Di Redazione su Martedì, 25 Giugno 2019
Categoria: Giurisprudenza Cassazione Civile

Cassazione: multa autovelox illegittima se la strada urbana è senza banchine

"Il provvedimento prefettizio di
individuazione delle strade lungo le quali è possibile installare apparecchiature automatiche per il rilevamento della velocità, senza obbligo di fermo immediato del conducente, previsto dall'art. 4 del decreto-legge 20 giugno 2002, n. 121, può includere soltanto le strade del tipo imposto dalla legge
mediante rinvio alla classificazione di cui all'art. 2, commi 2 e 3, c.d.s. 1992, e non altre, dovendo perciò, considerarsi illegittimo - e, pertanto, disapplicabile
nel giudizio di opposizione a sanzione amministrativa - il provvedimento prefettizio che abbia autorizzato l'installazione delle suddette apparecchiature
in una strada urbana che non abbia tutte le caratteristiche "minime" della "strada urbana di scorrimento", in base alla definizione recata dal comma 2,
lett. D), del citato art. 2 c.d.s."

Una sentenza della seconda sezione penale della Suprema Corte di cassazione, la n. 16622/19, depositata il 20 Giugno 2019, pone alcuni paletti non di secondaria importanza al potere sanzionatorio della pubblica amministrazione, ed in particolare da quello conseguente alla rilevazione del superamento dei limiti di velocità previsti dal codice della strada entro le strade dell'abitato cittadino. Una precisazione, questa, di particolare importanza, in quanto, come si desume dalla semplice lettura del principio di diritto riportato in incipit, con cui la Suprema Corte ha inteso, a conclusione della parte motiva della pronuncia, fornire al giudice del merito le coordinate cui uniformarsi, questa pronuncia può applicarsi esclusivamente alla rete stradale interna all'abitato, mentre rimane fuori dal suo ambito applicativo il potere sanzionatorio esercitato all'esterno del centro abitato, nelle strade extraurbane.

Ma qual è  il principio  posto da questa pronuncia? Semplice. Che quanti  fossero  colpiti da multe per eccesso di velocità rilevate tramite strumenti automatici fissi posti in strade non di scorrimento all'interno del centro abitato  e accertate senza l'intervento delle forze dell'ordine, potranno utilmente contestarle invocandone l'illegittimità, e rilevando in particolare che le arterie de quibus non possono essere annoverate nell'ambito delle uniche strade che legittimano l'esercizio del potere sanzionatorio della pubblica amministrazione in subiecta materia, id est le strade urbane di scorrimento, che per l'articolo 2 del Codice della Strada, sono quelle tra le altri condizioni devono avere anche una banchina, "uno spazio all'interno della sede stradale, ma esterno rispetto alla carreggiata, destinato al passaggio dei pedoni ovvero alla sosta di emergenza che deve restare libero da ingombri". In strade consimili, il prefetto non può autorizzare l'installazione di tali apparecchi, e pertanto l'uso che derivasse da un atto amministrativo prefettizio così palesemente contra legem, non potrebbe che risultare derivativamente illegittimo. 

Così come è agevole ricavare da una lettura della sentenza che alleghiamo, la Suprema Corte di Cassazione con la pronuncia in commento non ha fatto altro che aggiungere un altro tassello a un principio che è stato già affermato altre due volte dalla Suprema corte, entrambe nel 2019 con le sentenze richiamate nel contesto di questa pronuncia. Un elemento importante, infine, che hai indotto molte associazioni di automobilisti e consumatori ad esultare, è che l'illegittimità della sanzione può ricavarsi ictu oculi, semplicemente dall'osservazione della posizione abusiva dell'autovelox fisso, a causa della mancanza di banchine nella strada interessata.