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Alessandro Vanoli “Quando guidavano le stelle Viaggio sentimentale nel Mediterraneo.

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 Il prof. Alessandro Vanoli ha lavorato come docente e ricercatore in numerose università, tra cui l'Università di Bologna e l'Università Statale di Milano, e ha insegnato arabo presso differenti istituzioni. Si è occupato prevalentemente di storia mediterranea, di rapporti tra mondo cristiano e mondo musulmano e di presenza islamica nelle Americhe.

Ha pubblicato diversi libri, che hanno una matrice ben definita: Il mar Mediterraneo, l'antico "Mare nostrum", come attestano alcune pubblicazioni: Le parole e il mare (2005), La Spagna delle tre culture (2006), La Sicilia musulmana (2012), Quando guidavano le stelle. Viaggio sentimentale nel Mediterraneo (2015), Storie di parole arabe (2016), La via della seta (con Franco Cardini), 2017, Strade perdute. Storia mondiale del vecchio continente (2019) e con Amedeo Feniello Storia del mediterraneo in 20 oggetti (Laterza, 2020).

Ma tra quelli letti, un fascino veramente particolare l'abbiamo colto, all'epoca, 2015, in questo gioiello, in questo viaggio. "Quando guidavano le stelle" con un sottotitolo che è tutto un programma: "Viaggio sentimentale nel Mediterraneo

 Così come possiamo leggere sul risvolto di copertina: "Sentimentale ma molto reale: in quattro navigazioni il viaggio si snoda dall'Egeo dei tempi di Ulisse alle coste romane di Ostia, da Costantinopoli all'Andalusia, da Ragusa a Cipro, e infine da Alessandria d'Egitto a Ravenna. Di porto in porto, di tappa in tappa, ci ritroviamo in epoche diverse, nella Atene del V secolo a.C., a Cartagine alla vigilia della terza guerra punica, nella Valencia del Cid Campeador, nella Genova medievale, a Istanbul, e a Napoli all'inizio del Novecento. Ogni approdo racconta un pezzo di storia del Mediterraneo, attraverso il ricordo di grandi eventi o la riscoperta di personaggi ormai dimenticati, ma sempre parlando anche di noi e di quel mare che non smette di suscitare speranze".

In questo libro, certo non solo in questo, Alessandro Vanoli, va alla ricerca di luoghi, di promontori, di insenature, di città, di personaggi e e ci descrive le loro emozioni e le loro paure, per rendere giustizia a queste scoperte, alle loro battaglie prima che la velocità del tempo li lasci cadere nell'oblìo.

Ma per questo non ci sono gli storici? Evidentemente, Vanoli non si fida tanto degli storici e lo dichiara: "…troppo poco quello che gli storici sanno davvero degli uomini di cui scrivono, delle loro paure e dei loro sogni; troppo distanti le loro passioni, le loro voci. Proprio per questo è necessario issare le vele e, con gli occhi alle stelle, raccontare semplicemente un viaggio". Un viaggio che come tutti i viaggi "…vale per l'esperienza che ci porta a vivere e per le domande che ci obbliga a porci".

 E Alessandro Vanoli usa la teoria di Ferdinand Braudel, rinnovatore della storiografia francese, che vede nella storia e nella geografia due facce della stessa moneta. Argomenti di cui si parlava anche in Italia, grazie al prof. Lucio Gambi, a metà degli Anni Settanta del secolo scorso. Riflessioni che Lucio Gambi affidava ad un libro, "Una geografia per la storia", edizioni Einaudi.

L'ultimo capitolo del libro, "Strumenti di navigazione", contiene una bibliografia ragionata delle opere consultate. Soprattutto le opere riferentesi al Mediterraneo.

La prima navigazione ci porta in Grecia.

"Ieri sono sceso al Pireo".

Un inizio che sembra traghettarci in un grande mercato, simile a tanti mercati che si trovano nelle grandi città di tutto il mondo, mete di moltitudini di turisti che comprano di tutto.

Il Pireo oggi offre un'immagine di grande degrado, dovuto al disinteresse generale, dal secondo dopo guerra in poi.

"Poco alla volta, Atene ha divorato tutto: uomini, istituzioni, industrie; e adesso quasi più della metà di tutto ciò che è Grecia, se ne sta ammassato in questa enorme conurbazione".

Ma nell'antichità il Pireo era uno dei più grandi centri di commerci, che si affacciava al mare, dove si aveva la possibilità di vendere e comprare qualsiasi tipo di merce e poterla trasportare nelle altre ragioni della Grecia.

Vanoli a questo punto sente il bisogno di usare Platone per allargare il significato di questa discesa, per farci capire cosa rappresentasse il Pireo nella storia della Grecia antica. E si rivolge a Platone, grande filoso, che a lui: "…piaceva e piace ancora soprattutto per la sua arte; perché con pochi tratti. Come ogni grande artista, sa narrare un mondo". E di Platone ricorre ad una citazione, all'inizio dell'opera "Repubblica", tanto famosa: "Ieri sono sceso al Pireo…". La citazione viene messa in bocca a Socrate che, il giorno primo era andato al Pireo assieme a Glaucone.

Questa è la prima rivisitazione di un passato antico a fronte di un presente invivibile.

Ma tutto il libro si muove si questi due piani: antico e presente, in un in concatenarsi piacevole, a tratti delizioso, molto riflessivo che rende la lettura molto interessante.

E dopo Platone, Cicerone e Glaucone, non mancherà Ulisse, che liberatosi dalla maga Circe riprende il viaggio lo porterà altrove.

Come non mancheranno, nelle altre tre navigazioni, Personaggi della storia antica e altre località che hanno scritto la storia del ( e sul) Mediterraneo.

 

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