Di Redazione su Domenica, 03 Dicembre 2017
Categoria: Avvocatura, Ordini e Professioni

Sono un uomo libero e da libero e povero morirò. Con te nulla ho a che fare, collega dalla mangiatoia bassa

Uno di duecentocinquantamila - così ama definirsi Giuseppe Caravita, Avvocato del Foro di Roma e nostro Amico - ha scritto una bellissima riflessione, una di quelle che tutti noi dovremmo rileggere sera per sera. La proponiamo alla fine di questa giornata di fremiti e di passioni, eccola:

C´è una parte della mia vita, una piccola parte della mia vita, che si può chiamare Felicità. La condivido con voi, Consorelle e Confratelli, che anche custodite nei Vostri cuori una piccola parte di Felicità, che è vostra, e che nessuno Vi toglierà mai.

Voglio però a voce alta e chiara dire con chi non la condivido: non la condivido con chi ha la mangiatoia bassa, e pur di mangiare china la testa.
Non la condivido con il Commissario Straordinario di un importante ente pubblico di Roma, che in un colloquio telefonico mi ha detto testualmente : "Evidentemente Lei e la Sua cliente fate parte della stessa cordata". Ho risposto quello che dovevo rispondere. Io non faccio parte di cordate, non ho clienti ma assistiti, sono un uomo libero e libero morirò. Povero, ma libero.

Non la condivido con un Custode Giudiziario che cacciando l´esecutato dalla casa venduta all´asta ha detto "Il Suo Avvocato è troppo scrupoloso" riferendosi a me. Ho detto al mio assistito, che mi riferiva la frase, che quella frase era una minaccia, la minaccia formulata da una rotella di un potere cieco e spietato.

Non la condivido con il giovane Collega che nella udienza di una causa che riguardava me e dove mi difendevo da solo, quando ho esibito una certa lettera arrivata tra citazione e prima udienza, ha chiesto di leggerla, poi l´ha buttata sulla scrivania dicendo "Questa lettera può averla scritta chiunque" (sottintendo che poteva essere falsa), Ne riparleremo in fase istruttoria: però alla fine della udienza l´ho preso da una parte e gli ho detto "Potrei essere tuo padre. Questa volta ho lasciato correre, la prossima chiederò che parole come quelle che hai detto siano messe a verbale e ti farò un esposto".

No, la mia Felicità, per quello che vale, per quello che è durata, io la condivido con i derelitti, con gli aggrediti, con chi non riceve lo stipendio da mesi, con chi non ha gli strumenti per reagire, con chi non ha più il coraggio e la forza di guardare negli occhi i figli, con chi ha sbagliato, con chi se mangia a pranzo non mangia a cena. E non sono pochi.
E con loro voglio condividere il mio stupido, insignificante passaggio terreno.

Non c´erano più suoni
nelle vie solitarie,
nelle vie solitarie
non c´erano rumori.
Tu, senza più ritrosia,
avvicinavi ancora
la tua mano alla mia
e ci fioriva in cuore,
in cadenza ternaria
il ritmo straordinario
della Felicità......

Buona domenica, Sorelline e Fratellini