Di Redazione su Domenica, 19 Febbraio 2017
Categoria: Legalità

Vitalizi, stop ai privilegi dei parlamentari: petizione in 4 punti su Change.org. di cosa si tratta e come firmarla

Il libro "Orgoglio e vitalizio" (Paper First) racconta tutti i segreti dei privilegiati del Parlamento. E lancia una proposta equa, semplice e realizzabile in tempi rapidi per eliminare una volta per tutte le ingiustificate posizioni di rendita maturate. Ora parte la raccolta firme su Change.org per aderire. Ecco come.

Quello dei vitalizi è uno dei più grandi scandali della Repubblica. Per gli sfacciati privilegi che i parlamentari si sono dati, per lo spreco di risorse che hanno comportato e comporteranno, per il peso che continueranno ad avere sui bilanci di Camera e Senato, dunque sulle finanze pubbliche.

C´è un esercito di oltre duemila ex deputati e senatori che gode di questi ingiustificati trattamenti. In base ai quali persino chi non ha mai messo piede in Parlamento o ha partecipato a pochissime sedute delle Camere riscuote assegni di circa 2.000 euro netti mensili. Magari sommandoli ad altri vitalizi delle Regioni o del Parlamento europeo, oppure a trattamenti pensionistici maturati per le attività lavorative svolte. Per non parlare dei parlamentari eletti per più legislature, che arrivano ad incassare anche oltre 10 mila euro netti mensili. Cifre che i comuni cittadini neanche si sognano.
Vero che a partire dal 2012 il sistema è stato riformato. E il vecchio sistema di calcolo dei vitalizi è stato rimpiazzato dal contributivo. Ciononostante, il trattamento dei rappresentanti del popolo continua a presentare elementi di smaccato favore rispetto a quello riservato ai normali lavoratori. A cominciare dall´età pensionabile.

Ecco un esempio. Gli eletti per la prima volta nel 2013, se la legislatura durerà almeno 4 anni 6 mesi e un giorno, con 5 anni di contributi versati, matureranno a 65 anni il diritto ad una pensione di circa mille euro. Chi sarà eletto anche per un secondo mandato, con 10 anni di contributi, potrà iniziare a percepire l´assegno previdenziale addirittura a 60 anni. Mentre, a partire dal 2018, l´età minima richiesta ai comuni cittadini per andare in pensione salirà a 66 anni e 7 mesi.

Per modificare il trattamento previdenziale degli ex parlamentari e rimuovere questo scandalo, non servono ne´ leggi ne´ complesse riforme costituzionali. Basta un semplice cambiamento ai regolamenti interni sui vitalizi varati dagli Uffici di presidenza di Camera e Senato. Esattamente come uno dei tanti fatti nel corso del tempo ai primi regolamenti approvati negli anni Cinquanta. E che, progressivamente, hanno determinato le distorsioni e le posizioni di favore che conosciamo per onorevoli e senatori. Ed e` proprio agli Uffici di presidenza di Montecitorio e Palazzo Madama che questa proposta-appello si rivolge. Affinche´, attraverso un nuovo regolamento, eliminino definitivamente e una volta per tutte le ingiustificate posizioni di rendita maturate dagli ex parlamentari prima della riforma del 2012 e quelle che, anche dopo quest´ultimo intervento, sono rimaste praticamente inalterate.

Ecco cosa proponiamo.
1) Ricalcolare tutti i vitalizi attualmente in essere con il sistema contributivo in vigore a Montecitorio e Palazzo Madama dal 2012. E che prevede, in sostanza, un ammontare di circa 200 euro lordi al mese per ciascun anno di mandato parlamentare.

2) Elevare il limite d´eta` per la percezione dell´assegno previdenziale allo stesso livello previsto dalla legge Fornero per i comuni lavoratori.

3) Introdurre un tetto massimo al vitalizio di 5.000 euro lordi al mese. Anche per coloro che, avendo rivestito cariche in diverse assemblee elettive (Parlamento nazionale, Parlamento europeo e Consigli regionali), percepiscono o percepiranno, in base alle regole attualmente vigenti, piu` assegni previdenziali.

4) Analogo tetto deve valere anche per tutti coloro che godono o godranno di un trattamento previdenziale frutto dei contributi versati nel corso della propria carriera professionale: se la pensione maturata attraverso l´attivita` lavorativa privata e` pari o superiore a 5.000 euro lordi al mese, l´ex parlamentare non avra` diritto al vitalizio erogato dall´organo elettivo nel quale ha svolto il mandato, ma solo al rimborso dei contributi versati.

*Fonte: Il Fatto Quotidiano, 18 febbraio - Primo Di Nicola, Antonio Pitoni, Giorgio Velardi (autori del libro Orgoglio e Vitalizio per Paper First)