Grande festa, quella di oggi, per il mondo cristiano. Ogni anno il 16 luglio celebriamo la memoria della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo.
Ecco come ebbe origine questa festa mariana:
nello scenario della Galilea, in un piccolo promontorio sopra il Mare Mediterraneo, si eleva il Monte Carmelo, rifugio di molti santi che, nell'Antico Testamento, si ritiravano in quel luogo solitario per pregare in attesa della venuta del Divino Salvatore. Ma nessuno di loro, tuttavia, impregnò di tante virtù quelle rocce benedette quanto il Profeta Elia.
Sull'esempio di Sant'Elia, vi furono sempre sul Monte Carmelo eremiti che lassù vissero e pregaro¬no, recuperando e trasmettendo ad altri lo spirito del Profeta Elia. E quel luogo santificato da uomini contemplativi richiamava altri contemplativi.
Verso il secolo IV, quando cominciarono ad apparire i primi monaci solitari dell'Oriente, le pendici rocciose del Monte Carmelo accolsero una cappella, nello stile delle comunità bizantine, le cui tracce si vedono ancor oggi.
Più tardi, verso il secolo XII, alcuni penitenti-pellegrini, questa volta venuti dall'Occidente al seguito delle Crociate, si raccolsero insieme sul Monte Carmelo per vivere in forma eremitica e nell'imitazione del Profeta Elia, la loro vita cristiana. Costruirono una chiesetta che dedicarono a Maria Santissima e presero il nome di "Fratelli di Santa Maria del Monte Carmelo" conosciuti oggi come "Carmelitani".
La crescita del numero dei fratelli di Nostra Signora del Monte Carmelo rendeva necessaria un'organizzazione giuridicamente riconosciuta dalla Santa Sede. Nel 1225 una delegazione dell'Ordine si diresse a Roma per richiedere al Santo Padre l'approvazione di una Regola, effettivamente concessa dal Papa Onorio III nel 1226.
Con l'invasione dei Luoghi Santi da parte dei musulmani, il superiore del Monte Carmelo diede il permesso ai religiosi di trasferirsi in Occidente dove fondarono nuove comunità.
Nel Continente Europeo i frati del Monte Carmelo cominciarono a ridursi di numero tanto che stavano quasi per estinguersi: la famiglia religiosa di Elia sembrava un tronco secco e vecchio, destinato a disfarsi in poco tempo.
SAN SIMONE STOCK
Era il momento atteso dalla Vergine Santissima per far rifiorire, sull'alto della verga disseccata, un fiore: San Simone Stock. Questo inglese di riconosciuta virtù, era stato eletto Generale dell'Ordine dei frati del Monte Carmelo. Pregando Nostra Signora con molto fervore, San Simone implorò che non permettesse la scomparsa dell'Ordine Carmelitano. In questa desolante situazione la Santissima Vergine apparve al suo buon servitore il 16 luglio 1251 e gli consegnò lo Scapolare, perché fosse indossato da tutti i frati dell'Ordine e gli fece questa promessa: "Ricevi, figlio dilettissimo, lo Scapolare del tuo Ordine, segno della mia fraterna amicizia, privilegio per te e per tutti i carmelitani. Coloro che moriranno rivestiti di questo Scapolare non andranno nel fuoco dell'Inferno. Esso è un segno di salvezza, di protezione e di sostegno nei pericoli e di alleanza di pace per sempre". La festa liturgica fu appunto costituita per commemorare l'apparizione del 16 luglio 1251 durante la quale la Vergine Maria diede a San Simone Stock, lo "Scapolare".
Maria Santissima, donandoci lo Scapolare, ci offre la sua protezione, ci avvolge nel manto della sua misericordia e del suo amore materno ed accoglie la nostra consacrazione al Suo Cuore Immacolato invitandoci a rivestirci di Cristo, suo Figlio e nostro Salvatore.
IL PRIVILEGIO SABATINO
Ma una seconda promessa fatta da Nostra Signora del Carmelo ha dato una ancor più rilevante importanza alla devozione dello Scapolare.
