Rosaria Elefante, socio fondatore Presidente Nazionale di Nuova Avvocatura Democratica, ha assunto l'interim della Segreteria Nazionale in seguito alle dimissioni di Salvatore Lucignano.
Laureata giovanissima in giurisprudenza, dottore di ricerca, è stata docente a contratto di Diritto Civile alla Federico II di Napoli. Ha pubblicato numerosi articoli e saggi ed è membro del "seminario permanente di confronto sullo stato vegetativo e di minima coscienza" presso il Ministero della salute e della European Task force in Vegetative State.
Civilista, da 20 anni si occupa prevalentemente di diritto internazionale d'autore. Fin qui una sintesi del suo prestigioso curriculum, ma noi l'abbiamo conosciuta soprattutto come una giurista appassionata dei temi dell'avvocatura, soprattutto di base. Come una combattente, disposta a rinunciare ad una parte dei propri impegni in studio e a lavorare anche la notte, per potersi dedicare, insieme agli altri colleghi, ad una lotta comune. Uno spirito libero, insomma, che l'ha portata a partecipare a tutti i momenti importanti che in questi anni sono stati lanciati dall'Associazione in seno alla quale da tempo riveste la carica di presidente nazionale.
Ed è proprio a Rosaria Elefante che abbiamo chiesto di rispondere e replicare all'intervista concessa ieri a Salvatore Lucignano, ponendole alcune domande.
D-L'espulsione di un fondatore e di una figura di primo piano nell'associazione come Salvatore Lucignano è una decisione forte. Quali le ragioni che vi hanno condotto a questa scelta?
R-Le ragioni sono molteplici e tutte di carattere politico. Sgombriamo il campo da un equivoco di fondo. In questa vicenda il turpiloquio c'entra poco o nulla. O meglio, c'entra in quanto strumento di un disegno politico più ampio.
Tutto inizia in estate, all'esito delle elezioni per i delegati congressuali che vedevano Lucignano - e con lui l'associazione – pesantemente sconfitti.
Salvatore Lucignano, in quel momento segretario nazionale di Nad, senza discuterne con il direttivo, pochi minuti dopo il voto, si dimetteva da segretario e dirigente con un breve comunicato a mezzo social. Le sue dimissioni avvenivano ad urne aperte. Nei giorni successivi, infatti, si sarebbero tenute le elezioni nei fori di Torre Annunziata, Nola, Livorno e Reggio Calabria, dove Nad era presente con i propri candidati.
Una scelta, dunque, quella di Lucignano, rispondente unicamente al proprio bisogno ingovernabile di primeggiare. Anche nella sconfitta doveva calcare il palco. Avere la scena. La sua scelta ha di fatto obbligato altri a restare al proprio posto per non lasciare l'associazione priva di guida in un momento tanto delicato.
Nelle ore successive Lucignano dichiarava urbi et orbi che si sarebbe dedicato ad altro, che avrebbe abbandonato la politica forense. Almeno per qualche anno. In realtà, il suo esilio volontario non durava che poche ore e, praticamente da subito, Lucignano tentava di dettare la linea politica dell'associazione, pretendendo di imporre una serie di diktat tra cui, in primis, la richiesta di epurazione del Consigliere Coa Giuseppe Scarpa, reo a suo dire di essere il principale responsabile della sconfitta di Nad alle elezioni congressuali. Risibile è l'accusa dell'ex socio Lucignano quando proclama una contiguità sospetta, a suo dire, di NAD con l'attuale COA di Napoli. Basti ricordare, è storia, che proprio su indirizzo politico dell'allora segretario nazionale Lucignano, fu sostenuta l'entrata di NAD nell'ufficio di presidenza. È quindi evidente che siamo di fronte ad un caso di tentativo di vendetta personale per il presunto complotto di luglio, ammantato da false motivazioni politiche.
Denigrava iniziative storiche portate avanti da Nad, come Nadintacchi, luogo di ritrovo e formazione politica riservato alla componente femminile dell'associazione descrivendo le partecipanti come un gruppo di pettegole dedite al chiacchiericcio, dimentico che le naddine costituiscono uno dei pilastri associativi. Iniziava inoltre, anche in vista della prossima campagna COA, a cercare interlocuzioni con esponenti di altre associazioni, senza alcun mandato né alcuna forma di coordinamento con il direttivo, ma in nome di una investitura da "leader di fatto" che pretendeva il Direttivo gli dovesse riconoscere.
Il Direttivo ha tentato in più occasioni, anche tramite singoli componenti, una interlocuzione con Lucignano per riportarlo alla ragione tenendo fermo, tuttavia, il principio che nessuna imposizione sarebbe stata tollerata da parte sua.
In Nad non esistono figli di un Dio maggiore. Neppure Salvatore Lucignano.
Lucignano reagiva delegittimando il Direttivo, sia con messaggi denigratori all'interno dei gruppi associativi, sia con accuse di vario genere, non da ultima quella di essersi venduto non si sa bene a chi, diffuse utilizzando il proprio profilo e, dunque, visibili anche all'esterno della compagine associativa. Del resto, lo stesso Lucignano, nelle dichiarazioni delle ultime ore e pure nell'intervista a Voi resa, lo conferma, vantandosene.
