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Aldo Cazzullo, “A riveder le stelle” Dante il poeta che inventò l’Italia

rizzo

 Settecento anni fa muore a Ravenna, dove viveva da esule, nel mese di settembre, il 14 settembre 1321, secondo Giovanni Boccaccio.

Durante questi mesi ci sono stati convegni, manifestazioni culturali, pubblicazioni di buoni testi che parlano del nostro massimo Poeta che, pur usando nella scrittura la lingua latina, i testi più significati, li scriveva in italiano. E tra questi le tre cantiche della Divina Commedia: Inferno, Purgatorio e Paradiso. E non c'è dubbio che sia lui l'inventore della lingua italiana, al di là delle perenni polemiche sulle regioni che diedero vita alla nostra lingua.

Chi ha frequentato la Scuola Magistrale o il Liceo Classico nei decenni passati, ricorderà i canonici 15 capitoli, annui, delle tre cantiche della Divina Commedia. Ma sarebbe impresa difficilissima poter verificare quanto e cosa siano rimasti di quelle fatiche erculei.

Ed è fuori di dubbio che la scuola non abbia aiutato granché nel fare amare Dante Alighieri.

 Ma, ancora oggi, a Settecento anni della scomparsa del suo Autore, ha un senso leggere o studiare la Divina Commedia?

Ce lo spiega la professoressa Anna Maria Chiavacci Leonardi nell'introduzione alla prima cantica della Commedia, l'inferno, nel primo volume dei Meridiani Mondadori: "Affrontare la Divina Commedia, misurarsi con Dante, è, come per tutte le grandi opere dell'umanità, approfondire la conoscenza di noi e della nostra storia, scoprire una dimensione dell'uomo. La visione del mondo – in essa dell'uomo – che ci si offre dalle pagine di questo capolavoro, che si colloca al centro della storia europea, tra l'evo antico e l'evo moderno, è tra le più vaste e profonde della letteratura di ogni tempo, nella sua consapevole pretesa di abbracciare con l'umano tutta la realtà: 'discriver fondo a tutto l'universo'".

La citazione della professoressa Anna Maria Chiavacci Leonardi, non contrasta con il libro di Cazzullo, di cui parleremo in seguito, in quanto nei ringraziamenti la cita con una dedica affettuosissima: "Il mio Virgilio nell'Inferno di Dante è stata Anna Maria Chiavacci Leonardi, studiosa scomparsa nel 2014".

E nel tentativo di farci recuperare il tempo perduto, siamo grati a qualche bel libro sull'argomento, in occasione di questo Settecentesimo Anniversario della sua morte.

Aldo Cazzullo, con il suo "A riveder le stelle", editore Mondadori, ci ha invogliato, a comprare e a leggere un libro agevolissimo nella lettura, ben scritto e interessante. Non bisogna dimenticare che Cazzullo ha una folta pubblicazione di testi stimolanti.

 Il sottotitolo del libro è "Dante il poeta che inventò l'Italia". Un'Italia che nasce, a differenza delle altre nazioni europee, ha un'invenzione particolare: "Dante ama una donna che non c'è più e una patria che non c'è ancora. Una patria che-oggi noi lo sappiamo- nasce con lui. L'Italia ha questo di straordinario, rispetto alle altre nazioni. Non è nata dalla politica o dalla guerra. Non da un matrimonio dinastico, non da un trattato diplomatico. E' nata dalla cultura e dalla bellezza. Dai libri e dagli affreschi. E' nata da Dante e dai grandi scrittori venuti dopo di lui: Petrarca, che da piccolo ebbe la fortuna di incontrarlo; Boccaccio, che per primo definì la Commedia 'Divina' e la lesse in pubblico. E' nata da Giotto, che Dante cita nel Purgatorio e che forse incontrò mentre affrescava nella Cappella degli Scrovegni il Giudizio Universale, con i sommersi e i salvati. E l'Italia è nata dagli altri artisti che da Dante furono ispirati nel ritrarre il Bene e il male, Il Paradiso e l'Inferno, la grandezza dell'uomo e l'abisso della sua perversione. Dante non è soltanto il padre delle lingua italiana. Una lingua che si è mantenuta fresca e viva grazie a lui e ai suoi seguaci, anche se per secoli nella vita quotidiana fuori Firenze non l'ha parlato nessuno".

Il libro di Cazzullo ci porta nel vasto mondo di Dante Alighieri con i suoi ventisette capitoli ricchi di personaggi e ambienti, vicende e di fatti a testimoniare il Bene e il Male, attraverso denunce puntuali e rigorose.

Il viaggio di Dante comincia nella primavera del 1300, la data è incerta.

Commovente l'incontro con Virgilio che lo accompagnerà fino la soglia dell'Inferno. Dante è felice di questo incontro. Virgilio è per Dante: "Un uomo vissuto più di milletrecento anni prima, le cui opere però sono vive, tanto più per Dante che lo considera il vertice della poesia di ogni tempo".

Virgilio accetta di accompagnare Dante durante il viaggio, che non sarà rose e fiori: "E' il maestro che soccorre l'allievo, l'età classica che ispira la modernità. Non gli nasconde che il viaggio all'inferno sarà tremendo, tra 'disperate strida" e "antichi spiriti dolenti"; fino a quando non verrà in soccorso un'anima più degna, Beatrice, che lo accompagnerà in Paradiso, sin davanti al volto di Dio".

 

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