In un'apparizione al Papa Giovanni XXII, riferendosi a quelli che avrebbero portato lo Scapolare durante la loro vita, la Santissima Vergine fece questa promessa:
"O Giovanni, Vicario del mio diletto Figlio… concedi ampia conferma al mio santo e devoto ordine del Carmelo, iniziato da Elia ed Eliseo… E anche altri, se entreranno, faranno parte per Devozione, portando l'Abito Santo… Io, Madre di Grazia, libererò quanto prima e specialmente il primo sabato dopo la sua morte, quanti troverò nel Purgatorio: li libererò e li condurrò al monte santo della Vita Eterna".
Lo stesso Pontefice confermò questa indulgenza plenaria nella celebre Bolla Sabatina, del 3 marzo 1322, confermata da diversi Papi come Alessandro V, Clemente VII, Paolo III, San Pio V e San Pio X.
Nel 1950 il Papa Pio XII incoraggiò l'uso dello Scapolare, esprimendo il suo desiderio perché "sia il simbolo della consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, della quale abbiamo molto bisogno in questi tempi tanto pericolosi". Scrisse anche: "Non si tratta di cosa di poco conto, ma dell'acquisto della Vita Eterna, in virtù della promessa della Beata Vergine. Si tratta infatti dell'impresa più importante e del modo più sicuro di attuarla…" (Lett. "Neminen profecto", 11 febbraio 1950).
All'inizio lo Scapolare era di uso esclusivo dei religiosi carmelitani. Più tardi, la Chiesa, volendo diffondere i privilegi e i benefici spirituali di questo abito religioso a tutti i cattolici, estese la possibilità di indossare lo Scapolare a tutti i fedeli.
A partire dal misericordioso intervento della Madre di Dio, dopo l'apparizione a San Simone Stock, l'Ordine Carmelitano rifiorì e conobbe altri periodi di gloria, accrescendo in tutta la Chiesa Cattolica la devozione alla Santissima Vergine. In questo Ordine nacquero tre luminari, per non citare che questi, che risplenderanno dappertutto e per sempre nel firmamento della Chiesa: Santa Teresa d'Avila, San Giovanni della Croce e Santa Teresa di Gesù Bambino, tutti e tre proclamati "Dottori della Chiesa".
Maria, poi, è chiamata, in una delle preghiere più celebri della chiesa cattolica dedicata all'Immacolata, il Salve Regina, a "rivolgere gli occhi tuoi misericordiosi". Lei, "Avvocata nostra" ("Orsù, dunque, Avvocata nostra", rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi...").
Siamo forse sotto processo? Ci serve una avvocata speciale per procurarci una assoluzione, o quanto meno, come si fa nei casi problematici e, ancor più, disperati, per ridurre l'entità di una probabile pena?
Su questo sono stati scritti nei secoli fiumi di inchiostro, da autori cristiani come anche dai laici. Fatto sta che non si tratta di una citazione, o di una invocazione, isolata. La sacra scrittura è colma di riferimenti alla giustizia, e non solo a quella degli uomini ma anche e soprattutto a quella che pioverà dall'alto, ad un giusto processo, al ruolo degli avvocati, alla correttezza dei giudici e del giudice. Nessuna condanna, nessuna irrogazione di pena sfugge alla celebrazione di un processo, nel quale ciascuno può far valere la propria tesi. Tranne, naturalmente, il processo ingiusto per definizione, quello che, non a caso, segna l'epilogo e la rinascita. Ed anche qui, l'Avvocata nostra era presente, ai piedi della croce come anche tra gli amici di Gesù dopo la sua morte.
