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Carla Del Ponte, magistrata svizzera. Amica e confidente di Giovanni Falcone e con lui impegnata in delicatissime indagini sugli affari delle mafie, dal 1999 al 2007 è stata capo pubblico ministero nel Tribunale per i crimini di guerra Onu, occupandosi dei crimini nella ex Jugoslavia e del genocidio in Rwanda, per poi indagare sui conti bancari delle famiglie di Boris Eltsin, Raul Salinas, Benazir Bhutto. Una donna coraggiosa e determinata, che ha sempre creduto, più che alla ragione delle armi, a quella del diritto.
Pochi giorni fa, ha chiesto alla Corte penale internazionale di spiccare un mandato d'arresto per Vladimir Putin, "un criminale di guerra". Ieri, è tornata sul tema: "È l'unico strumento per portarlo davanti alla Corte penale internazionale". Certo, ha spiegato: "Se rimane in Russia, non verrebbe arrestato. Ma gli sarebbe impossibile lasciare il suo Paese e sarebbe un segnale fortissimo". "Speravo di non rivedere mai più le fosse comuni", ha infine soggiunto. "Questi morti hanno persone care che non sanno nemmeno cosa ne è stato di loro. Questo è inaccettabile".
Ho visto anch'io, inorridito, il massacro di civili a Bucha, donne uccise con le mani legate, bambini usati come scudi umani. Sì, occorre spiccare il mandato d'arresto subito, adesso, E a prescindere da ogni accordo di pace, in quanto questo punto non può essere deerogabile o negoziabile.
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