Di Redazione su Domenica, 21 Agosto 2016
Categoria: Istituzioni

Tasse universitarie illegittime: cosa bisogna controllare, chi ha diritto al rimborso

Con una nostra news del 31 maggio scorso, abbiamo commentato la clamorosa sentenza con cui Il Consiglio di Stato ha condannato l´Università di Pavia a corrispondere un maxirisarcimento alle studentesse e agli studenti per essere stati costretti, indebitamente ed illegalmente, a versare allo stesso ateneo, a titolo di tasse universitarie, importi molto superiori a quelli stabiliti dalla legge.
La sentenza è la n. 1932 del 6 maggio 2016, è stata pronunciata in secondo grado (è quindi definitiva, tecnicamente "passata in giudicato") e chi desiderasse leggerla - noi consigliamo sempre di farlo, perchè è giusto che tutti si formino una coscienza piena quando si tratta dei propri diritti - può cliccare sul collegamento "sentenza" alla fine di questo articolo.
Ma adesso sta per aprirsi un altro anno accademico, e la preoccupazione di tanti studenti è su cosa accadrà. Cioè: ci faranno pagare correttamente le tasse, e chi potrà controllare che tutto sia a posto ?
Siccome non possiamo rispondere individualmente alle tantissime domande che ci sono state rivolte, lo facciamo cercando di riepilogare i principi generali.
Il decreto del presidente della repubblica n. 306/2997, art. 5, stabilisce che l´importo delle tasse universitarie non può superare di più del 20% il budget assegnato dallo Stato a ciascun ateneo, il "Fondo di Finanziamento Ordinario".
Quindi, se ad adempio l´Università di Roma ha ricevuto una quota di contributo pari a 10, non potrà richiedere ai suoi studenti un importo a titolo di contributi superiore, complessivamente, a 2.
Questo, però, fino al 2011, in quanto, nel 2012, il Governo Monti, cosciente che la quasi totalità delle Università italiane stavano richiedendo alle studentesse e agli studenti iscritti ai loro corso tasse ben superiori ai limiti legali, ha "liberalizzato" la imposizione: da questo momento in poi, è stato scritto, ciascuno può chiedere ciò che vuole. Una "sanatoria" declinata al futuro che lascia però aperti i conti con il passato.
Conclusione: chi ha sbagliato rimane costretto a pagare, per il futuro ciascuno si comporta come gli pare.
Seconda conclusione: le tasse universitarie italiane sono diventate tra le più alte del mondo, a fronte di servizi agli studenti neppure comparabili a quelli garantiti in altri paesi, States in testa.
Quindi, riepilogando (con la promessa di tornare sull´argomento in modo più ampio a conclusione del periodo estivo):
1) riguardo a quanto affermato dalla sentenza del Consiglio di Stato, i principi da essa derivanti si applicano agli anni fino al 2012. Chi fosse stato iscritto in quegli anni, può intentare una azione di risarcimento al proprio ateneo se il limite del 20% è stato superato, ed in tal caso può ottenere una condanna al risarcimento e ai danni ulteriori.
2) per chi invece si è iscritto dopo, o si immatricolerà nel prossimo anno, la sentenza in questione non può operare, essendo stata la misura del contributo ampiamente liberalizzata nel 2012.
Ma esistono comunque alcune verifiche da fare, e su questo ritorneremo.

Fonte: La legge per tutti