Giustizia, quindi, stella polare del rapporto tra terra e cielo, ma anche di quello terra-terra, uomo-uomo. Per esempio, «Giuseppe… era uomo giusto» ed ancora «Il giusto vivrà per la sua fede». Ma se la giustizia umana non si realizza, o tarda ad arrivare, allora è Dio che interviene quando sono calpestati i diritti dei più poveri, degli ultimi, degli scarti del mondo, come al tempo erano giudicati gli orfani, le vedove, i membri di particolari etnia o categorie sociali: «Alzati, giudice della terra, rendi ai superbi quello che si meritano!» Ed ancora: «Noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova nei quali abita la giustizia». Giustizia è «sciogliere le catene inique», «dividere il pane con l'affamato», «introdurre in casa i miseri, senza tetto». «Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia » (Mt 5,6).
Ma soprattutto, il Magnificat, che ha come protagonista proprio la madre di Gesù, l'Immacolata. Giustizia, a fronte dell' ingiustizia del mondo che in nome dell'egoismo e dell'opportunismo rende i ricchi sempre più ricchi e manda al massacro i più poveri, e riscatto: "Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili ha ricolmato di beni gli affamati ha rimandato i ricchi a mani vuote...'.
Insomma, tra la Madonna e l'avvocatura è esistito sempre un rapporto di particolare vicinanza. Non a caso, molti sono stati gli avvocati che, contestualmente alla Difesa del Diritto degli uomini alla giustizia in terra, hanno anche celebrato l'Avvocata celeste. Come Bartolo Longo, avvocato pugliese nato a Latiano, in Puglia, dottore in giurisprudenza e per anni avvocato, ma soprattutto benefattore e fondatore del santuario di Pompei dedicato proprio al all'Immacolata. O come Alfonso Maria dei Liguori, famoso avvocato partenopeo, il quale come ricostruito dagli storici suoi contemporanei, ad un certo punto lasciò la toga per dedicarsi a ben altri processi, dopo aver dedicato tanta intelligenza alla costruzione di quelle 12 regole morali dell'avvocato che sono state le antesignane della attuale deontologia, e che costituiscono ancora oggi un inestimabile patrimonio che fa proprio degli avvocati non solo i custodi della Giustizia ma anche uomini e donne capaci di stare accanto ai più deboli, agli offesi, a coloro che hanno subito un torto per assicurare loro tutela e difesa, anche quando di essi si fossero dimenticate le persone della loro stessa famiglia. Ed anche Alfonso ebbe con l'Immacolata uno speciale rapporto, al punto da dedicarle uno scritto tra i più famosi che adesso proponiamo:
1. Maria è un'avvocata tanto potente da salvare tutti
L'autorità che le madri hanno sui figli è così grande che, anche se questi sono monarchi e hanno dominio assoluto su tutte le persone dei loro regni, mai però le madri possono diventare suddite dei loro figli. E' vero che Gesù siede ora in cielo alla destra del Padre, anche come uomo, come spiega san Tommaso, in ragione dell'unione ipostatica con la persona del Verbo, e che ha il supremo dominio sopra tutte le creature, compresa Maria; tuttavia sarà sempre vero che un tempo, quando il nostro Redentore visse su questa terra, volle umiliarsi e sottomettersi all'autorità di Maria, come ci attesta san Luca: « Ed era loro sottomesso » (Lc 2,51). Anzi, dice sant'Ambrogio, Gesù Cristo, essendosi degnato di fare di Maria sua madre, come figlio era veramente obbligato ad ubbidirle. Perciò Riccardo di san Lorenzo scrive: « Degli altri santi si dice che essi sono con Dio, ma solo di Maria si può dire che ha avuto un privilegio più grande: non solamente di essere stata sottomessa alla volontà di Dio, ma che Dio stesso si sia sottomesso alla sua volontà ». Lo stesso autore aggiunge: « Mentre delle altre sante vergini si dice che "seguono l'Agnello dovunque egli va" (Ap 14,4), di Maria Vergine può dirsi che l'Agnello seguiva lei su questa terra, poiché, secondo la parola di Luca, "le era sottomesso" (Lc 2,51) ». Diciamo quindi che se Maria in cielo non può più comandare al Figlio, tuttavia