"Riunione il 7 dicembre e comunicazione il 24 gennaio": così il ministro per l'interno Matteo Salvini, che poche ore fa ha ricevuto la notifica del provvedimento con il quale il Tribunale dei ministri di Catania si è determinato a chiedere l'autorizzazione a procedere al Senato nei suoi confronti per sottoporlo ad un giudizio ipotizzando il reato di sequestro di persona aggravato, ha informato in diretta su Fb i propri elettori dei tempi tra la richiesta al Tribunale dei ministri e la notifica dell'atto. Poi ha ironizzato circa la lentezza dei magistrati: "Rapidi. In un'azienda qualunque qualcuno dovrebbe dare delle risposte", ha commentato. Il ministro viene accusato di "aver abusato dei suoi poteri". "I giudici facciano i giudici, i ministri fanno i ministri ed esercitano i loro poteri", ha aggiunto Salvini.
"Le dichiarazioni odierne del Ministro dell'Interno, a commento della decisione del Tribunale dei Ministri di Catania, risultano irrispettose verso i colleghi nei toni di derisione utilizzati e nei contenuti, anche laddove fanno un parallelismo tra i tempi di redazione di un provvedimento giurisdizionale, come noto previsti dalla legge, e il funzionamento di un'azienda privata. Il rischio di una delegittimazione della magistratura, il cui operato viene fatto nel rispetto delle leggi dello Stato, è alto e va assolutamente evitato". Lo ha affermato in una nota l'Anm.
Sullo sfondo della polemica tra il ministro per l'interno e l'Associazione dei magistrati rimangono i dubbi e le incertezze sull'esito del voto che, comunque, l'aula del Senato dovrà esprimere pronunciandosi sulla richiesta di autorizzazione a procedere inoltrata dal tribunale dei ministri di Catania, che dovrà essere calendarizzata in tempi brevi. Il ministro Matteo Salvini ha già pubblicamente dichiarato che, nel caso di un pronunciamento del Senato favorevole alla richiesta del tribunale, si dimetterà immediatamente dal ruolo ministeriale ricoperto, il che potrebbe preludere ad una crisi di governo e a nuove elezioni. Dal canto suo, tenuto conto che l'intero centro-destra, comprendendo tutte le formazioni sia di governo che di opposizione facenti capo a tale schieramento, potrebbe pronunciarsi contro la richiesta del tribunale, e che invece il Partito Democratico si pronuncerà quasi certamente a favore, l'ago della bilancia, determinante ai fini dell'esito del voto, sarà dato dalla posizione che assumerà il gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle al Senato. Se il gruppo si schiererà per il si alla richiesta proveniente da Catania, il Senato accorderà l'autorizzazione, Salvini si dimette era quasi certamente da ministro e a quel punto potrebbe essere crisi di governo. Se invece il gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle si schierasse per il rigetto della richiesta di autorizzazione, il ministro per l'interno non subirà alcun processo e il governo sarebbe al sicuro, ma in tal caso sarebbe sicuramente arduo spiegare un tale orientamento. La partita è dunque densa di incognite.