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Aboliamo i crediti formativi obbligatori: la denuncia degli Avv.ti Luca Panico e Claudia Testa (Nad)

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Il Codice deontologico forense stabilisce, all' art. 14 (Dovere di competenza), che "L'avvocato, al fine di assicurare la qualità delle prestazioni professionali, non deve accettare incarichi che non sia in grado di svolgere con adeguata competenza."

E', dunque, già sanzionata disciplinarmente la condotta dell' Avvocato che accetti un mandato difensivo senza averne le competenze. Perché dunque prevedere un sistema di crediti formativi obbligatori e di specializzazioni obbligatorie?

Cerchiamo di capire prima di tutto in che situazione generale ci troviamo.

La libera professione non è più libera, o meglio, siamo liberi quando dobbiamo rispondere personalmente dei costi e dei rischi della professione, ma siamo sempre più "eterodiretti" quando si tratta di decidere quando formarci (tot crediti all'anno), che strategia difensiva adottare (mediazione, negoziazione), quali forme di redazione dell'atto scegliere (dal numero di pagine alla modalità telematica), se assicurarci o rispondere col nostro patrimonio (la RC professionale è un requisito di permanenza all' Albo!), se modificare la linea difensiva in corso di causa (l'obbligo del preventivo), quante cause patrocinare all'anno (anche i 5 "affari" all'anno sono un requisito di permanenza, come se 5 sinistri valessero quanto un processo per omicidio), quando essere pagati dallo Stato (difese d'ufficio, gratuito patrocinio, legge Pinto), come essere pagati (pos, fatturazione elettronica) e quanto essere pagati (DM 55/14 ss mm, che, oltre ad avere ridotto la nostra capacità reddituale, l'ha pure affidata ai Magistrati, come se fossero i nostri datori di lavoro). Per non parlare dell'obbligo di versamento di un contributo fisso a Cassa Forense, slegato dal reddito.

Insomma, stanno disciplinando una nuova fattispecie di lavoro atipico, in cui aumentano gli obblighi sanzionati disciplinarmente (pur quando nulla abbiano a che vedere con il decoro della professione), ma, a fronte di tale subordinazione, le tutele non sono quelle tipiche del lavoro dipendente (malattie, infortunio, ferie, orari, mezzi di produzione, pagamenti certi), restando invariato il rischio tipico dell'attività imprenditoriale.

Detto ciò (e dovrebbe bastare per farci scendere tutti e 240 mila in piazza), l' obbligo formativo nasconde anche un'altra problematica: col sistema dei crediti gli Ordini e le associazioni forensi più forti hanno di fatto acquisito un potere enorme (e il potere è sempre uno strumento politico), che si manifesta nella disponibilità di Aule gratuite per organizzare i loro convegni, nella scelta dei temi, dei tempi e dei relatori a fini propagandistici, nel riconoscimento discrezionale dei crediti deontologici.

A tale ultimo proposito ricordo che per la proiezione del film "Un pesce di nome Wanda" furono riconosciuti dal COA ROMA crediti deontologici, mentre ad un mio convegno in materia previdenziale furono riconosciuti solo i crediti ordinari, nonostante fosse presente tra i relatori anche l'ex Presidente di Cassa Forense Avv. Paolo Rosa e nonostante altri Consigli avessero riconosciuto, a quel medesimo programma formativo , crediti in materia obbligatoria. 

In tale potere (politico) viene snaturata la funzione istituzionale degli Ordini, che lo usano per conservarsi. Basti pensare ai loro eventi formativi nei periodi elettorali, o nei giorni in cui si svolgono le operazioni di voto.

E', dunque , necessario abolire tale sistema dei crediti e lasciare a noi la libertà, e la responsabilità, di gestire la nostra formazione, nel rispetto dell'art. 14 del Codice Deontologico. Del resto, una sola ora di udienza vale ben più di un corso formativo e allora perché non dovrebbe valere ai fini dell'accreditamento?

Ecco qui di seguito le riflessioni molto acute e critiche dei Colleghi Luca Panico e Claudia Testa:

"Cosa prevede la legge professionale?

Che gli avvocati siano costantemente aggiornati, prevedendo che l'assolvimento dell'obbligo formativo sia tra i criteri per la valutazione della continuità professionale.

Punto.

In nessun passaggio della legge si rinviene la struttura perversa della raccolta punti né il loro mercimonio clientelare.

Eppure è questo che quell'obbligo è diventato, solo un modo per costruire clientele, per creare visibilità per futuri candidati e per i loro comitati elettorali.

