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Si è conclusa la Sessione degli esperti del Gruppo intergovernativo dell'ONU in Corea del Sud.
E nel contempo è stato lanciato un "grido di allarme" sullo stato di salute della nostra Madre Terra con una richiesta ai "Governanti del mondo" di intervenire, senza ulteriori indugi, con "misure eccezionali" se si vogliamo evitare disastri di biblica memoria.
Filippo Santelli, corrispondente da Pechino, del quotidiano "La Repubblica", ci informa, lo scorso 8 ottobre, riproponendo un'analisi critica sulla situazione. Una situazione che viene denunciata da anni e alla quale, tra un "se" e un "ma" si è andati avanti, più opportuno sarebbe dire "tirare a campare", con promesse di interventi, quasi mai realizzati.
Qualche anno fa sembrava, con la nota Conferenza di Parigi, che si fosse trovato una forma di accordo. Anche se minima.
Poi l'elezione, lo scorso anno, del nuovo inquilino della "Casa Bianca" tutto è stato rimesso in discussione.
Scrive Santelli: <<Il gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico riunito in Corea del Sud diffonde i numeri dell'emergenza: il riscaldamento globale aumenta, a rischio ecosistemi, specie animali, sicurezza alimentare
La tragedia è quella che conosciamo: carestie, incendi, inondazioni, povertà, danni per 54 miliardi di dollari. La novità è che per evitare questo apocalittico scenario da riscaldamento globale abbiamo mezzo grado di margine in meno: la soglia di non ritorno non è 2 gradi più dell'era preindustriale, quella fissata dagli accordi di Parigi, ma più vicina agli 1,5 gradi, di cui 1 già raggiunto. A dirlo è l'ultimo rapporto del panel delle Nazioni unite sul riscaldamento globale, che si è riunito in questi giorni in Corea del Sud. Lanciando un allarme ai governanti di tutto il mondo: con questo livello di emissioni il famoso grado e mezzo verrà superato già nel 2040, e alla fine del secolo arriveremo addirittura a tre. E per evitare questo scenario il mondo ha bisogno di una trasformazione di velocità e portata 'senza precedenti storici'.>>
Una volta, si era soliti pensare, che il ritrovarsi ed il condividere contenevano il seme della solidarietà, della fratellanza, dell'uguaglianza.
Oggi, in un'epoca in cui si le parole, ogni parola, hanno perso il loro significato originale, anche il senso e il tipo di comunicazione sono cambiati.
Una volta era sufficiente la "parola data" per stipulare un contrattoOggi, e lo possiamo verificare quotidianamente, si fa uso di una stessa parola pur trovandosi in posizioni opposte. Non è un caso se ci troviamo nell' "era delle bufale"!
Siamo passati, durante i millenni, dall'armonia al caos.
Abbiamo pensato di proporvi le tre parole dei primi 28 versetti della Genesi, il libro che tratta le origini e la creazione del mondo e dell'umanità.
E, nel contempo, riflettere sull'uso che l'uomo ha fatto, durante i millenni, di tutto ciò che gli è stato affidato dall'origine e dalle generazioni successive.
I primi tre elementi, luce, acqua e terra (versetti 13-14, furono create da Dio secondo un ordine armonico e con precise finalità. <<Perché è cosa buona>>.
<<Sia luce>>; <<Sia il firmamento…>>; <<La terra produca germogli>>;
Il congiuntivo, adoperato nel linguaggio della "creazione" è un modo finito dei verbi che esprime un fatto o uno stato come possibile, come supposto, desiderato o temuto.
La creazione, quindi, non come uno stato definitivo, ma in continua evoluzione. O involuzione. Come un patto. Tutto dipenderà dall'uomo.
All'uomo sono state consegnate da Dio la luce, l'acqua e la terra. L'uso che se ne sarebbe fatto era di pura e semplice pertinenza umana.
L'uomo liberamente, millennio dopo millennio, secolo dopo secolo, anno dopo anno, giorno dopo giorno ha operato, lentamente o velocemente, a seconda dei tempi, tutte le trasformazioni che sono sotto i nostri occhi.
L'acqua. L'organizzazione mondiale della sanità ha da tempo indicato in 50 litri al giorno il quantitativo minimo per la sopravvivenza di un uomo.
