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La Chiesa Cattolica in ebollizione

rizzo

"L'uomo è diventato avido e vorace. Avere, riempirsi di cose pare a tanti il senso della vita. Un'insaziabile ingordigia attraversa la storia umana, fino ai paradossi di oggi, quando pochi banchettano lautamente e troppi non hanno pane per vivere".

"Betlemme è la svolta per cambiare il corso della storia.

"La strada, anche oggi, è in salita: va superata la vetta dell'egoismo, non bisogna scivolare nei burroni della mondanità e del consumismo. Voglio arrivare a Betlemme, Signore, perché è lì che mi attendi. E accorgermi che Tu, deposto in una mangiatoia, sei il pane della mia vita. Ho bisogno della fragranza tenera del tuo amore per essere, a mia volta, pane spezzato per il mondo".

Sono questi due, tra i tanti, passaggi che abbiamo ascoltato durante l'omelia del Papa durante la messa della Notte di Natale.

Due passaggi che ci riportano a tanti altri richiami che papa Francesco non si stanca mai di ripetere per portare nelle pratiche quotidiane della Chiesa cattolica, e non solo in essa, affinchè l'umanesimo smarrito negli abbagli delle allucinazioni di questi ultimi anni, che hanno trasformato quei principi della fraternità, della condivisione, della carità in "optional" del nuovo credente impaurito e frastornato davanti ai pericoli percepiti, tutt'altro che reali.

In un articolo apparso su "Famiglia Cristiana" il 24 ottobre 2018, Antonino Sanfrancesco, riferisce su un incontro di Papa Francesco con giovani e anziani, quasi esortando una "santa alleanza" generazionale. Incontro dovuto alla pubblicazione del libro, "La saggezza del tempo", Marsilio editore, curato da padre Antonino Spadaro, direttore de "La Civiltà Cattolica, e che raccoglie 25° interviste ad anziani di più di 30 Paesi.

Moltissime le domande di giovani e anziani che toccano i temi molto cari a Papa Francesco.

E puntuali le risposte:

«I giovani sappiano come cominciano i populismi: seminando odio. Che i giovani conoscano questo perché non cadano nello stesso errore. Capire come cresce un populismo, ad esempio quello di Hitler nel 1922 e 1923». Ma «non si può vivere seminando odio, anche se seminare odio è facile: si comincia anche con le chiacchiere, in famiglia, nel quartiere, nel luogo di lavoro».

«Penso ad Hitler nel secolo scorso, che aveva promesso lo sviluppo della Germania», dice sollecitato da una domanda riguardo alla «durezza» percepita oggi nei confronti dei rifugiati. «Oggi», spiega il Papa, «c' è la terza guerra mondiale a pezzetti. Guardate i posti di conflitto: mancanza di umanità, aggressione, odio, fra culture, fra tribù… anche la religione deformata per poter odiare meglio. La terza guerra mondiale è in corso, credo di non esagerare in questo. Mi viene in mente questa profezia di Einstein: la quarta guerra mondiale sarà fatta con le pietre e i bastoni perché la terza distruggerà tutto. Seminare odio è un cammino di distruzione, di suicidio. Questo si può coprire con tanti motivi, quel ragazzo del secolo scorso nel 1922 (Hitler, ndr) lo copriva con la purezza della razza…».

Questi cinque anni di Pontificato di Papa Bergoglio hanno rappresentato una svolta nella direzione di una Chiesa aperta, pronta a dialogare don tutte le Religioni del mondo perché, non si stanca mai di ripeterlo con grande fermezza.

"Dio è unico. Non esiste una pluralità divina o se volete la pluralità divina è una ricchezza spirituale dell'umanità ma si rapporta all'unicità di Dio", come scrive Eugenio Scalfari, che si onora dell'amicizia con Papa Francesco per i diversi incontri privati avuti, su "la Repubblica" di domenica scorsa.