R-Salvatore Lucignano descrive la seduta di lunedì 15 ottobre come una sorta di imboscata tesa ai suoi danni dal Direttivo. Come è andata?
R-Il Direttivo, sui presupposti che già ho descritto, decideva, in applicazione dell'art. 7 dello Statuto, di intraprendere un'azione disciplinare nei confronti di Lucignano, convocandolo a tale scopo per il 15 ottobre u.s. La convocazione avveniva tramite pec che riportava, ovviamente, capo di incolpazione e l'informativa circa l'apertura del procedimento disciplinare. Nessuna imboscata, dunque. Il socio Lucignano conosceva esattamente la natura e il contenuto che quella seduta avrebbe avuto.
D-Lucignano però sostiene di aver tentato una composizione della crisi, proprio quella sera.
R-Lucignano si presentò lunedì, davanti al Direttivo, con l'ennesimo diktat, contenente – fra l'altro – il suo rientro in direttivo. Al rifiuto del Direttivo, invitato ad esporre le proprie osservazioni e difese circa il capo di incolpazione, come da lui stesso dichiarato, rifiutava e si allontanava sostenendo di non riconoscere in alcun modo l'autorità del Direttivo. Il Direttivo, a quel punto, all'unanimità dei presenti, decideva per l'espulsione.
D-Una decisione presa all'unanimità, dunque? Una spaccatura insanabile?
R-Una decisione presa all'unanimità. Senza spaccature. Una decisione assunta certo non con il sorriso. Non senza sofferenza. Non alla leggera. Ma inevitabile, per il bene di Nad.
La frattura è insanabile perché al NOI che ha sempre caratterizzato l'agire di Nad, Salvatore Lucignano ha, negli ultimi mesi, anteposto un IO sempre più ingombrante e arrogante. Un IO che traspare anche dalla semplice lettura delle sue recenti dichiarazioni. Mai una riflessione collettiva, mai una valutazione d'insieme. Solo Io,Io,Io…. Nad non è questo. E' molto di più.
D-Salvatore Lucignano ha dato vita ad un nuovo gruppo, a cui si sarebbero già iscritti molti dei soci Nad, dimessisi nelle ore successive all'espulsione.
R-Lucignano, poche ore dopo l'espulsione, dava vita, insieme ad altri ex soci, ad un nuovo gruppo. La nascita dello stesso a poche ore dall'espulsione è di per sé indicativa delle sue intenzioni.
Sono molti i soci che Lucignano sta contattando in privato chiedendo di lasciare l'associazione e confluire nel nuovo gruppo. Confidiamo che i soci, specialmente quelli più lontani dalle dinamiche associative, vogliano approfondire la vicenda prima di prendere qualsiasi decisione che, ovviamente, va assunta in assoluta libertà.
D-Un messaggio per Salvatore Lucignano?
R-Un augurio per la sua nuova avventura e l'auspicio che possa smettere di pensare a noi e al suo passato per concentrarsi maggiormente sul suo presente.
Fin qui Rosaria Elefante che, come detto in apertura, oltre alla carica di presidente nazionale dell'associazione, ha assunto ad interim quella di segretario.
Le strade, dunque, sembrano essersi definitivamente separate. Da un lato Nad, con il suo gruppo dirigente che sembra al momento compatto, e dall'altro Salvatore Lucignano che ha già annunciato nell'intervista a noi concessa la nascita di un nuovo soggetto politico dell'avvocatura italiana, Arde, nell'ambito del quale, aldilà di un fatto nominalistico, proprio Lucignano sembra destinato ad assumere la leadership.
Le possibilità di una ricucitura, più che ridotte al lumicino, sembrano essere nulle, quantunque, come si ricava dall'intervista appena riportata a Rosaria Elefante, grande sia l'amarezza per una separazione che forse era già iscritta nell'ordine delle cose.
Aldilà di questo, rimane un capitolo sicuramente importante per l'avvocatura italiana, ed in particolare quella di base. Un capitolo che è stato scritto, insieme, da Salvatore Lucignano e dalla sua ex associazione, con il suo attuale gruppo dirigente. Un capitolo in cui l'associazione nel suo insieme è riuscita a rivendicare spazi ed opportunità, a porre sul tappeto, con azioni significativamente eclatanti, alcuni grandi temi che, con il tempo, sono stati a poco a poco assunti, nella consapevolezza prima ancora che nelle decisioni che al momento mancano, da frammenti significativi delle istituzioni forensi.
Per questo, concludendo questo capitolo certamente doloroso come tutte le separazioni, non possiamo non auspicare che, per quanto le storie siano divise, e aldilà degli animi ancora turbati di questi giorni, il tempo possa ripristinare quel clima di rispetto che è necessario per condurre fatte salve le diversità una battaglia comune. Se così non sarà, avranno perso tutti, e molti altri insieme a loro.