Di Redazione su Domenica, 26 Febbraio 2017
Categoria: Giurisprudenza di Merito

Scuola e precariato, 4 Tribunali in Sicilia accolgono domande docenti e ata, dopo SC giurisprudenza ormai stabile

Quasi tutti i Tribunali siciliani, nel mese di febbraio, sono stati impegnati nella stesura di sentenze riguardanti la decisione dei ricorsi proposti dai precari della Scuola prima della notissima sentenza delle sezioni unite della Cassazione che ha risolto la controversa vicenda, ridimensionando le speranze di molti precari - soprattutto quelle maturate a seguito dei pronunciamenti della Corte di Giustizia CE - ma attribuendo comunque un diritto al risarcimento.
Il nostro studio, che ha dedicato ampio spazio al commento di quelle sentenze, che abbiamo riportato anche per intero nel nostro sito (chi le desidera può stamparle), e che ha in corso azioni in una serie di tribunali del paese dirette al riconoscimento giuridico degli anni di precariato ed alla corresponsione del risarcimento secondo le indicazioni della Cortedi Cassazione*, non può che prendere atto, con soddisfazione, che la giurisprudenza si è ormai orientata nel senso della ammissibilità e del riconoscimento della fondatezza anche di questa tipologia di domande, come dimostrato dalle 3 sentenze, tutte di accoglimento, depositate, negli ultimi 30 giorni, dai giudici di Marsala, Caltanissetta e Siracusa, che hanno fatto seguito a quella del tribunale di Termini Imprese. Di queste sentenze hanno anche scritto i principali giornali della Sicilia, ecco stralci dei loro commenti.
Marsala-Un altro Tribunale, dopo quello di Termini Imerese (Pa), riconosce i diritti del personale amministrativo che dal primo luglio 2001 lavora nelle segreterie scolastiche con contratto di collaborazione coordinata e continuativa. E che da diversi anni chiede il rispetto del D.M. 66/2001 nella parte in cui stabilisce la «stabilizzazione» lavorativa entro 5 anni dall´avvio dei contratti.
Da allora, però, sono passati quasi 16 anni e la stabilizzazione non è ancora arrivata.
Stavolta, a riconoscere i diritti degli ata «co.co.co.» è stato il Tribunale di Marsala (giudice del lavoro Caterina Greco), che ha condannato il Ministero della pubblica istruzione, dell´università e della ricerca a corrispondere alla lavoratrice che ha fatto causa, assistita dall´avvocato M.I., le differenze retributive maturate negli ultimi cinque anni di lavoro tra quanto percepito e quanto le sarebbe spettato in qualità di assistente amministrativo, profilo B1, secondo il contratto collettivo nazionale di lavoro del personale ata, oltre agli interessi legali maturati e alla regolarizzazione della posizione contributiva e previdenziale. Attribuire al lavoro prestato da un precario, evidenzia il giudice Greco nella sua sentenza, «una qualificazione di minor rilievo o differente qualità rispetto al lavoro svolto da altro diverso prestatore sarebbe quanto meno lesivo della dignità della sua opera e del suo apporto personale ed in contrasto con l´art. 1 della Costituzione».
Un´altra sentenza per un caso analogo è attesa al Tribunale di Marsala (giudice Marangoni) per l´11 maggio prossimo. Altre cause contro il Miur sono state promosse sia davanti il Tribunale di Palermo, che altrove.
Gli assistenti amministrativo «cococo» sono circa 900 in tutta Italia, ma più della metà, 490, sono in Sicilia: 205 a Palermo, 157 a Siracusa e gli altri nel resto dell´isola.
Caltanissetta- Il Tribunale di Caltanissetta, lo scorso 31 gennaio, accogliendo ancora una volta le tesi volte al riconoscimento del servizio pre ruolo, ha condannato il Ministero dell´Istruzione, dell´Università e della Ricerca, in persona del Ministro pro tempore al pagamento delle relative differenze retributive.
Le sentenze confermano, ancora una volta, l´evidente discriminazione posta in essere dal MIUR nei confronti dei lavoratori precari non riconoscendo loro il diritto a percepire la retribuzione in base agli effettivi anni di servizio svolti.
Cobas esprime soddisfazione per il riconoscimento giuridico delle ragioni delle lavoratrici e dei lavoratori. "La nostra scelta di adire vie legali è sempre riluttante, sopraggiunge come triste constatazione di un´ostinata e continua negazione dei diritti che sembra diventata prassi normale nella condotta dei governi. Abbiamo altre cause in corso e – qualora sia necessario – altre ne intenteremo; ma continuiamo a pensare che sia uno scandalo che i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori non vengano rispettati in primis da chi – eletto – dovrebbe rappresentare i cittadini. Per quanto ci riguarda come sindacato, la sentenza ci dà la forza di continuare soprattutto l´azione di conflitto che svolgiamo quotidianamente, dal basso, contro l´attacco ai diritti dei lavoratori e contro il tentativo di destrutturare la scuola pubblica".
Siracusa-Successo del Codacons che dopo anni di battaglie ha ottenuto la prima sentenza a favore dei precari della scuola. La vicenda è quella del rinnovo dei contratti a tempo determinato ai professori per coprire posti vacanti, ossia quella di uno Stato in cui piuttosto che affidare una cattedra ad un professore precario, che ne aveva diritto, si è preferito per anni affidare gli incarichi di supplente.
E questo modo di scegliere i docenti della scuola italiana ha prodotto, a fronte di migliaia di cattedre vuote, migliaia di professori con cattedre a tempo, ovvero il cui contratto scadeva con la chiusura delle scuole.
"Il Tribunale del Lavoro di Siracusa – dice l´avvocato B.M.– nella vicenda relativa ad un docente della scuola che durante il giudizio aveva ottenuto la cattedra, ha dichiarato il diritto del professore al riconoscimento, ai fini della progressione stipendiale prevista dalla contrattazione di comparto, della anzianità di servizio maturata durante i rapporti di lavoro a termine intrattenuti con l´amministrazione".
Inoltre, il Miur è stato condannato a corrispondere al docente la differenza retributiva tra quanto percepito da quest´ultimo e quanto sarebbe allo stesso spettato per effetto dell´anzianità di servizio. In tal modo si è riconosciuta l´illegittimità dei contratti a termine che il docente-supplente aveva dovuto stipulare per anni, attribuendo al professore quanto gli sarebbe spettato qualora fosse stato immesso in ruolo sin dal primo contratto. Insomma, si è riconosciuto che anche in Italia non si può essere precari per sempre".
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Fonti: GdS, Sicilia Blog, Il Fatto nisseno.