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Giuseppe e Antonio, due angeli con la divisa

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Loro sono Giuseppe ed Antonio. Sono "soltanto" due agenti della Questura di Firenze. Ho riletto, per caso, qualcosa che li riguarda. Capitata l'1 giugno 2020, in tempo di pandemia.  Qualcosa di molto bello. 

Era Sabato sera, al Commissariato di Coverciano è squillato il telefono. Una richiesta di aiuto. "Ho 87 anni, sono rimasta sola. Ho una badante, ma stasera non è venuta a casa, forse sarà stata impedita, non riesco neppure a rintracciarla. Io sono immobile, non so se ho sbagliato numero, se fate queste cose".

"Signora aspetti, la più vicina volante sarà da lei". Giuseppe e Antonio ascoltano, corrono. "Signora, siamo della polizia, di cosa ha bisogno". Sono giovanissimi, lei potrebbe essere la loro nonna. Ho fame, ragazzi.

 "Ho fame, ragazzi". Un attimo, sono ai fornelli. Ravioli al ragù, vedrà, sono la nostra specialità, la specialità di noi poliziotti. Sono fumanti, ora la servono, l'aiutano a mangiare, sparecchiano, puliscono tutto. Una foto ricordo per giustificare il ritardo ai superiori, temono una lavata di capo, non è compito d'istituto. Invece, ricevono i complimenti. Siamo orgogliosi di ciò che avete fatto, anche questa è la polizia, si sentono dire. Quella foto, loro malgrado, finisce sui giornali. Nessun uomo è inutile, se allevia il peso di qualcun altro, scrisse il Mahatma Gandhi. Ed allora, è bello poterci dire, con orgoglio, che questa è, quasi sempre, la polizia italiana. E c'è da essere fieri di questo.

 

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