Raramente - assai raramente - i corsi ed i convegni organizzati brillano per la qualità dei relatori, scelti per lo più tra gli stessi organizzatori e tra i loro amici e sodali.

Ancora più raro è vedere pubblicati da qualche parte gli atti di corsi e convegni.

Nessun controllo, poi, viene mai effettuato - almenoal sud - sull'effettività delle presenze, essendo molto in voga la figura dello "strisciatore" multiplo di tesserini, sublimazione dei pianisti parlamentari.

Di fatto, il sistema "creditizio" si risolve in un gran mercato, per le associazioni politiche, che vendono i corsi in un pacchetto "all inclusive" con l'iscrizione e per le società specializzate anche in forme di e-learning.

Peggio dei punti della miralanza, i crediti formativi sono disponibili non solo nei classici convegni, o nelle moderne piattaforme on line, ma anche agli aperitivi formativi, alle crociere formative, alle rappresentazioni teatrali e cinematografiche ...

La medaglia d'oro in materia spetta, come spesso accade, al Foro Romano dove, nel 2017, il Coa deliberavadi riconoscere crediti formativi in deontologia per i colleghi che avessero partecipato alla manifestazione "Noi Professionisti".

Ovviamente ciò non avviene ovunque. Ma il solo fatto che un sistema, per come concepito, consenta simili storture, dovrebbe indurci a riflettere sulla funzionalità e adeguatezza dello stesso rispetto allo scopo che si prefigge.

Quella per il superamento di una formazione legata al sistema dei crediti è una delle battaglie storiche di NAD.

Il sistema dei crediti formativi, oltre ad aver manifestato una evidente inidoneità a certificare alcunché in termini di preparazione, rappresenta un istituto contra legem.

Sotto il primo profilo come possa la mera presenza fisica ad un evento formativo fornire prova dell'apprendimento dei contenuti dello stesso, non è dato sapere. La permanenza in aula, certificata - quando va bene - da firme in entrata e uscita o dalla strisciata elettronica del badge, non può davvero consentire di verificare l'effettività dell'attività di studio e aggiornamento. Un obbligo di aggiornamento tramite acquisizione di crediti che, si badi, viene meno con il raggiungimento dei 25 anni di iscrizione all'albo o dei 60 anni di età. In ossequio al consueto principio secondo cui l'anzianità di servizio, in Avvocatura, garantisce professionalità, preparazione, aggiornamento etc.

Quanto tale previsione sia ridicola e quanto getti discredito sull'intera categoria è così scontato da non meritare nemmeno commenti di sorta."

"La legge professionale n. 247/2012, all'art. 11 comma 3 prevedeva che il Cnf dovesse individuare modalità e condizioni per l'assolvimento dell'obbligo formativo superando l'attuale sistema dei crediti. La previsione è stata completamente disattesa posto che il regolamento del Cnf adottato nel 2014 individua il credito formativo come "unità di misura del carico di studio e impegno necessario per l'assolvimento dell'obbligo di formazione". Il regolamento, dunque, lungi dal superare il sistema dei crediti, si limita a riproporlo, seppure riveduto e corretto. Veste nuova, dunque, ma sostanza inalterata.

È di tutta evidenza, pertanto, come la previsione regolamentare sia illegittima.

Delle due l'una. O il rispetto dell'obbligo formativo viene assolto con serietà ed il suo adempimento verificato tramite serie valutazioni di idoneità periodiche o si consente che il singolo professionista ottemperi al dovere di aggiornamento motu proprio.

È giunta l' ora di mettere la parola fine ad un sistema "formativo" che impone inutile "forma" senza garantire alcunché nella "sostanza".

Occorre mettere al centro l'obiettivo di una formazione effettivamente conseguita indipendentemente da ogni veste formale volta ad appiattire il merito del singolo. Una formazione che pone sullo stesso piano ogni professionista, purché presenzi ad un evento, è una formazione che nulla garantisce.

Coerentemente con la posizione appena espressa ai ​convegni di NAD non si distribuiscono crediti. Ciò determina che il pubblico presente ai nostri eventi sia in sala in quanto realmente interessato ai temi trattati con il risultato, scontato, di una formazione che risulterà sì davvero efficace ed effettiva. NAD si batterà ad ogni livello perché il mercato dei crediti possa presto avere fine e perché gli avvocati possano godere di un sistema formativo moderno, efficace e che offra precise garanzie di serietà."

* Luca Panico e Claudia Testa sono dirigenti nazionali di Nuova Avvocatura Democratica

 

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