"Il presidente di Cassa Forense è rimasto del tutto indifferente di fronte alle legittime pretese avanzate e sottoscritte da migliaia e migliaia di avvocati e non ha mostrato verso tali richieste il benché minimo segno di attenzione" e ciò comporta la fine di ogni interlocuzione con gli organi di Cassa" la cui eventuale ripresa "passerà unicamente dall´accettazione, parziale o totale, delle richieste presentate oggi".
Con questi passaggi, l´avvocato Salvatore Lucignano, segretario nazionale di Nad (Nuova Avvocatura Democratica) ha sintetizzato, in un comunicato di poche ore fa, la posizione ufficiale della sua associazione dopo il fallimento dell´incontro che i movimenti di Napoli e Catania hanno avuto giovedì nella sede di Cassa Forense, al cui presidente avvocato Nunzio Luciano la delegazione ha consegnato le 8 richieste supportate dalle oltre 20 mila firme di avvocati di tutti i Fori (per la descrizione delle richieste, amplius più avanti).
Tali richieste, elaborate nell´ambito del movimento legato alla petizione ideata dall´Avv. Goffredo D´Antona e sottoscritte da circa 20 mila avvocati italiani, erano in sintesi, ha spiegato Lucignano, "volte ad ottenere finalmente una gestione trasparente, equa e solidale della Cassa, nonché un ripensamento dei criteri irragionevoli ed utilitaristici con cui il board di Cassa Forense ricompensa, in modo del tutto autoreferenziale, i propri "presunti" sacrifici nello svolgimento dei mandati affidati agli esponenti dell´Organo".
Secondo Nad, però, alle richieste Cassa ha opposto un inaccettabile diniego per cui non rimane alla stessa che prendere atto "della chiusura, dell´arroganza, delle dichiarazioni surreali ed offensive del Presidente della Cassa Forense, Avv. Nunzio Luciano". Prosegue il comunicato: "Il Presidente della Cassa Forense infatti è rimasto del tutto indifferente di fronte alle legittime pretese avanzate e sottoscritte da migliaia e migliaia di avvocati e non ha mostrato verso tali richieste il benché minimo segno di attenzione. Pertanto, l´associazione (...oltre ad esprimere, ndr) la più ferma condanna nei confronti della Cassa di Previdenza Forense (...) intensificherà tutte le proprie iniziative, in difesa delle legittime istanze sottoscritte da migliaia di avvocati italiani, valutando ad horas ogni azione tesa ad ottenere l´immediata destituzione dei rappresentanti della Cassa di Previdenza Forense, e le sinergie necessarie, con le associazioni forensi ed i movimenti politici , rigettando fermamente ogni interlocuzione con quei soggetti politico forensi che non si impegnino per gli indirizzi espressi nel presente comunicato".
Una sostanziale interruzione di ogni confronto con i rappresentanti di Cassa Forense, la cui ripresa "passerà unicamente dall´accettazione, parziale o totale, delle richieste presentate".
Delusione anche da parte dell´altra costola del movimento, quello che ha guidato, partendo da Catania, la petizione con le otto richieste.
Ha dichiarato, dopo l´incontro, l´avvocato Vanna Renella, presente in delegazione: "Abbiamo portato la protesta alla cassa è stato un incontro garbato come é giusto che sia. ma duro ed intransigente. Non abbiamo ceduto su nulla come migliaia di avvocati ci hanno chiesto . Un muro contro muro, ma l´incontro é stato utile perché sono emersi elementi importanti per ridurre i nostri contributi previdenziali che approfondiremo nelle prossime ore.
La lotta continua attraverso le firme e Il non pagamento della cassa.
Oggi é stata una giornata importante perché abbiamo capito ancor di piu che la nostra protesta é giusta".
Come i movimenti erano andati all´incontro: le otto richieste riassunte da una Collega della delegazione
Riduzione dei compensi dei delegati, dei consiglieri e dei sindaci di Cassa,
autocertificazione dell´insussistenza di conflitti di interesse, abolizione della prima e seconda rata del contributo minimo, sospensione dei pagamenti fino a settembre, modifica del sistema dei minimi in misura proporzionale al reddito, fondo di garanzia per i crediti degli iscritti,
annullamento di cartelle e procedimenti disciplinari per omesso pagamento e trasparenza assoluta di tutte le operazioni ed investimenti della Cassa.
