Consentire ai Giudici di far pagare le spese legali se il difensore non si adegui alle dimensioni grafiche dell'atto – ormai richieste – è una sciocchezza. Quello che invece val bene una messa è il binomio sinteticità e chiarezza.
Avevo un Maestro che – quando facevo pratica – si aggirava per lo studio dicendo una sola parola che modulava in continuazione:sintesi!
Gli atti vanno scritti in modo chiaro e sintetico.
Nel 2015 scrissi Volevo fare l'avvocato e raccontai di quando avevo affrontato l'esame da Procuratore Legale (eravamo ancora nel 1995, roba da brontosauri).
Mi ero allenato a scrivere tenendo sul tavolino I pilastri della terra di Ken Follett e le sentenze che allora si potevano consultare facilmente sul Foro italiano (cartaceo puro).
Internet era da venire.
Ken Follett sa scrivere in modo chiaro, logico, dove un periodo si tira dietro l'altro senza affanno, e senza incasinarsi.
Le sentenze andavano spigolate, scelte con accuratezza, come si fa con la frutta o la verdura. La prima scelta bisogna sudarsela.
Alcune brillavano per il loro nitore, in altre – alla fine della lettura – non avevo capito una mazza. Feci tesoro delle prime che – osservai – possedevano il dono della semplicità.
Ora i nostri legislatori si sono accorti che per scrivere un buon atto non sono necessarie pagine su pagine.
Il concetto è quello di usare soggetto, verbo e complemento oggetto, così dicono i criteri a cui ogni avvocato dovrà ispirarsi.
Molte le lamentele. Quella che mi ha fatto più impressione è che non si può limitare l'effettività della difesa:gli atti devono rivestire i caratteri della esaustività.
Guardate, quando conoscete la materia nel profondo, verba sequentur.
Nessuno vi chiede di non difendere come si dovrebbe un cliente. Ti chiedono di difenderlo usando argomenti concreti e non parole, o il copia e incolla di sentenze che ciascuno di noi può rivoltare come un guanto.
Sono felice per questa svolta.
Quando ci penso, visto che dai tempi dell'esame non sono più riuscito a scrivere diversamente da come feci, penso ai discorsi di Cavour.
E' uscito un libro di Giuliano Amato, C'era una volta Cavour (Il Mulino) che è una antologia dei discorsi dello statista piemontese.
Compratelo, leggetelo e poi provate a scrivere un atto come Cavour pronunciava i propri discorsi:fatti, cose, argomenti, episodi, dati.
Fatti, non pugnette, avrebbe detto quel comico di Zelig.