«Chi è reiteratamente aggredito reagisce come può, secondo la concitazione del momento» e nel comportamento della vittima, una persona comune che ad un certo punto le circostanze hanno voluto che, per garantire la propria incolumità è quella della coniuge, si trasformasse in un omicida, non può essere ravvisata nessuna «imperizia» e nessuna «imprudenza», neppure quando è accaduto che ha impugnato una pistola e ha sparato al ladro che si era introdotto a casa sua, dopo avere calcolato «il pericolo e i mezzi di salvezza».
Così i giudici della I Corte d'Appello hanno deciso di pronunciare una assoluzione piena piena in favore di Diego Caioli, il commerciante romano che ha subito l'intrusione di un bandito in casa propria, è stato da esso imbavagliato, pestato e rapinato ed involontariamente si è trasformato nel suo omicida uccidendolo con la propria pistola.
La Corte d'appello ha quindi accolto le conclusioni del legale di Caioli, l'avvocato Daniele Bocciolini dello studio Marazzita: «La tragica fatalità poteva essere evitata solo a condizione di abbandonare l'arma appena sottratta al rapinatore e lasciarla incustodita, così esponendo se stesso e la compagna al pericolo di altre aggressioni». «Né si può ragionevolmente ritenere che l'imputato potesse tenere la pistola in mano, senza impugnarla, e nel contempo colluttare alla pari col rapinatore». «In conclusione la reazione di Caioli è stata pienamente legittima e proporzionata».