Queste le 8 "richieste" ("e non proposte") che la delegazione di Colleghi, rappresentanti delle associazioni e dei movimenti nati nelle ultime settimane prima a Catania con una petizione che ha raccolto oltre 20mila adesioni in tutta Italia, quindi a Napoli con la clamorosa protesta di Nad proprio davanti al tribunale partenopeo, con tanto di tende, sacchi a pelo e sciopero della fame di cui hanno parlato i grandi giornali del paese, ha posto sul tavolo di Nunzio Luciano, il presidente di Cassa Forense, che la delegazione ha incontrato il 23 febbraio su invito del presidente.
Vanna Renella è stata una delle componenti chiamate a far parte della delegazione insieme a Giuseppe Fera, Daniela Nazzaro, Monica Foti e Franco Longo. Lei e Fera fan parte del Foro di Napoli, gli altri di quelli di Roma, Catania e Genova, a dimostrazione della dimensione ormai nazionale di un movimento che è cresciuto in tutto e che è ormai altamente rappresentativo di quella grandissima parte di Avvocatura italiana ormai allo stremo.
Un movimento che non ha inteso assumere una natura "istituzionalizzata" e men che mai burocratica. "Andiamo lì solo per depositare le richieste che ci sono pervenute in queste settimane", così aveva postato alcuni giorni fa Goffredo D´Antona, l´avvocato etneo principale artefice della petizione, fondatore e principale animatore del gruppo "Riduzione drastica e immediata dei costi di Cassa Forense" che ha aperto su Facebook, che conta ormai migliaia di membri e nel quale sono state postate centinaia e centinaia di adesioni da tutti o quasi i Fori del paese.
L´avvocato Renella (nella foto) giovane penalista partenopea, alla vigilia della riunione, era un fiume in piena, e proprio lei, dalla sua bacheca Facebook, aveva spiegato il senso dell´incontro di stamane. Con parole chiarissime:
"Aderiamo al suo" (del presidente di Cassa, ndr) "invito di incontrarci, invito accettato dopo che l´avv. Luciano ha dichiarato di essere dispiaciuto che la sua intervista aveva suscitato tanto clamore" aveva esordito la Renella riportandosi alla intervista concessa dal presidente di Cassa al "Dubbio" con la quale, paternalisticamente, aveva ironizzato sulla protesta ("...sono giovani", queste le sue parole), continuando: "Non sappiamo domani che incontro avremo.
Sicuramente sappiamo perché ci andiamo. Ci andremo a dire con semplicità e fermezza che migliaia e migliaia di avvocati sono stanchi di questa Cassa. Come abbiamo sempre detto gli emolumenti sono solo un dato sintomatico dell´atteggiamento della Cassa nei confronti dei proprio iscritti. Chi ha letto male il nostro sdegno ha detto che era limitato sbagliato e quant´altro. Ne abbiamo preso sempre atto. E non ci interessa che ora chi non era d´accordo con noi noti le migliaia di firme la richiesta urgente di incontro e prenda atto di quello che abbiamo fatto. Perché una cosa abbiamo fatto. Abbiamo dimostrato che c´è una coscienza di essere Avvocati. Abbiamo dato voce a migliaia e migliaia di avvocati che vogliono fare in santa pace il loro lavoro. E queste voci saranno ricevute".
I movimenti non erano andati per negoziare, per mediare. Sempre Vanna Renella, il giorno prima: "Porteremo il disagio ormai insopportabile di questi avvocati. Porteremo le otto richieste che abbiamo elaborato sul gruppo di Fb e con le centinaia di avvocati che abbiamo incontrato in questo mese.
Sappiamo tutti che questa cassa va modificata per legge. Le nostre richieste possono essere adottate direttamente dalla Cassa. In questo momento poco ci importa sapere cosa dirà domani il Presidente della Cassa. Ci importa portare le richieste di tutti voi. Questo è il nostro unico compito. Questa non è una nostra iniziativa ma una iniziativa di tutti voi e noi. Domani (giovedì, ndr) non sarà un giorno decisivo. Lo sarà forse dopodomani. Ma questa è un´altra storia".
Le richieste punto per punto
Quali erano state le richieste dei movimenti ? Eccole qui punto per punto, sintetizzate proprio dalla Collega:
"Dopo giorni e giorni di chiacchierate con migliaia di avvocati dei Tribunali di tutta la Repubblica, dopo riflessioni sulle migliaia di post su questo gruppo, sono queste poche semplici e fattibili:
1)Riduzione drastica dei compensi dei delegati, dei consiglieri di amministrazione, dei sindaci con pubblicazione costante e aggiornata dei loro rendiconti, prevedendo in caso di omissione la decadenza dell´inadempiente.
