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Lui era Mihai Enache, 29 anni, nato in Moldavia ma residente in Italia, a Mestre, e la sua chitarra non potrà più suonarla, è morto in un cassonetto mentre cercava abitini usati da regalare alla propria bambina, che stava per raggiungerlo insieme alla moglie.
Mihai era una bella persona, era arrivato in Italia trovando un onesto lavoro nei cantieri portuali. Ma saltuario, il salario non bastava a comprar qualcosa da regalare alla piccola. Un abitino, ad esempio. Così, di notte, Mihai si è avvicinato a un cassonetto. Ha provato ad entrare, non è riuscito. Ha riprovato, è rimasto stritolato nel meccanismo per depositare i vestiti. Ieri dietro quel cassonetto di via Spalti, i suoi amici hanno depositato fiori e lumini per ricordare Mihai, morto di povertà.
Questa storia mi ha sconvolto. Siamo l'ottavo paese al mondo a produrre armamenti. Miliardi di euro, ne basterebbe una minima parte per dire addio a povertà e fame. Ci sono buone proposte che giacciono in parlamento a far la muffa e potrebbero aiutare almeno a sopravvivere chi non riesce più a farcela, italiano o straniero che sia, che non importa. Ma chi ha il potere nemmeno ci pensa e poi dobbiamo far i conti con tragedie come questa, e capire di avere toccato il fondo, di essere diventati il peggio di ogni altra specie vivente. Un appello alle istituzioni, aiutate almeno il resto di questa famiglia, salvateli dall'abbandono. RIP Mihai, continua a suonare lassù ❤
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