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"Il no al terzo mandato vale per tutti". Lucignano (ARDE): "Ora tocca a Cnf, Mascherin ineleggibile, si faccia da parte"

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Lo abbiamo appreso ieri, non può essere eletto consigliere degli ordini circondariali forensi chi ha già svolto due mandati consecutivi, anche se questi risalgono anche se in misura limitata, parziale, per una sola frazione al periodo precedente la riforma del 2017. Così ha stabilito la Corte di cassazione a sezioni unite con la sentenza 32781/2018 depositata ieri l'altro. Una sentenza dalle conseguenze pari a quelle di un sisma. Siamo infatti in campagna elettorale - tra qualche settimana molti organismi conosceranno la loro naturale scadenza - con alcuni avvocati che avevano annunciato le proprie candidature confidando, ancora, sull'interpretazione che di una norma adesso correttamente interpretata dalle sezioni unite, avevano fatto gli organismi di vertice dell'avvocatura. 

Naturalmente, le reazioni sono state numerose e, soprattutto da parte dell'associazionismo di base, improntate ad una soddisfazione per i principi espressi dalle sezioni unite che potrebbero preludere ad un seppur parziale rinnovamento nella composizione degli organi territoriali. 

Oggi abbiamo sentito, in proposito, l'avvocato Salvatore Lucignano,  leader di ARDE, al quale abbiamo posto alcune domande. 

 R. Salvatore, sei da anni in prima linea nelle battaglie per il rinnovamento delle rappresentanze forensi. Sei stato un pioniere di queste tematiche, con proteste ed analisi ed inziative anche clamorose. Prima il famigerato "SOVIETICHELLUM", a cui hai dato un nome indelebile, ora anche il "terzo mandato", ti danno ragione su tutta la linea. Dacci un primo commento su questo dato. S. La sentenza a Sezioni Unite n. 32781 emessa dalla Suprema Corte di Cassazione e resa pubblica ieri rappresenta una svolta storica per l'avvocatura italiana. Se con la Legge n. 113/2017 non si erano accolte in pieno le mie osservazioni, perché ancora sto lavorando per far introdurre nella norma elettorale relativa ai Consigli dell'Ordine il quoziente di lista ed il fattore proporzionale, con la pronuncia di ieri si è invece praticamente ricalcato pedissequamente quanto da me esposto in questi anni, prima con riferimento all'art. 28 della Legge professionale Forense e poi in relazione all'art. 3, commi 3 e 4 della Legge Falanga. E' una grande soddisfazione, non solo sul piano politico, ma anche professionale e personale.
R. Durante gli ultimi anni hai più volte indicato i passaggi logici enunciati dalla sentenza che ieri ha sconvolto la politica forense italiana. Come ti spieghi che dinanzi alle tue denunce, peraltro particolareggiate, non vi sia stata un'opera di preventiva autotutela da parte dell'Ordine Forense?
S. La volontà di mantenere al potere la vecchia classe dirigente per un periodo di tempo più lungo possibile fa riferimento ad un'esigenza che non ha trovato molti avversari all'interno dell'avvocatura italiana. Per schierarsi contro un sistema così potente occorreva grande fiducia nelle proprie certezze giuridiche ed un coraggio, personale e politico, che purtroppo non è facile riscontrare all'interno della classe forense. Le mie denunce erano note a tutti, ma a pochi faceva comodo dire che il solito Lucignano aveva ragione. Ciò nondimeno, io ero certo di avere ragione e i documenti pubblicati in questi anni testimoniano che la sentenza n. 32781/2018 era stata in pratica da me "già scritta". Ancora una volta sono costretto a ripetere un concetto che di recente mi è toccato usare spesso: quando la verità non la si vuole vedere, nemmeno quando la si ha davanti agli occhi, è segno che non si vuole essere un buon giudice.
R. Come inciderà la sentenza di cui stiamo parlando sulle prossime elezioni per il rinnovo dei Consigli dell'Ordine?
S. C'è un aspetto inconfutabile, che riguarda il principio espresso dalla Suprema Corte, ma vi sono anche elementi giuridici secondari, per quanto connessi con la pronuncia, che in queste ore sto attentamente valutando. Sicuramente i candidati che dovessero autocertificare l'inesistenza di cause ostative alla propria elezione rischiano di commettere un illecito ed altrettanto rischiano quelle commissioni elettorali che dovessero proclamare candidati eletti, nonostante la loro ineleggibilità, ai sensi dell'art. 3 della L. n. 113/2017. Sto lavorando perché si faccia chiarezza, ad ogni livello.
R. Cosa intendi per "chiarezza ad ogni livello?" Anche tu ritieni che la sentenza di ieri tocchi anche il Consiglio Nazionale Forense, oltre che i Consigli Circondariali?
S. E' un dato di solare evidenza. L'art. 34 comma 3 della L. n. 247/2012 impedisce la ricandidatura, o meglio, la riconferma, del Consigliere nazionale che abbia già svolto due mandati all'interno di un distretto di Corte d'Appello. Alla luce della pronuncia che stiamo commentando non vi è alcun dubbio che la posizione di molti componenti dell'attuale CNF che ambiscono ad una ulteriore conferma, a partire da Andrea Mascherin, sia incompatibile con una riconferma a quell'incarico. E' una situazione per certi versi drammatica, perché getta le istituzioni forensi nel caos, nell'ennesima vicenda in cui abbiamo dovuto attendere che i magistrati ci spiegassero norme di facile interpretazione, che un giurista avrebbe dovuto correttamente applicare senza nessuno sforzo.
R. Credi dunque che il Presidente Andrea Mascherin rinunci a presentare la propria candidatura, alla luce di quanto sta accadendo in queste ore?
S. Conoscendo il modus operandi di Mascherin tenderei ad escluderlo. Si tratta di un uomo che ha fatto del potere e dell'affermazione personale la cifra di tutto il suo mandato presidenziale in seno al CNF. Di certo ARDE, il movimento che guido, si sta già attivando affinché in Parlamento e presso il Ministero della Giustizia venga recepita la situazione e si intervenga per impedire che il reiterarsi della presenza dei Consiglieri Nazionali non in regola con la Legge Professionale Forense possa inquinare irrimediabilmente l'azione del massimo Organismo rappresentativo dell'avvocatura italiana. In questo frangente occorrerebbe moderazione, umiltà, dignità e forte senso delle istituzioni, per salvare ciò che resta del buon nome dell'avvocatura italiana, ma dispero che i nostri rappresentanti istituzionali possano improvvisamente invertire la rotta e dar prova di doti che in questi anni sono state assenti ingiustificate nella loro azione politica.