2)Autocertificazione dell´insussistenza di conflitti di interesse nelle operazioni della Cassa, anche per interposta persona, dei delegati e dei consiglieri nel senso che un delegato, un amministratore della cassa, non può essere il legale di un ente di un soggetto che abbia rapporti con la stessa.
3)Abolizione della prima e seconda rata del contributo minimo.
4)Sospensione dei nostri pagamenti fino a settembre.
5)Rivedere i minimi in misura proporzionale al reddito.
6)Fondo di garanzia per i crediti degli iscritti.
7)Annullamento di tutte le cartelle e di tutti i procedimenti disciplinari per omesso pagamento dei ctb piani di rientro personalizzati - è una battaglia di dignità e decoro della professione.
8) Trasparenza assoluta di tutte le operazioni ed investimenti della Cassa.
Il 22 l´incontro Cassa - Mga
Dialogo aperto, riconoscimento delle due parti della importanza dell´incontro in un momento di straordinaria crisi della categoria, disponibilità di Cassa Forense a considerare le proposte elaborate e presentate da Mga - tra cui la abolizione del contributo integrativo minimo - e conseguente aggiornamento al 21 marzo, primo giorno di primavera.
Così, in poche righe, potrebbe sintetizzarsi quanto accaduto nello atteso vertice tenutosi nel pomeriggio di ieri nella sede di Cassa Forense, cui hanno partecipato Cosimo Matteucci, Antonino Garifo e Anna Maria Forte (rispettivamente presidente e responsabili dei dipartimenti "previdenza e assistenza" e "politiche sindacali" della associazione) e - per la Cassa - il suo presidente Nunzio Luciano, il vice Walter Militi e i componenti del cda Roberto Uzzau e Giuseppe Larosa Monaco.
In esito all´incontro, nel cui corso Mga ha avuto modo di presentare agli organi di Cassa la propria organica proposta di "riforma previdenziale e assistenziale", è stato stilato un comunicato stampa nel quale Mga, ha sintetizzato l´esito del dibattito, conclusivamente aggiornandosi al 21 marzo.
Nessun riferimento esplicito, invece, nel comunicato-verbale, ad una delle questioni più controverse di questi ultimi tempi, quella relativa al trattamento economico auto attribuitosi dai componenti degli organi di Cassa che, oltre a risultare indigesto a gran parte degli iscritti, era stato censurato dalla stessa associazione, che ne aveva chiesto l´eliminazione.
Allo stato, mancando ulteriori dichiarazioni dei partecipanti, non è dato sapere se la questione sia stata discussa e in che termini.
Anche se potrebbe suscitare qualche perplessità che gli organi di Cassa Forense, pur conoscendo la proposta di riforma previdenziale e assistenziale di Mga (perchè di tale pregressa conoscenza è dato atto nel verbale sottoscritto dalle due parti) abbiano deciso di aggiornare la seduta ad una data relativamente distante, questa circostanza potrebbe invece essere interpretata come un segnale di grande attenzione nei confronti di una proposta - quella avanzata da Mga - che potrebbe essere anche parzialmente accolta ma che, ovviamente, richiede una istruttoria completa dal punto di vista tecnico e le decisioni da parte degli Organi competenti, in particolare il Cda.
Certamente da salutare positivamente l´inizio di un confronto che potrebbe preludere a decisioni importanti, pur lasciando un po´ delusi quanti si aspettavano fin da subito segnali decisi di responsabilità da parte degli Organi di Cassa, che invece, stando al tenore delle dichiarazioni contenute nel documento, se ne sono ben guardati.
Si sarebbe potuto pensare, nelle more della conclusione della discussione, ad una sospensione della prima rata del contributo scadente il 28 febbraio quanto meno per i percettori di reddito medio-bassi (proposta, in realtà, avanzata non da Mga ma da altri movimenti) oppure ad un congelamento nella erogazione delle indennità di carica ma nulla di tutto questo è accaduto.
Una situazione - e un comportamento - che lascia francamente sgomenti, se si considera il momento particolare che sta vivendo l´avvocatura italiana, culminato in proteste inedite e clamorose.