Con Papa Bergoglio la Chiesa ha cominciato a respirare, a pieni polmoni, l'aria del Concilio Vaticani II°.

Ma con la speranza, non sono mancati, e non mancano, i sospetti, le trame, i conciliaboli per tenere sotto controllo ogni apertura.

Ora tocca al laicato, non solo cattolico, di fare la propria parte. La storia recente ci viene incontro per comprendere insegnamenti affinchè certi errori del passato non si abbiano a ripetere.

Dopo la "Breccia di Porta Pia", 20 settembre 1870, Pio IX, con la perdita del potere temporale, scatenò "una guerra" contro il governo italiano e usò l'arma della scomunica per tenere a bada i cattolici desiderosi di partecipare alla vita politica del Paese.

Si è dovuto attendere Papa Leone XIII a risolvere buonissima parte dei problemi di coscienza degli Italiani.

La pubblicazione dell'enciclica "Rerum Novarum" il 15 maggio 1891.

Un'enciclica che rappresenta la "summa del lavoro" per i cattolici permetteva di essere buoni cristiani e buoni italiani: contemporaneamente!

Un'enciclica che arriva in un mondo di grandi fermenti politici, sociali e culturali e "… che ebbe un successo strepitoso e suscitò ovunque l'interessata ammirazione di chi sentiva che veniva finalmente offerta la possibilità di giungere alla soluzione di tanti problemi; le masse lavoratrici si resero conto che avevano ormai trovato nella Chiesa una potente e disinteressata alleata e nel Papa un difensore strenuo dei loro diritti troppe volte ingiustamente calpestati". 

Un'enciclica che trovò terreno fertile in quanto da qualche decennio c'erano dei preti, pensiamo a don Mario e don Luigi Sturzo, che già operavano nel campo del lavoro creando le "La casse rurali" per sottrarre all'usura delle banche e degli strozzini i mezzadri e i contadini.
In Sicilia nel 1891 nascevano "I fasci dei lavoratori" con le prime Camere del lavoro e a Milano la prima Camera dei lavoratori.
Poi arrivarono Pio XI e Pio XII. E il fascismo.
Don Sturzo fu sacrificato sull'altare dei futuri "Patti lateranensi". Le Camere del lavoro furono devastate, i sindacalisti incarcerati.
Il 18 aprile le elezioni politiche, tenutisi con la n uova Costituzione Repubblicana, entrata in vigore l'1 gennaio dello stesso anno, sanziona la vittoria della Democrazia Cristiana e il cattolicissimo Alcide De Gasperi forma il primo governo, coinvolgendo i tre partiti laici Partito Liberale, Partito Socialdemocratico e Partico Repubblicano, anche se avrebbe potuto dare vita ad un governo monocolore.
Questa scelta gli procurò l'ira di Papa Pio XII.
Poi arrivò papa Giovanni XXIII. Il "papa Buono", il "Seminatore di speranze".
E il 10 ottobre 1962 apriva il Concilio Vaticano II° voluto, tenacemente.
Un Concilio che aveva creato moltissime speranze in quanti, e non erano pochi, avevano desiderato da tempo, da molto tempo, che la chiesa cattolica finalmente procedesse a quel rinnovamento che avrebbe dovuto permettere una "ri-cristianizzazione" al suo interno dando voce e spazio alle comunità di base che erano fiorite molto tempo prima. Un rinnovamento che un papa dello spessore di Giovanni XXIII° aveva saputo cogliere spargendo semi all'interno della "realtà ecclesiale" dedita alla gestione di un potere che rincorreva ed attuava da millenni.
Il cardinale Siri, all'epoca cardinale a Genova e presidente del Santo Uffizio, amava ripetere: ci vorranno "Cinquant'anni per rimette a posto il guaio che Roncalli ha combinato…"!

Siri non è stato un buon profeta se ora è arrivato Papa Francesco, anche egli "gran seminatore", anche e esistono delle lobby che quotidianamente gli fanno la guerra. 

 

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