Vauro, il disegnatore, Michele Santoro e un Collega hanno scritto alle massime autorità perchè si proceda d'ufficio contro il Ministro Salvini, definito da Saviano il Ministro della Malavita, così come Gaetano Salvemini nel 1909 ebbe modo di etichettare Giovanni Giolitti. Passiamo in rassegna i suoi capi d'accusa. L'art. 2 della Carta Costituzionale:esso garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia all'interno delle formazioni sociali ove la sua personalità si svolge. Il Ministro avrebbe minacciato i Rom, e tutte le etnie minoritarie, violando il suo giuramento alla Costituzione e violando l'art. 2 citato. Ma scusate, Giudici, ma l'art. 2 Cost. non parla anche di "adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale"? Anzi, alla lettera, richiede l'adempimento etc. etc. E quindi ? I Rom, almeno quelli di lingua italiana, non devono anch'essi adempire tali prefati doveri ? Pagare le tasse (solidarietà economica), fare i buoni (solidarietà sociale), e conformarsi magari a quei doveri a cui tutti noi ci siamo assoggettati fin da piccoli (la carta d'identità, scilicet – solidarietà politica) ?
Si contesta poi a Salvini di avere violato l'art. 16 della Costituzione perchè vuole censire i rom e varare liste di proscrizione. Ma l'art. 16 della Carta Costituzionale non è riferito esclusivamente ai cittadini, prima di tutto ? Ed esso non si riferisce soltanto alla libertà di locomozione, ossia quella di soggiornare e circolare in ogni parte del territorio nazionale (proprio perchè riferibile esclusivamente ai cittadini) ? Cosa c'entrano tutti coloro che cittadini non sono ed ai quali si minacciano – anch'esse previste dalla Costituzione art. 16 – limitazioni stabilite per motivi di sicurezza ? Non ci sembra che Salvini sia colpevole. Vogliamo invece dire, Signori del Tribunale, che se Salvini è un razzista Salviano non è gentile nei suoi confronti ed anzi – a dirla tutta – ci sembra un po' responsabile di un reatuccio che si chiama diffamazione. O costui è legibus solutus ? Fatemi capire. Vogliamo dire che non si può pubblicamente definire Buffone un Ministro della Repubblica (qualunque ne sia la pulsione scatenante ) e definirlo anzi icasticamente come un Ministro della Malavita, per quanto la definizione sia risalente nel tempo, onusta di letteratura e magari anche un po' fuori tema.
Vogliamo dirlo che Saviano ha scritto un libro che dal 2006 la Sinistra cerca di farci apparire come un capolavoro quando in realtà è una cagata pazzesca (copyright Fantozzi) e che tutti – ma tutti – hanno detto di aver letto mentre lo abbandonavano in cucina dopo essere riusciti (con fatica anche malcelata) ad arrivare alla metà di quelle pagine pesantissime ? Vi prego:risparmiateci le ragioni escatologiche a difesa del libro. La mafia e la camorra si combattono tutti i giorni ma chi la combatte non ha mai goduto dei privilegi di Saviano. Pensiamo davvero che Saviano sia il detentore di una verità che divide da tempo con Fabio Fazio e Fabio Volo ai quali la Cultura sembra appaltata soltanto perchè da luoghi strategici (radio e Tv) riescono a contrabbandare per sopraffini a livello letterario ed umano autentici obbrobri di scuderia ? Non entriamo nel merito della scorta di Saviano (non siamo mica scemi) ma ci sentiamo di dire con forza – una volta per tutte – che Gomorra è il più grande affronto letterario degli ultimi anni. Pertanto, Signori del Tribunale, non soltanto chiediamo che il Ministro Salvini vada mandato assolto dalle accuse peraltro giuridicamente graciline che gli vengono mosse da giganti del pensiero trinariciuto come Vauro e Santoro ( ma dove lavori adesso Santoro ? Scusa eh, a forza di girare anzi di peregrinare per emittenti ho perso la bussola), ma ci sentiamo in dovere di invocare – a sua difesa – anche l'attenuante del particolare valore morale e sociale per aver finalmente permesso a noi – oscuri pennaruli – di alzare finalmente il velo su un libro da tanti considerato un capolavoro e dai più – quelli silenziosi che non hanno il coraggio di dirlo, gli ipocriti rectius – un vero mattone.