Di Redazione su Lunedì, 25 Aprile 2016
Categoria: Legalità

Stupefacenti e ragazzi: fenomeno dilagante, non tollerare neanche una ´´canna´´

La droga, anche quella cosiddetta leggera, "crea sempre un calo della percezione dell´intelligenza. Non e´ necessariamente l´uso prolungato a fare danni, basta anche la canna del week end. E questo lo devono capire prima i genitori e poi i figli". Lo dice chiaramente Federico Vigevano, direttore del Dipartimento di neuroscienze e neuroriabilitazione dell´ospedale Bambino Gesu´ di Roma, che conosce a fondo il problema dilagante dell´abuso di sostanze stupefacenti tra i giovani.E´ infatti il fondatore di un gruppo di lavoro tra l´Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e il Dipartimento per le Politiche Antidroga, per l´individuazione precoce delle situazioni di vulnerabilità e dei familiari a rischio. "Noi - spiega Vigevano - cerchiamo di lavorare sui ragazzi, attraverso le famiglie prima, perche´ se tra gli adulti non c´e convinzione che la droga, anche la leggera, distrugge la vita non si argina il dilagante fenomeno che crea la morte di tantissime vite innocenti". Secondo il neuropsichiatra , di droga nelle famiglie italiane se ne parla poco, cosi´ come si fanno poche campagne di informazione sui danni: "desta preoccupazione in tal senso anche il numero di ricoveri per uso di sostanze al Pronto Soccorso del Bambino Gesu´: su 350 accessi un terzo ha come causa o concausa l´abuso di droghe, anche quelle cosiddette leggere (cannabinoidi)". Un aiuto ai genitori per capire se i figli usano droghe puo´ venire dai sintomi manifestati: "se un ragazzo mostra cali di attenzione, sonnolenza, ma sopratutto se c´e una costante richiesta di denaro, ai genitori deve scattare immediatamente il campanello di allarme, perche´ il tempo medio che intercorre tra l´inizio dell´assunzione di droghe e la diagnosi, e quindi l´eventuale trattamento, e´ in media di 6 anni per la sua conclusione".
L´immediatezza dell´intervento sin da bambini e´ uno dei punti chiave sul quale insiste il neuropsichiatra: "E´ ormai noto che i bambini con sindrome di iperattività, deficit di attenzione o i bimbi con atteggiamento di sfida nei riguardi genitori, - conclude Vigevano - hanno una predisposizione in più rispetto ad altri a fare uso e abuso di sostanze stupefacenti, quindi prima si interviene prima si risolve il problema"

Fonte: Ansa