«Con la sentenza di oggi (l´altro ieri, ndr) le donne finalmente impareranno a difendere il loro diritto alla dignità, all´autonomia e al lavoro. Adesso dovranno alzarsi anche i mariti, quando di notte i figli piangono. Se vogliono che la moglie non lavori, lei dovrà pretendere la comunione dei beni».
Così, Annamaria Bernardini de Pace, legale matrimonialista, ha subito applaudito la sentenza della Corte di Cassazione su an e quantum degli assegni.
Dopo un quasi generale entusiasmo, le opinioni vanno differenziandosi.
Come quella di un altro noto legale matrumonialista.
Una legge "un po´ maschilista" che spinge gli uomini restii al matrimonio ad avere "meno timore" in caso di divorzio. Cesare Rimini usa l´ironia per commentare all´Adnkronos la sentenza della Cassazione.
La decisione dei giudici "magari spinge quegli uomini che avevano dei dubbi sullo sposarsi, perché spaventati da possibili conseguenze sul portafoglio, ad avere meno timore di questa possibilità", dice il legale. Insomma un "incentivo" alle nozze "vista la posizione delle moglie che spesso si trovano in una situazione economica inferiore visto che hanno lavorato duramente per tenere in piedi la famiglia". Le donne "non sono sullo stesso piano solo perché si sono sacrificate" per uomini e figli.
"Se la donna è il coniuge più debole, e nella maggior parte dei casi lo è, toglie delle prospettive alle mogli perché il tenore di vita non conta nulla" per il giudice per stabilire l´eventuale assegno di mantenimento.
Un interessante articolo di Giuseppe Guastella pubblicato oggi su Corsera, che riportiamo, fa il punto sulle opinioni opposte dei giuristi sulla questione.
Cosa accadrà dopo un divorzio? L´assegno riservato al coniuge economicamente più debole sarà ridotto se non eliminato dopo la sentenza della prima sezione civile della Cassazione secondo la quale esso non deve essere più parametrato al tenore di vita goduto nel matrimonio? La risposta di avvocati matrimonialisti e giudici è che le cose potrebbero cambiare a svantaggio dei più deboli già nei procedimenti in corso, specie in quelli che riguardano coniugi le cui condizioni economiche sono medie o alte.
Garanzie per i minorenni
«Siamo di fronte a un cambiamento radicale della materia e all´abolizione del principio della solidarietà postmatrimoniale», dice un importante legale matrimonialista che preferisce restare anonimo. Fermo restando le garanzie per i figli minorenni o non economicamente indipendenti, fino ad ora l´assegno divorzile è stato calcolato, come dice la legge, tenendo conto delle condizioni di vita dei coniugi, di come hanno contribuito al patrimonio personale e della famiglia negli anni, del reddito di ciascuno di loro e della durata del matrimonio, facendo in modo da garantire di mantenere un tenore di vita se non proprio uguale almeno vicino a quello precedente. Ora, invece, la Cassazione dice che all´ex meno «ricco» non spetta nulla se ha una casa di proprietà e redditi che lo rendono economicamente indipendente. A meno che non dimostri di essere povero in canna, ma anche in quel caso il contributo dovrà consentirgli solo di «sopravvivere?», aggiunge.
Dipende dagli interessi
Tutti coloro che stanno affrontando una causa di divorzio d´ora in poi faranno di tutto perché i giudici tengano in considerazione questa sentenza oppure no, dipende dagli interessi, ma saranno appunto i giudici a valutare caso per caso. «Attenzione, non è un intervento normativo ma una sentenza di una Sezione della Cassazione», spiega un magistrato (anche lui nell´anonimato) per dire che essa non è vincolante, anche se bisognerà tenerne conto. «Mi sembra una questione che riguarda più persone dalle condizioni economiche medie, elevate se non elevatissime più che chi ha uno stipendio normale», aggiunge. In una coppia così il problema di determinare l´assegno non si pone affatto perché quello che può girare il più «ricco» è comunque il massimo che può permettersi.
Le cose cambiano se la situazione patrimoniale è molto migliore, al debole ora sembra che debba essere garantita di sicuro la sola sussistenza per evitare che si arricchisca alle spalle dell´altro. «Se per stare anni vicino al marito che guadagna tanto una donna ha rinunciato alla carriera professionale, con il divorzio deve essere "punita" a vivere in un monolocale rinunciando a tutto? Così il più debole diventa ancora più debole», si chiede un altro legale. Per tutti la soluzione potrebbero essere i patti prematrimoniali, che ora sono nulli. Si saprebbe perfettamente a cosa si va incontro.