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Giorni di dicembre, giorni di consegna delle toghe d'oro in tutti i Fori.
L'anno scorso i nostri riflettori erano puntati su Torino, quest'anno passiamo al Tribunale più a Sud, Ragusa, culla di antiche civiltà, capitale del Barocco, terra di prelibatezze gastronomiche resa celebre in tutto il mondo dal commissario Montalbano ma anche da intellettuali ed artisti come Quasimodo, Bufalino, Fiume, Guccione e tanti altri.
Qui tre giorni fa l'ultimo insignito della toga d'oro è stato Saverio La Grua, penalista vittoriese, 50 anni di professione, ancora oggi brillantemente svolta, e un pallino per la politica. Uomo storicamente collocato a Destra, è stato anche parlamentare della Repubblica.
Una cerimonia sobria, ma al tempo stesso di grandi emozioni, alla presenza del presidente del consiglio dell'Ordine degli avvocati di Ragusa Giorgio Assenza, del procuratore capo della Repubblica Fabio D'Anna e del procuratore emerito Agostino Fera, dell'ex presidente del Tribunale Salvatore Barracca e di molti altri intervenuti, nel corso della quale sono stati ricordati altri illustri Colleghi insigniti dello stesso prestigioso riconoscimento, ma anche raccontata, soprattutto dagli avvocati Michele Sbezzi, attuale presidente della Camera penale iblea, e Bartolo Iacono, l'intensa vita professionale dell'avvocato Saverio La Grua, compresi alcuni aneddoti, narrati dal Presidente Barracca.
Come quando, rispondendo all'interrogativo postogli da un mago suo assistito circa il prevedibile esito del processo che lo vedeva coinvolto, lo guardò negli occhi e gli rispose: "Lo chiede a me? Ma il mago è lei!". O come quando, trovandosi a difendere un cliente che sembrava uscito da un manuale di Lombroso, rivolgendosi alla Corte esclamò, con tono grave: "Signori, la faccia non costituisce reato!".
Semplici aneddoti ma che rivelano la personalità estroversa e la naturale propensione all'ironia di un professionista preparato e capace, ma soprattutto galantuomo, che, insieme ad altri, ha fatto la storia dell'avvocatura Iblea come Saverio La Grua.
Un avvocato di un'altra epoca? Forse. Ma fatto sta che nella stessa aula, a rendergli omaggio, oltre alla moglie Cecilia e ai figli, c'erano anche molti giovani abituati da un maestro ad infossare quel nobile cencio nero, come Piero Calamandrei usava definire la Toga, e, suo tramite, a "riasciugare qualche lacrima, a risollevare qualche fronte, a reprimere qualche sopruso e soprattutto a ravvivare nei cuori umani la fede, senza la quale la vita non merita di essere vissuta, nella vincente giustizia".
Auguri e ad maiora, Avvocato Saverio La Grua e, insieme a Lei, a tutti coloro che noi consideriamo nostri Maestri!
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