Ma non esistono, a tutt'oggi né Costituzioni di Stati democratici, né leggi che enuncino in modo espresso il diritto di ciascuno individuo ad avere la fornitura della quantità indispensabile per il fabbisogno giornaliero.
E' sotto gli occhi di ogni persona di buona volontà, la tragedia di milioni di essere umani che quotidianamente muoiono, per mancanza di acqua e di igiene, in vaste aree del Mondo.
Così come assistiamo, giorno dopo, allo spreco dell'acqua dei Paesi dell'Occidente.
Sono saltati tutti i filtri di un'eco sistema compatibile. A danno, soprattutto, di miliardi di persone da secoli sfruttate e costrette a vivere in schiavitù: senza acqua, senza terra, in balìa di malattie, alle onde del mare dove trovano puntualmente la galera o il "respingimento", se non la morte. Nell'indifferenza generale.
L'alternanza tra il giorno e la notte non ha subito grandissime modificazioni. Ma grandi sì.
Il sole e la luna sono ancora lì. Anche se, di anno in anno, i raggi ci arrivano con un'intensità, e con altrettanta pericolosità, maggiori perché il filtro dell'ozono si va sfilacciando. Ma ci è stato promesso che nel 2050 si provvederà ad eliminare gli agenti che allargano il famoso "buco".
Il mare? Ridotto ad una immensa pattumiera dove riversiamo tutti i veleni possibili ed inimmaginabili. E quantità infinita di plastica.
Chi non ricorda il Cantico di Frate Sole di san Francesco d'Assisi, all'inizio del 1200, che riprende i grandi tempi della creazione e sente di dover ringraziare il Signore per i frutti del creato.
Un altro frate, padre Davide Maria Turoldo, in tempi più recenti, quando andava trovare i suoi genitori, augurava sempre una buona morte.
Con la morte, le generazioni passate, avevano un rapporto di costante presenza.
Oggi la morte è stata completamente e totalmente rimossa nell'illusione di una eternità, prossima ventura, confidando nelle nuove e future tecnologie.
La morte da processo naturale è stata "promossa" a processo tecnologico, quando, cosa più triste e grave, a processo mediatico.
Oggi le persone muoiono, il più delle volte, nelle corsie degli ospedali, altro luogo rimosso, che continua ad esistere se non per pura necessità. Ma la cui fisicità è sempre tenuta a debita distanza dai nostri pensieri. Le malattie, ad esempio, appartengono sempre a qualcuno, o a "qualcosa", di diverso da noi.
Il saggista romeno Emil Michel Cioran, in uno dei suoi illuminati testi scrive: <<Si possono classificare le persone in base ai criteri più fantasiosi, ma è la morte il vero criterio, ed è lei, la dimensione più intima di tutti i vivi, a separare l'umanità in due ordini così irriducibili che vi è più distanza fra loro che non tra un avvoltoio e una talpa, tra una stella e uno sputo. Fra l'uomo che ha il sentimento della morte e colui che non lo ha si spalanca l'abisso fra due mondi non comunicanti: eppure entrambi muoiono; ma l'uno conosce la sua morte, l'altro la ignora; l'uno muore un solo istante, l'altro non cessa di morire>>.
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Rosario Antonio Rizzo
Dopo il conseguimento del diploma di insegnante di scuola elementare all’Istituto magistrale “Giuseppe Mazzini” di Vittoria, 1962, si reca in Svizzera, dove insegna, dal 1964 al 1975, in una scuola elementare del Canton Ticino.
Dal 1975 al 1999 insegna in una scuola media, sempre nel Canton Ticino e, in corso di insegnamento dal 1975 al 1977 presso l’Università di Pavia, acquisisce un titolo svizzero, “Maestro di scuola maggiore” per l’insegnamento alla scuola media. Vive tra Niscemi e il Canton Ticino. Ha collaborato a: “Libera Stampa”, quotidiano del Partito socialista ticinese; “Verifiche” bimensile ticinese di scuola cultura e società”; “Avvenire dei lavoratori”; “Storia della Svizzera per l’emigrazione”“Edilizia svizzera”. In Italia: “Critica sociale”; “Avanti”; Annali” del Centro Studi Feliciano Rossitto; “Pagine del Sud”; “Colapesce”; “Archivio Nisseno”.