'erano altri attori politici che hanno contrassegnato quegli anni e quegli avvenimenti, che tanta parte hanno avuto nella storia del nostro Paese. Attori politici non tutti di nazionalità italiana. Infatti bisogna tener presente che nel 1917, la Rivoluzione sovietica si impadronisce della Russia zarista, creando grandissime speranze in quei Paesi europei sotto il giogo borghese, senza riconoscimenti di diritti e con paghe da fame. Una rivoluzione che finirà per coinvolgere i moltissimi personaggi dei partiti socialisti d'Europa. E d'Italia, soprattutto, che finiranno per creare le condizioni, dal secondo dopo guerra alla fine del Novecento, per il più grande Partito comunista d'Europa.
Siamo nel primo dopoguerra e il 1919 rappresenta la cartina di tornasole per lo stato economico, occupazionale, sociale del Paese.
Da una parte, le forze in campo erano ben distinti, anche se non tutte ben strutturate.
Abbiamo la borghesia, industriale ed agraria, che aveva le idee chiare sul futuro del Paese. Idee che erano state ben espresse, nel 1894, dal presidente del senato Farini, come ci informa Denis Mack Smith, che sosteneva "… che l'esercito era l'unica forza che teneva unita l'Italia ed enunciato la curiosa proposizione che l'Italia doveva diventare uno Stato forte a base militarista o cessare del tutto di esistere. Il desiderio di un esercito ed una flotta potenti non era così una manìa personale del re, ma era condivisa da molti liberali e cattolici di diversa condizione sociale". Era la voglia dell' "uomo forte" al comando.
Mentre dall'altra parte ci sono le forze dei partiti socialisti, anarchiche, movimenti e gruppi che fanno riferimento all'Unione Sovietica e che organizzano manifestazioni politiche e sindacali per quella battaglia, che durerà ancora per molti decenni, affinchè siano riconosciuti quei diritti essenziali ai lavoratori.
Che sono costate, ieri come oggi, battaglie, non solo di idee, ma anche di scontri con le forze dell'ordine, che non esitavano a sparare sugli operai e sui dimostranti.
Questo era il contesto in cui nasce il Partito Comunista d'Italia, dopo aver consumato una dolorosa scissione dal PSI. I cui effetti hanno sicuramente cambiato la storia del nostro Paese.
Il Partito comunista d'Italia nasce nel 1921, provocando una scissione nel Partito socialista, di cui faceva parte.
Ma la prima scissione nasce qualche mese prima, verso la fine del 1920, con la creazione del "gruppo comunista", oggi definiremmo una corrente, all'interno del Partito socialista. Un anno cruciale per la storia del movimento operaio.
Dal mese di marzo di quell'anno gli operai avevano iniziato degli scioperi alla Fiat di Torino, ma senza risultati rilevanti. Cosi il 30 agosto gli operai metalmeccanici proclamano uno sciopero generale occupando le fabbriche.
E' un momento molto delicato, e pericoloso, in quanto la risposta degli industriali non si fece attendere. Intervennero le forze dell' "ordine" che non esitarono a sparare.
"Il XVII Congresso del Partito Socialista Italiano si tenne al Teatro Carlo Goldoni di Livorno dal 15 al 21 gennaio 1921, inserendosi nel generale contesto di scontro in atto all'interno del movimento operaio internazionale tra la corrente riformista e quella rivoluzionaria. Il dibattito, che venne seguito con grande interesse sia in Italia che all'estero, si incentrò sulla richiesta avanzata dall' Internazionale Comunista di espellere dai partiti ad essa aderenti, o intenzionati a farne parte, la componente riformista. Al termine di giornate caratterizzate da un clima particolarmente tumultuoso e turbolento, il congresso fece registrare la scissione della frazione comunista che, di fronte al rifiuto della maggioranza del partito di accogliere la sollecitazione del Comintern ed estromettere i riformisti dal PSI, abbandonò i lavori e diede vita al Partito Comunista d'Italia.
Si aprono due strade "parallele". I riformisti con i socialisti Filippo Turati e Claudio. I comunisti con Antonio Gramsci, Amedeo Bordiga e Umberto Terracini.
A partire da quel momento si aprì uno scontro storico, aspro e senza possibilità alcuna di una ricomposizione.
Non mancarono le accuse ai riformisti del Partito socialista italiano di collaborazionismo con la borghesia industriale e con il nascente Partito nazionale fascista, "braccio armato dei padroni".
Da lì a poco, con la presa del potere del fascismo, sappiamo come andarono le cose.
Sia i comunisti, i socialisti, sia i liberali democratici furono costretti ad espatriare. Tanti finirono nelle carceri, alcuni trovarono la morte.
Ma, in un secondo tempo, sarà la violenza fascista, che metterà d'accordo tutti i partiti democratici a combattere, prima nella clandestinità, dopo con la guerra partigiana, fino alla Costituente che preparerà la nostra Costituzione.
Poi c'è stata la crisi, e la scomparsa, dei Partiti; i Sindacati non godono più di quella fiducia che meriterebbero; le Istituzioni democratiche, sembrano vissuti come un "peso"; la politica dell' "uno vale uno", a prescindere, ha sostituito le competenze …!
Ed in questo marasma, si è creato la favola che " la destra e la sinistra" non esistono più.
Certo sono punti di vista. E tutti rispettabili, anche se a volte non si è portati a condividerli.
Ma una cosa è certa.
Quando sentiamo parlare di suffragio universale, il diritto di voto di uomini e donne al di là del loro censo.
Quando sentiamo parlare di uguaglianza, di diritti, di democrazia liberale a difenderli troviamo sempre, ovunque e comunque, quei Partiti, quelle Organizzazioni, che ne hanno scritto la storia e che li hanno visti protagonisti contro quelle forze reazionarie e illiberali, camuffati sotto mentite spoglie.
Tutti gli articoli pubblicati in questo portale possono essere riprodotti, in tutto o in parte, solo a condizione che sia indicata la fonte e sia, in ogni caso, riprodotto il link dell'articolo.
Rosario Antonio Rizzo
Dopo il conseguimento del diploma di insegnante di scuola elementare all’Istituto magistrale “Giuseppe Mazzini” di Vittoria, 1962, si reca in Svizzera, dove insegna, dal 1964 al 1975, in una scuola elementare del Canton Ticino.
Dal 1975 al 1999 insegna in una scuola media, sempre nel Canton Ticino e, in corso di insegnamento dal 1975 al 1977 presso l’Università di Pavia, acquisisce un titolo svizzero, “Maestro di scuola maggiore” per l’insegnamento alla scuola media. Vive tra Niscemi e il Canton Ticino. Ha collaborato a: “Libera Stampa”, quotidiano del Partito socialista ticinese; “Verifiche” bimensile ticinese di scuola cultura e società”; “Avvenire dei lavoratori”; “Storia della Svizzera per l’emigrazione”“Edilizia svizzera”. In Italia: “Critica sociale”; “Avanti”; Annali” del Centro Studi Feliciano Rossitto; “Pagine del Sud”; “Colapesce”; “Archivio Nisseno”.