Di Redazione su Venerdì, 12 Gennaio 2018
Categoria: Avvocatura, Ordini e Professioni

Si è fatta sera in studio, e sento il peso di uno sforzo inutile. Diario nella notte dell´Avvocatura.

"Forse un giorno scriverò il vero diario, fatto di pensieri atroci, di mostruosità e di voglia innaturale di uccidersi. Il vero diario è nella mia coscienza ed è una lapide tristissima, una delle tante lapidi che hanno sepolto la mia vita. È stato detto da qualcuno: «Chi ha vissuto più volte deve morire più volte». Frase stupenda, che riassume il terribile concetto della stupidità irata dell´uomo che non concepisce le colpe degli altri e tollera solamente le proprie."

Così scrisse la grande poetessa Alda Merini. Ma, al tempo della grande crisi dell´avvocatura, c´è chi un diario ha provato a scriverlo, ed anche se fosse non un diario ma pensieri disordinati scritti su un foglio di carta o digitati in una tastiera, vogliamo dare voce e spazio a questa riflessione di Ernesto, un Collega tra i tanti, che è stata postata nel Gruppo Gli avvocati di Facebook. Augurandogli, ed augurandoci, che un giorno cambierà

Ogni tanto mi rattristo e mi guardo indietro, per capire dove ho sbagliato, quale scelta era meglio che facessi.

Capita la giornata nella quale l´udienza per la prova testi fondamentale all´esito della causa vada male, nonostante tu abbia passato l´intera precedente giornata a studiare e ristudiare il fascicolo e le possibili varianti nelle dichiarazione dei testi.

Capita che torni a studio e il lungo silenzio del telefono non fai più finta di non sentirlo cercando di concentrarti sulle cose da scrivere, sulla ricerca da fare, sull´argomento da approfondire... per andare avanti, per dare un senso allo stare a studio...

Così come, in questi mesti giorni, non eviti, ma anzi ti soffermi, sul fatto che la sala d´attesa sia vuota e che gli appuntamenti siano sempre più radi...In giorni così ci fai caso ai silenzi e ai vuoti, non fai finta che possano essere colmati dalla tua determinazione ad andare avanti....

Per farsi forza ti dici "si semina oggi per raccogliere domani", ma i raccolti sono scarni, saltuari e sempre più magri, nonostante gli sforzi che profondi.
Vinci cause disperate? E il cliente non ti paga il pur contenuto compenso che hai concordato, e stai lì a chiamare, messaggiare, insistere...implorare...
Hai la convenzione di domiciliazione con la pattuizione del pagamento delle note spese a 90 giorni e ne sono passati 500 e speri che il mega studio ti metta nella lista del prossimo pagamento...

Sei riuscito a saltare tutti gli ostacoli per farti ammettere al gratuito patrocinio o a farti riconoscere l´indennizzo Pinto?
E passi ore, giorni mesi e anni del tuo tempo appresso alla speranza che hai presentato tutta la documentazione richiesta, compilato tutti i moduli in modo giusto, affinchè arrivi una boccata d´ossigeno che ti faccia passare sto sconforto.

Si è fatta sera. Lo studio oggi è un poco freddo. Spengo la luce. Stasera non ho proprio voglia di fare quello che spesso faccio: voltarmi indietro, guardare la mia postazione con le carte accatastate e sentire dentro di me la soddisfazione per quello che hai fatto durante la giornata di lavoro: oggi sento il peso dello sforzo inutile, insoddisfacente, la frustrazione di un lavoro vuoto, da sconforto.

Chiudo la porta con una domanda che mi rigira nel cervello: che ci faccio con la laurea appesa, il Mac, la mobilia buona, l´abito nuovo se lo studio è vuoto?
Ernesto Reale
Avvocato