Dichiarare falsamente di aver perduto la propria carta di identità in modo da ottenerne un'altra non è solo una condotta eticamente scorretta, ma concretizza un reato, quello di falso ideologico. Così ha deciso la Suprema Corte di Cassazione condannando un uomo che, dopo aver consegnato ad un terzo la propria carta di identità, a garanzia dell'adempimento di un debito, ne aveva dichiarato lo smarrimento alle autorità di polizia in modo da farsi rilasciare una seconda.
La Corte di Cassazione (sentenza 8 marzo 2019, n. 10309, allegata) ha confermato il giudizio della Corte d'Appello - che aveva ritenuto nella condotta dell'uomo il reato di falso ideologico, così condannandolo - ribadendo che "...è configurabile il reato di cui all'art. 483 cod. pen. nel caso di falsa denuncia di smarrimento di un documento quando la predetta denunzia sia presupposto necessario per il rilascio del duplicato e, quindi, l'atto abbia una sua specifica destinazione ed efficacia probatoria...".