Di Redazione su Giovedì, 29 Marzo 2018
Categoria: Attualità

Stalking e lesioni, Bellomo e pm Nalin rinviati a giudizio

I fatti avevano scosso, alcuni mesi fa, l´opinione pubblica e indotto il Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa a destituire il consigliere di Stato Francesco Bellomo ed il Consiglio Superiore della Magistratura ad assumere provvedimenti nei confronti del PM di Rovigo Davide nalin, che era stato sospeso dal ruolo. Adesso, dopo le indagini preliminari della procura della Repubblica di Piacenza, appena dopo pochissimi mesi, un tempo ridotto a fronte dell´ ingentissimo materiale probatorio a disposizione degli inquirenti, le indagini preliminari sono concluse con la richiesta di rinvio a giudizio dei due magistrati. Stalking e lesioni gravi i due principali capi di accusa.
Stalking e lesioni personali gravi. Queste - come riporta Corriere del Veneto - le accuse per cui la Procura di Piacenza ha chiesto il rinvio a giudizio per Francesco Bellomo e Davide Nalin, pm di Rovigo sospeso dal ruolo.
La richiesta di rinvio a giudizio è stata firmata dai pm Roberto Fontana e Emilio Pisante. Le indagini erano state avviate a seguito dell´esposto di una studentessa piacentina, che aveva raccontato ai pm, tramite il padre, il comportamento Tenuto dal direttore della scuola di formazione «Diritto e Scienza» Francesco Bellomo.
I pm piacentini - secondo quanto riportato dal quotidiano - hanno argomentato in maniera capillare la richiesta di rinvio a giudizio, che si fonda, oltre che sull´esposto del genitore della studentessa ascoltata a lungo dai magistrati, sulle deposizioni di altre ragazze ascoltate dalla squadra mobile di Piacenza in questi ultimi mesi, da quando cioè è emerso il caso dei presunti atteggiamenti tenuti in particolare da Bellomo nei confronti delle ragazze che, per la borsa di studio erano costrette a subire una serie di comportamenti vessatori e abusanti come il divieto di sposarsi pena l´espulsione dal corso diretto dal consigliere, oppure il famigerato «dress code» fatto di tacchi alti e minigonne.
In particolare, sarebbe stato contestato il «principio di gerarchia», in base al quale «egli Bellomo doveva venire al primo posto in assoluto e quindi ogni sua volontà doveva essere eseguita» come anche gli "altri obblighi erano la reperibilità istantanea, quello di comunicare ogni spostamento e l´obbligo di mantenere «una posizione di distacco rispetto ai comuni allievi». Un «addestramento» a cui dovevano sottostare le vittime «in modo totalizzante», un controllo sulla vita privata e sentimentale, con ricatti e regole dirette - secondo i magistrati piacentini - a soddisfare le pretese dello stesso Bellomo , tra cui «l´obbligo di svolgere attività sessuale ogni volta che Bellomo lo richiedesse», che hanno portato la studentessa piacentina ad ammalarsi a causa di un gravissimo stato di stress e ansia, con prognosi superiore ai 40 giorni".
Il quotidiano riporta anche le dichiarazioni dell´avvocato Franco Liveri, il legale della studentessa: "Mi sembra che sia molto presto per guarire da certe ferite... Prendiamo atto con soddisfazione del fatto che la Procura ha ritenuto fondato il quadro accusatorio e che con un lavoro accurato e approfondito ritiene di andare a giudizio. Faremo il nostro, costituendoci parte civile nel procedimento penale".