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La nascita di una Parrocchia Al tempo della Grande Guerra e della Spagnola

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 E' fresco di stampa un interessante libro di don Pasquale Buscemi, "Da cento anni Casa di Dio tra gli Uomini. La Parrocchia Anime SS. del Purgatorio. Ieri e Oggi", Euno Edizioni.

La Parrocchia, in questione, si trova a Niscemi, nella parte Orientale della Sicilia. E don Pasquale, meglio noto come "don Lillo", è il presbitero della parrocchia, a cui è affidato il governo della Comunità ecclesiale. Ma don Lillo è anche un teologo che ha all'attivo numerosi testi sui fratelli Sturzo, Mario e Luigi. E non solo.

"Una comunità ecclesiale è come un albero piantato che deve dare i suoi frutti e che deve avere vive e profonde le sue radici, le quali assicurano vitalità al tutto: la memoria storica sono le radici della comunità, poiché ci aiutano a conoscere uomini, donne, eventi e avvenimenti che lo Spirito ha suscitato per essa, per la sua edificazione e per lo svolgimento della sua missione nella storia", (pag. 7).

E nella struttura del testo, di cui ci stiamo occupando, queste premesse sono state, approfondite con l'occhio del teologo, dello storico, del narratore. E sapientemente presentate con un linguaggio semplice e fluido.

Don Lillo Buscemi ci consegna un libro che si occupa dei mille risvolti e delle varie fasi dell'edificazione di una Parrocchia: dalla Chiesa alla Comunità; dalla nascita al compimento; dai lasciti di fedeli, in denaro, terreni, case, alcune acquistate affinchè nei vari quartieri della Parrocchia si potessero tenere lezioni di catechesi per i più piccoli; dei vari parroci che si sono succeduti alla guida della Comunità.

 Ma don Lillo tiene conto, anche, della necessità di "rendere più efficacela comunicazione del Vangelo, la trasmissione e la celebrazione della fede, la testimonianza della carità, il servizio alla persona, alla famiglia e alla società. […] In questo senso le criticità del modello tradizionale di parrocchia, come la crisi di identità degli operatori pastorali e delle comunità cristiane, non si devono intendere come la conseguenza di strategie pastorali fallimentari da cambiare, ma come un'occasione provvidenziale, un segno dei tempi, per un ascolto più attento e una risposta fedele a ciò che lo Spirito chiede, nel tempo di volta in volta presente, alla sua Chiesa", (pag.9).

Il Vescovo della diocesi di Piazza Armerina, il 14 ottobre 1919, con un apposito decreto, autorizza l'erezione di due nuove parrocchie a Niscemi: San Giuseppe e Anime Sante del Purgatorio che, dal primo decennio del secolo scorso, fungevano già da succursale dell'unica Parrocchia esistente, quella della Chiesa Madre.

Ma sono proprio gli anni 1918 e 1919 i più difficili della storia, non solo di Niscemi, ma del mondo intero.

La Prima Guerra Mondiale, 1915-1918, definita da PapaBenedetto XV, "l'inutile strage", con i suoi oltre 20 milioni si morti, e la "Spagnola", la pandemia che ha provocato, tra il 1918 e il 1919, oltre 100 milioni di morti: uno su tre della popolazione mondiale!

La notizia si diffuse, soprattutto dopo la fine della guerra, novembre 1918, in un baleno.

I parroci non mancarono di informare i loro vescovi delle drammatiche situazioni che si erano venute a creare.

A Niscemi fu il vicario foraneo ad informare il Vescovo sull'inizio della situazione catastrofica che si andava configurando: "Qui si è sviluppata una grande epidemia detta: malattia spagnuola: è una specie di influenza, che degenera facilmente in mortale e polmonite: è assai contagiosa. L'autorità, sta facendo disinfettare tutti i luoghi pubblici sino alle piccole botteghe: questa mattina hanno disinfettato la Madrice". 

 Ma, grazie agli archivi della parrocchia Anime Sante del Purgatorio e a quello Storico Diocesano di Piazza Armerina, l'Autore, citando lettere del canonico Pietro Valora, ci informa che non furono pochi i don Abbondio, ecclesiastici e laici, che scomparvero dalla circolazione lasciando il povero Canonico solo a gestire l'ingestibile.

Scrive il Valora al vescovo Mario Sturzo: "Ora che il male è cessato del tutto si incominciano a sentire le prodezza di questo e di quell'altro, come sentiremo i grandi atti di valore di tanti eroi imboscati quando sarà conchiusa la pace: oh quanti patrioti, oh quanti eroi! Ho dovuto favorire l'unico notaio e mi sono messo a far testamenti a bizzeffe. Il notaio Masaracchio si spacciava per febbricitante e li mandava tutti da me, questa mi è sembrata comica, ma li ho fatti e li conservo, e ne sono anche contento […]Quante camicie sudavo ogni giorno! Arrivai a cambiarmi fino quattro e cinque volte", (pag.77).

Ma accanto a queste figure, sicuramente discutibile per le funzioni che avrebbero dovuto svolgere, troviamo persone che hanno avuto comportamenti virtuosi. Due tra tutti, oltre al canonico Pietro Valora, il dott. Salvatore Ragusa, morto il 24 settembre 1918 dopo aver contratto la pandemia da qualche suo paziente, e la signorina Teresina Le Moli, presidente dell'Unione delle Donne Cattoliche che si adoperò moltissimo per cercare un ricovero per persone malate e indigenti. In seguito, negli anni trenta, sarà presidente della"Casa di ospitalità G. Giugno-Sacro Cuore di Gesù".

Dopo la fine della "Grande Guerra", i reduci rientrati in Paese trovarono miseria e pandemia. Ci furono persone che si adoperarono affinchè si riuscisse a far fronte all'immediato.

I fratelli mario e Luigi Sturzo, fin dal'inizio del secolo scorso, puntarono molto nell'organizzare, e non solo nel calatino e nei territori limitrofi, le Casse agrarie sulla spinta di quel rinnovamento sociale voluto del papa Leone XIII e della sua enciclica "Rerum Novarum".

Ma l'inizio degli Anni Venti del secolo scorso, la chiesa si prodigò molto per la nascita e l'affermarsi del Partito Popolare di don Luigi, poi divenuta Democrazia Cristiana.

Anche Niscemi ebbe la sua "Cassa agraria Maria SS. del Bosco" che si prodigò nell'aiutare fasce della popolazione in gravissime difficoltà economiche. Alla fine dovette chiudere i battenti per motivi non molto chiari, seguendo le esperienze fallimentari delle altre "Casse agrarie", cooperative, consorzi … organizzati in Sicilia e quasi mai decollati. Ma questo è un altro discorso.

 

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