le sue preghiere saranno sempre preghiere di madre, perciò molto potenti per ottenere tutto quello che domanda. San Bonaventura afferma: « Maria ha il grande privilegio di essere potentissima presso suo Figlio». Perché? Proprio per la ragione che abbiamo accennato e che esamineremo a lungo piu avanti: perché le preghiere di Maria sono preghiere di una madre. Per questa ragione san Pier Damiani dice alla Vergine: « Ti è stata data ogni potenza in cielo e sulla terra. Tu puoi tutto quello che vuoi, poiché ti è possibile sollevare alla speranza della salvezza anche i disperati ». E aggiunge che quando la Madre va a chiedere per noi qualche grazia a Gesù Cristo - che egli chiama l'altare della misericordia, dove i peccatori ottengono il perdono da Dio -, il Figlio tiene così gran conto delle preghiere di Maria e ha tanto desiderio di accontentarla che, quando ella prega, sembra comandare più che pregare e piu signora che ancella. Così Gesù vuole onorare la sua cara Madre che lo ha tanto onorato durante la sua vita, accordandole subito tutto ciò che domanda e desidera. San Germano lo conferma dicendo alla Vergine: « Madre di Dio, tu sei onnipotente per salvare i peccatori e non hai bisogno d'altra raccomandazione presso Dio, poiché sei la madre della vera vita». « Tutti si sottomettono al comando della Vergine, anche Dio »; con queste parole san Bernardino da Siena non esita a dire che Dio esaudisce le preghiere di Maria come se fossero ordini. Perciò sant'Anselmo così si rivolge a Maria: « Vergine santa, il Signore ti ha innalzato a tal punto che con il suo favore puoi ottenere tutte le grazie possibili ai tuoi devoti » io, poiché, come dice Cosma Gerosolimitano, « la tua protezione è onnipotente ». Sì, riprende Riccardo di san Lorenzo: « Secondo tutte le leggi la regina deve godere degli stessi privilegi del re. Perciò, avendo il figlio e la madre la stessa autorità, dal Figlio onnipotente la Madre è stata resa onnipotente ». In tal modo, dice sant'Antonino, Dio ha posto tutta la Chiesa non solamente sotto il patrocinio, ma anche sotto il dominio di Maria. Dovendo dunque avere la madre la stessa potestà che ha il figlio, a ragione, da Gesù, che è onnipotente, Maria è stata resa onnipotente. Resta però il fatto che, mentre il Figlio è onnipotente per natura, la Madre è onnipotente per grazia. Infatti il Figlio non nega alla Madre niente di quanto ella gli chiede, come fu rivelato a santa Brigida. La santa udì un giorno Gesù che parlando con Maria le disse: « Madre mia, tu sai quanto ti amo; perciò chiedimi quello che vuoi, perché qualsiasi tua domanda non può non essere esaudita da me ». E Gesù ne spiegò mirabilmente la ragione: « Poiché non mi hai negato nulla sulla terra, non ti negherò nulla in cielo ». Come se avesse detto: « Madre, quando eri sulla terra non hai negato niente per amor mio; ora che sono in cielo è giusto che io non neghi niente di quello che tu mi chiedi ». Si dice dunque che Maria è onnipotente nel modo che può intendersi di una creatura, la quale non può possedere un attributo divino. Ella è onnipotente perché con le sue preghiere ottiene tutto quello che vuole. Con ragione, dunque, o nostra grande avvocata, san Bernardo ti dice: « Se tu lo vuoi, tutto avverrà ». E sant' Anselmo: « Qualunque cosa tu voglia, o Vergine, è impossibile che non avvenga ». Basta che tu voglia innalzare il peccatore più perduto a un' alta santità, da te dipende il farlo. A tale proposito il beato Alberto Magno fa parlare così Maria: « Io debbo essere pregata di volere; perché se voglio, è necessario che avvenga ». San Pier Damiani riflette su questa grande potenza di Maria e, pregandola di aver pietà di noi, le dice: « Ti sospinga la tua indole pietosa, la tua potenza; perché quanto più sei potente, tanto più devi essere misericordiosa ». Maria, cara avvocata nostra, poiché hai un cuore così pietoso che non sa guardare i miseri e non compatirli e hai presso Dio un potere tanto grande da salvare tutti quelli che difendi, dégnati di