"Il fatto non sussiste" ma, anche in questo caso, la giustizia è arrivata in ritardo. La Suprema Corte di Cassazione ha disposto l'annullamento senza rinvio della condanna che la Corte d'Appello di Roma aveva inflitto ad Ignazio Marino, Sindaco di Roma. Una condanna a due anni di reclusione per i reati di peculato e falso in atto pubblico, che, secondo l'accusa, Marino avrebbe commesso nel momento in cui era sindaco di Roma. Una vicenda sulla quale l'opinione pubblica aveva discusso a lungo, dividendosi in innocentisti e colpevolisti, mentre l'opposizione, proprio a partire da quelle vicende di scontrini e di cene di rappresentanza, circa 50 per un totale di €12000 pagati dall'amministrazione capitolina, aveva fatto partire una durissima campagna chiedendo le dimissioni del sindaco, soprattutto dopo che la sentenza della Corte d'Appello, rovesciando l'esito di quella di primo grado, lo aveva ritenuto colpevole e condannato a due anni.
Ed invece, il fatto non sussiste. Nessun addebito per l'ex sindaco di Roma che si era poi dimesso, e a cui questa sentenza restituisce, per i fatti oggetto del processo, onorabilità. Tanto più che è stata la stessa Procura Generale a spingere per questo esito con il pg Mariella De Masellis che nell'udienza di questa mattina aveva sollecitato l'assoluzione "perché il fatto non sussiste".