R. Cartelli, proteste, digiuni, notti in bianco in Tribunale e sotto la sede della Cassa Forense, scritti e documenti tanto particolareggiati, in alcuni casi, quanto sarcastici e urticanti, in altri. E poi ancora, autodenunce, sfide alle istituzioni forensi che hai sempre portato avanti in prima persona, pagandone il prezzo sulla tua pelle. Non si può certo dire che tu sia un avvocato che desiste facilmente…
S. Amo quello che faccio. Senza una dose di follia e di rischio personale non avrei mai potuto sfidare un sistema tanto pervicace e cruento nella difesa delle sue posizioni di privilegio, ma oggi ciò che mi preoccupa è il destino dell'avvocatura italiana, falcidiata dalla crisi economica, resa ancora più aspra dall'inettitudine delle nostre istituzioni forensi. Tutti gli avvocati sono stati abbandonati al proprio destino, ma soprattutto i giovani, le donne e i colleghi del sud, sono stati costantemente svenduti dal Consiglio Nazionale Forense e dalla Cassa Forense, per mantenere in piedi un sistema che non ha offerto nulla agli avvocati, se non a quelli che facevano parte delle istituzioni o della galassia che orbita e pascola attorno alle utilità, dirette e mediate, che possono fornire le cariche istituzionali.
R. "A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina", è diventata una frase che fotografa quanto molte volte accade, anche se non è bello che accada. Escludi che il Parlamento o il Ministro Bonafede possano legiferare d'urgenza, per "soccorrere" il sistema colpito dalla Sent. n. 32781/18?
S. Le mie fonti mi dicono che Mascherin si stia già muovendo in tal senso. Conosco l'uomo, immagino che per lui il potere sia una sorta di ragione di vita. Non accetterà facilmente di vedersi destituito dalla nostra giustizia e da principi di alternanza e legalità. ARDE ed il sottoscritto combatteranno con tutte le loro forze affinché il male non prevalga e gli avvocati italiani possano guardare al futuro con rinnovata speranza e fiducia, finalmente liberi da una classe dirigente che sta inanellando una mostruosa ed indecorosa serie di figuracce, una dietro l'altra.
R. A cosa ti riferisci in particolare?
S. La Legge Professionale Forense partorita da Guido Alpa e dai suoi discepoli è ormai un colabrodo. Praticamente tutta l'attività regolamentare del Consiglio Nazionale Forense è stata dichiarata illegittima o è sub judice. E' chiaro a tutti, soprattutto alla politica, come l'Ordine Forense in questi anni abbia pensato soprattutto a difendere i suoi maggiorenti dal possibile ricambio generazionale, piuttosto che dedicarsi allo sviluppo e alla cura dei mali dell'avvocatura e della giustizia italiana. I dati in nostro possesso fanno spavento: i giovani guadagnano la metà degli anziani, gli avvocati del sud guadagnano circa il 35% in meno della media reddituale nazionale, le donne arrivano a guadagnare anche il 70% in meno degli uomini, diventando "indipendenti", se così si può dire, alla "tenera" età di 55, 60 anni. Sono i numeri di un disastro, di una professione devastata dall'imperizia di chi non ha saputo governarla. E' evidente che agli avvocati italiani serva una nuova classe dirigente, o la nostra professione ed il nostro Ordine rischiano seriamente di sparire.
R. Salvatore, in conclusione, come vedi il 2019 per l'avvocatura italiana? Questa sentenza ti dà ottimismo?
S. Sono abituato a costruirmi l'ottimismo mediante le lotte che conduco. Posso garantire ai miei colleghi che ARDE sarà in campo e che io sarò in campo, come sempre, schierato con tutti gli avvocati, ma soprattutto con i più deboli, con chi non ha voce, con chi ha bisogno di essere difeso. La mia vita è dedicata alla lotta per il benessere dei miei colleghi ed è una causa che mi riempie di orgoglio e felicità. Sotto questo aspetto, finché potrò combattere, sarò sempre ottimista. Evviva l'avvocatura italiana libera, evviva l'avvocatura vera, augurandomi che il 2019 porti a tutti i colleghi prosperità e fervore intellettuale: ne abbiamo un disperato bisogno.

 

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