difendere la causa anche di noi miserabili che in te riponiamo tutte le nostre speranze. Se non ti commuovono le nostre preghiere, ti spinga almeno il tuo cuore benigno, ti spinga almeno la tua potenza, poiché Dio te ne ha tanto arricchito affinché quanto più sei potente nel poterci aiutare, tanto più tu sia misericordiosa nel volerci aiutare. Di ciò ci assicura san Bernardo: « Maria èimmensamente ricca in potenza e in misericordia e come la sua carità è onnipotente, così è pietosa nel compatirci e ce lo mostra continuamente con gli effetti ». Fin da quando Maria viveva su questa terra, il suo unico pensiero, dopo la gloria di Dio, era di aiutare i miseri e fin da allora sappiamo che godette il privilegio di essere esaudita in tutto ciò che chiedeva. Lo vediamo nell'episodio delle nozze di Cana di Galilea quando, essendo venuto a mancare il vino, la santa Vergine, presa da pietà per l'afflizione e la confusione di quella famiglia, chiese al Figlio di consolarla con un miracolo: « Non hanno vino ». Gesù rispose: « Che importa a me e a te, o donna? L'ora mia non è ancora venuta » (Gv 2,4). Notiamo bene: il Signore sembra aver negato la grazia alla Madre dicendo: « Che importa, o donna, a me e a te che sia mancato il vino? Ora non conviene che io faccia alcun miracolo, non essendo ancora giunto il tempo, che sarà il tempo della mia predicazione, nel quale devo confermare con i segni la mia dottrina ». Tuttavia Maria, come se il Figlio avesse già accordato la grazia, disse ai servi: « Fate quello che vi dirà », riempite i vasi d'acqua; ora sarete consolati. Infatti Gesù, per compiacere la Madre, mutò quell'acqua in ottimo vino. Ma come? Se il tempo fissato per i miracoli era quello della predicazione, come poteva il miracolo del vino essere anticipato contro il decreto divino? No, risponde sant'Agostino, non si fece nulla contro i decreti divini. Infatti, sebbene, generalmente parlando, non fosse ancora giunto il tempo dei segni, nondimeno, fin dall'eternità Dio aveva stabilito con un altro decreto generale che alla divina Madre non sarebbe mai stato negato nulla di quanto chiedesse. Perciò Maria, ben consapevole di questo suo privilegio, anche se il Figlio sembrava aver respinto la sua domanda, tuttavia disse ai servi di riempire i vasi d'acqua, come se la grazia fosse già concessa. Così intese san Giovanni Crisostomo il quale, a proposito delle parole « Che importa a me e a te, o donna? » dice che, benché Gesù avesse così risposto, tuttavia, per onorare sua Madre, non mancò di ubbidire alla sua domanda. Lo stesso pensiero espresse san Tommaso dicendo che con le parole « l'ora mia non è ancora venuta », Gesù Cristo volle dimostrare che avrebbe differito il miracolo se un altro glielo avesse chiesto, ma poiché glielo chiedeva la Madre, lo fece subito. Lo stesso dicono san Cirillo di Alessandria e san Girolamo, come riferisce Manoel Barradas. Anche Giansenio di Gand a proposito di questo passo di san Giovanni scrive: « Per onorare sua Madre, anticipò il tempo di compiere miracoli ». E' certo insomma che non vi è nessuna creatura che possa ottenere a noi miseri tante grazie quanto questa buona avvocata, la quale viene onorata da Dio non solo come sua diletta ancella, ma anche come sua vera Madre. Questo appunto le dice Guglielmo di Parigi rivolgendosi a lei. Basta che parli Maria, il Figlio tutto esegue. Parlando con la sposa del Cantico dei cantici, che è Maria, il Signore le dice: « Tu che abiti nei giardini, gli amici sono in ascolto, fammi sentire la tua voce » (Ct 8,13). Gli amici sono i santi, i quali, quando chiedono qualche grazia in favore dei loro devoti, aspettano che la loro regina la domandi a Dio e la ottenga, poiché - come abbiamo detto nel capitolo precedente - nessuna grazia viene dispensata se non per intercessione di Maria. E come intercede Maria? Basta che faccia sentire al Figlio la sua voce: « Fammi sentire la tua voce ». Basta che parli e subito il Figlio l'esaudisce. Guglielmo di Parigi, spiegando il passo