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All’ardua ricerca dei politici competenti e colti

rizzo

 La situazione politica, la crisi, che stiamo attraversando, le ipotesi, vere o false, di interventi futuri, a breve o a media scadenza, hanno richiamato alla nostra memoria una lettera che Nicolò Machiavelli scrive all'amico Vettori il 9 aprile 1513 osservando di sé: "non sapendo ragionare né dell'arte della seta e dell'arte della lana, né de' guadagni né delle perdite, mi conviene ragionare dello Stato". Un'affermazione, questa di Machiavelli, di grandissima modestia e, nello stesso tempo, una fortissima pretesa di competenza: quella appunto di essere, se non un buon commerciante o un buon imprenditore, almeno un buon politico. E Machiavelli lo fu sia sul piano pratico sia su quello teorico.

Un testo, questa lettera, che sembra sia stato scritto ieri l'altro e che calza egregiamente per una rivendicazione della società civile nei confronti dei tanti politicanti che oggi campeggiano in qualsiasi "agone": comunale, provinciale, regionale, nazionale …!

Una lettera, a nostro avviso, che meriterebbe un'attenzione particolare da parte di chi decide di dedicarsi all'amministrazione della "Cosa pubblica".

In sostanza cosa afferma il Machiavelli? Che qualsiasi mestiere dal contadino all'artigiano, dal commerciante al professionista va praticato con scienza e coscienza, senza pericolosi barattamenti, senza altrettanti pericolosi del "tirare a campare", per usare una metafora alla moda.

Da quando i partiti sono stati relegati in ruoli di marginalità e di azzardata virtualità, il compito di rappresentare i cittadini elettori è passato al politico eletto: non importa con quale sigla campeggiante in qualsiasi area: destra, sinistra o centro. Ma soprattutto senza vincoli che lo leghino al Territorio

Una volta era il partito garante delle scelte di programma. Oggi è l'eletto che volteggia da un'area all'altra senza pudore e con la motivazione "ad hoc" buona per ogni occasione, per ogni passaggio e ripassaggio.

Quando le crisi amministrative o politiche diventano cancerogene da più parti si reclamano i "tecnici", gli "intellettuali" le persone che di coerenza hanno fatto scelta di vita.

Ed siamo arrivati all'attuale realtà italiana.

 Dopo la crisi del governo "Conte 2" e l'impossibilità di trovare una maggioranza nel guazzabuglio che si era venuto a creare, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non ha esitato ad affidare l'incarico a Mario Draghi che è riuscito a dare vita, visto il suo curriculum e le sue indubbie competenze economiche, ad un "Governo di Unità Nazionale" affinchè non si corresse il rischio di perdere la possibilità di accedere a quelle risorse, in parte senza dover restituire e in parte a restituire con interessi minimi, messe in atto dalla Comunità Europea per una ripartenza dopo una pandemia di cui, ancora oggi, non siamo riusciti a liberarci.

Il mandato a Mario Draghi è stato dato con due obiettivi precisi: portare il paese fuori dalla pandemia e riuscire a fare quelle riforme necessarie per accedere alle risorse comunitarie.

A questo governo hanno detto no sia "Fratelli d'Italia" sia "Sinistra italiana".

Su questo ennesimo "governo tecnico" ci sono ampi consensi. Ma ci sono anche dissensi che non vanno sottaciuti.

Non entriamo nel merito delle azioni di questo governo. Contiamo sulla speranza che Mario Draghi riesca nell'intento. E i suoi precedenti ci inducono a pensare che potrebbe riuscire nell'impresa.

 Ma crediamo anche che bisogna cominciare a delineare il futuro.

A nostro avviso la politica deve essere fatta dai politici eletti direttamente dai cittadini, quindi necessita una nuova legge elettorale, e non è pensabile che in politica possano servire gli stessi strumenti e le stesse competenze che di norma si mettono a disposizione del lavoro quotidiano di ognuno dinoi. Non riteniamo si tratti di una contrapposizione tra categorie sociali.

L'amministrazione della "Cosa pubblica" non necessita di bravi medici, di luminari della scienza, di pittori, artisti, filosofi, intellettuali …!


Necessita invece di politici competenti e colti, al di là delle proprie professioni che esercitano nella vita.

Abbiamo bisogno di politici ed amministratori che abbiano coscienza della storia dei partiti o dei raggruppamenti che oggi sono chiamati (?) a rappresentare.

Non ha senso dichiararsi di " destra" o di "sinistra" o di "centro". Il "centro" poi è lo spazio più ambiguo. Qualcuno recentemente, con formula originale, si è dichiarato indipendente "di centro di centro destra". Non è importante dichiararsi. Importante è conoscere la storia, gli uomini, le epoche dove queste formazioni sono nate. Una contestualizzazione rigorosa dei Partiti politici italiani, che oggi alcuni affermano di rappresentare, farebbe arrossire chiunque si impelagasse in un processo conoscitivo.

Per passare dal dire al fare, oggi ci sono Amministrazioni comunali e regionali che stanno attraversando crisi veramente profonde: sia a livello di risorse economiche sia per i problemi creati dalla pandemia. Non esistono bussole politiche certe.

Oramai si naviga a vista e non si riesce ad intravedere una rotta tranquilla all'orizzonte.

Difficile è dire dove si voglia andare. Invece, si ha bisogno di qualche certezza con i mille problemi che ci attanagliano.

Chi copre ruoli di responsabilità, palese o occulta, ne prenda atto e si comporti conseguentemente.

Questo non è più il tempo degli squallidi giochi di potere. E' il tempo di agire per costruire una vita normale alle presenti come alle future generazioni.

 

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