Il Gip del tribunale di Milano, Stefano Caramellino, ha spiegato nel proprio provvedimento le ragioni per le quali non ha ritenuto di convalidare la misura cautelare dei domiciliari a carico del cantante Marco Carta, che come si ricorderà era stato sorpreso all'uscita de La Rinascente di Milano in compagnia di una donna recante dei pacchi con capi di abbigliamento trafugati e, all'interno della propria borsetta, alcuni utensili attraverso i quali avrebbe commesso il furto.
"Carta - ha spiegato il magistrato - non deteneva all'uscita dell'esercizio commerciale la borsa contenente i vestiti sottratti". Gli "elementi di sospetto sono del tutto eterei, inconsistenti", la "versione degli imputati non è allo stato scalfita da alcun elemento probatorio contrario". Il giudice parla ancora di "carenza di gravità indiziaria" e di un arresto che "non può ritenersi legittimo".
"L'unico teste oculare ha descritto un comportamento anteriore ai fatti che ha giudicato sospetto, ma gli elementi di sospetto sono del tutto eterei, inconsistenti: è normale che due acquirenti si guardino spesso attorno all'interno di un esercizio commerciale di grande distribuzione; l'ipotesi che essi stessero controllando se erano seguiti da personale dipendente è formulata in modo del tutto ipotetico e vago ("Come se controllassero", dice l'addetto sentito a sommarie informazioni il 31 maggio)". Inoltre, "il fatto che i due coimputati si siano recati in un piano diverso per provare le maglie è compatibile con il proposito di trovare un camerino di prova libero, posto che entrambi hanno affermato che grande era l'affollamento e che lo stesso scontrino in atti conferma che era giorno di offerte speciali, cosidddetto 'black friday'. Il passaggio della borsa è stato confermato dall'imputato, che quindi sulla dinamica ha confermato integralmente le risultanze delle sommarie rese dall'addetto alla sicurezza".