suddetto, mostra il Figlio che così parla a Maria: « Tu che abiti nei giardini celesti, intercedi con fiducia per chi vuoi; infatti non posso dimenticare di essere tuo Figlio e pensare di negare qualcosa a te mia Madre. Basta che tu dica una parola e sei ascoltata ed esaudita dal Figlio ». Dice l'abate Goffredo che Maria, benché chieda le grazie pregando, tuttavia prega con una certa autorità di madre. Perciò noi dobbiamo essere sicuri che ella ottenga tutto ciò che desidera e chiede per noi. Valerio Massimo narra che Coriolano, quando assediava Roma, non si lasciò commuovere dalle preghiere dei cittadini e degli amici. Quando però andò a pregarlo sua madre Veturia, egli non poté resistere e subito tolse l'assedio. Ma le preghiere di Maria a Gesù sono tanto più potenti di quelle di Veturia, quanto più questo Figlio è grato ed ama la sua cara Madre. Il padre polacco Giustino da Miechow scrive: « Un sospiro di Maria può più che le preghiere di tutti i santi insieme ». Il demonio stesso, racconta il padre Paciuchelli, fu costretto un giorno, per ordine di san Domenico, a confessare per bocca di un ossesso che un sospiro di Maria vale presso Dio più delle suppliche di tutti i santi uniti insieme. Dice sant'Antonino che le preghiere della santa Vergine, essendo preghiere di una madre, hanno una certa autorità di comando ed è perciò impossibile che ella non sia esaudita. Quindi san Germano così le parla, incoraggiando i peccatori che si raccomandano a questa avvocata: « O Maria, tu hai su Dio l'autorità di una madre e perciò ottieni il perdono anche ai più grandi peccatori, poiché il Signore, trattandoti sempre come sua vera e intemerata Madre, non può non esaudirti ». Santa Brigida udì i santi del cielo dire alla Vergine benedetta: « Che cosa c'è che tu non possa? Ciò che tu vuoi, si fa ». Al che corrisponde quel celebre verso: « Ciò che Dio può con il comando, tu lo puoi, o Vergine, con la preghiera ». « E che! dice sant'Agostino, non è cosa degna della benignità del Signore di onorare così sua Madre, lui che dichiarò di essere venuto non ad abrogare, ma a dare compimento alla legge, la quale fra le altre cose comanda che si onorino i genitori? ». Anzi, aggiunge san Giorgio arcivescovo di Nicomedia, Gesù Cristo, quasi per soddisfare al debito che ha verso la Madre, la quale con il suo consenso gli ha dato l'essere umano, esaudisce tutte le sue domande. E il martire san Metodio esclama: « Rallègrati, o Maria, che hai la gioia di avere per debitore quel Figlio che a tutti dà e niente riceve da nessuno. Tutti noi siamo debitori a Dio di quanto abbiamo, poiché tutto è suo dono; ma per te Dio stesso ha voluto farsi debitore, prendendo da te la carne e facendosi uomo ». Dice sant'Agostino: « La Vergine ha meritato di dare la carne al Verbo divino e di preparare così il prezzo della nostra redenzione, affinché noi fossimo liberati dalla morte eterna; perciò e piu potente di tutti ad aiutarci ad ottenere la salvezza eterna ». San Teofilo, vescovo di Alessandria, che viveva al tempo di san Girolamo, lasciò scritto: « Il Figlio gradisce di essere pregato da sua Madre, perché vuole accordarle tutto ciò che egli accorda per riguardo a lei, e così ricompensare la grazia che ella gli rese rivestendolo della nostra carne ». San Giovanni Damasceno così si ivolge alla Vergine: « Tu dunque, o Maria, essendo Madre di Dio, puoi salvare tutti con le tue preghiere che sono avvalorate dall'autorità di madre » Concludiamo con san Bonaventura, il quale, considerando il grande beneficio che ci ha fatto il Signore dandoci Maria per avvocata, così le dice: « O bontà certamente immensa e ammirabile del nostro Dio, che a noi miseri rei ha voluto concedere te Signora nostra, affinché con la tua potente intercessione tu possa ottenerci quanto vuoi ». E il santo continua: « O mirabile misericordia del nostro Dio, il quale, affinché noi non fuggissimo per la sentenza che verrà data sulla nostra causa, ci ha destinato per avvocata la sua stessa Madre e padrona della grazia!
Concludiamo con una delle preghiere meno conosciute dell'avvocato Bartolo Longo alla Santissima Vergine del Santo Rosario di Pompei:
O Santissima ed Immacolata Vergine,
Madre del Mio Dio,
Regina di Luce, Potentissima e piena di carità,
Che siedi incoronata su di un Trono di Gloria,
eretto dalla pietà dei figli Tuoi
sulla pagana terra di Pompei;
Tu sei l'Aurora precorritrice del Sole Divino
nella buia notte delle iniquità
che involge il nostro secolo.
Tu sei la Stella mattutina,
Bella, Risplendente,
la Celebre Stella uscita da Giacobbe,
il Cui splendore sfavillante si innalza verso il Cielo,
penetra nell'Inferno e, diffondendosi sulla Terra,
rischiara l'Universo,
riscalda i cuori più gelidi
ed i morti nel peccato risuscita alla Grazia.
Tu sei la Stella del mare,
apparsa ai dì nostri nella valle di Pompei,
per la comune salvezza
nel quasi universale naufragio
che han fatto le anime nella Fede di Gesù Cristo.
Lascia dunque che io Ti invochi
con questo titolo a Te sì caro
di Regina del Rosario nella Valle di Pompei.
O Santa Signora,
Che sei tutta la Speranza dei Padri Antichi,
la Gloria dei Profeti, la Luce degli Apostoli,
l'Onore dei Martiri, la Corona delle Vergini,
la Gioia dei Santi,
ricevimi e conservami sotto le Ali della Tua Carità
e sotto l'Ombra della Tua protezione.
O Madre di Bontà, abbi pietà di me,
che sono un miserabile peccatore,
macchiato di una infinità di peccati,
con i quali ho offeso Gesù Cristo Tuo Figliolo,
mio Giudice e Mio Dio.
O Vergine piena di Grazia,
salvami, salvami, illumina il mio intelletto;
mettimi sulla bocca quelle parole che a Te piacciano;
dai il moto alla mia lingua,
affinchè, con tutto l'affetto del mio cuore,
io canti sempre le Tue Lodi
e Ti saluti per tutto questo mese
consacrato al Tuo Rosario,
con quel rispetto e quella devozione
dovuti alla Madre di Dio,
come Ti salutò l'Angiolo Gabriele, quando Ti disse:
"Ti saluto, o Piena di Grazia, il Signore è con Te"
e dica con lo stesso spirito
e con la stessa tenerezza di Elisabetta:
"Tu sei Benedetta fra tutte le donne".
Deh! Mia Pietosa Madre e Regina,
per quanto ami il novello Santuario di Pompei,
che sorge a Gloria del Tuo Rosario,
per quanto amore porti al Divin Tuo Figliolo Gesù Cristo,
che Ti volle parte dei Suoi dolori sulla Terra
e dei Suoi Trionfi in Cielo,
impetrami da Dio tutte le Grazie
che tanto desidero per me e per tutti i miei fratelli e sorelle
associati al Tuo Tempio,
se esse sono di Gloria Tua e di salvezza alle anime nostre.