Di Redazione su Mercoledì, 12 Giugno 2019
Categoria: Storie di legalità e resistenza

"Quanto saremmo in grado di amare!" Buon compleanno, dolce Anna!

Oggi sarebbe stato il compleanno di Anna, di Anna FRank. Ripercorriamo la biografia dell'autrice del diario, una autentica icona della lotta contro la discriminazione razziale e la guerra, amatissima da bambini ed adulti, cominciando dalle sue espressioni più celebri, tutte impresse nel diario. Eccole:

Pensa a tutta la bellezza ancora rimasta attorno a te e sii felice.

Come è meraviglioso che non vi sia nessun bisogno di aspettare un singolo attimo prima di iniziare a migliorare il mondo.

Ognuno di noi ha dentro di sé una buona notizia. Ed è che non si sa quanto grande si può essere! Quanto si può amare! Che cosa si può realizzare! E quale sarà il nostro potenziale!

È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare.
Eppure me li tengo stretti perché, malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore. Semplicemente non posso fondare le mie speranze sulla confusione, sulla miseria e sulla morte. Vedo il mondo che si trasforma gradualmente in una terra inospitale; sento avvicinarsi il tuono che distruggerà anche noi; posso percepire le sofferenze di milioni di persone; ma, se guardo il cielo lassù, penso che tutto tornerà al suo posto, che anche questa crudeltà avrà fine e che ritorneranno la pace e la tranquillità.

La ricchezza, la bellezza, tutto si può perdere, ma la gioia che hai nel cuore può essere soltanto offuscata: per tutta la vita tornerà a renderti felice. Prova, una volta che ti senti solo e infelice o di cattivo umore, a guardare fuori quando il tempo è cosí bello. Non le case e i tetti, ma il cielo. Finché potrai guardare il cielo senza timori, saprai di essere puro dentro e che tornerai a essere felice.

La verità è tanto più difficile da sentire quanto più a lungo la si è taciuta.

A dispetto di tutto quanto credo ancora che la gente abbia davvero un buon cuore.

Ciò che un cristiano fa è sua propria responsabilità, ma ciò che fa un singolo ebreo viene fatto ricadere sulle spalle di tutti gli ebrei.

Per una come me, scrivere un diario fa un curioso effetto. Non soltanto perché non ho mai scritto, ma perché mi sembra che più tardi né io né altri potremo trovare interessanti gli sfoghi di una scolaretta di tredici anni. Però, a dire il vero, non è di questo che si tratta; a me piace scrivere e soprattutto aprire il mio cuore su ogni sorta di cose, a fondo e completamente.

Penso che quello che mi sta accadendo sia meraviglioso, e non solo per quello che si può vedere del mio corpo, ma tutto quello che sta crescendo dentro. Non ho mai discusso di me stessa o rivelato alcune di queste cose a qualcun altro. Questo è il motivo per il quale ho parlato con me stessa di queste cose.

I genitori possono solo dare ai figli buoni consigli o indirizzarli sulla buona strada, ma la formazione definitiva della personalità di una persona è nelle mani della persona stessa.

Una cosa però l'ho imparata: per conoscere bene la gente bisogna averci litigato seriamente almeno una volta.
Solo allora puoi giudicarne il carattere.

Chi è felice farà felici anche gli altri, chi ha coraggio e fiducia non sarà mai sopraffatto dalla sventura!

 Annelies Marie Frank, detta Anne chiamata Anna Frank in italiano, nacque a Francoforte sul Meno il 12 giugno 1929. È stata una deportata e scrittrice ebrea tedesca, divenuta un simbolo della Shoah per il suo diario, scritto nel periodo in cui lei e la sua famiglia si nascondevano dai nazisti, e per la sua tragica morte nel campo di concentramento di Bergen-Belsen.

Visse parte della sua vita ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, dove la famiglia si era rifugiata dopo l'ascesa al potere dei nazisti in Germania. Fu privata della cittadinanza tedesca nel 1935, divenendo così apolide e nel proprio diario scrisse che ormai si sentiva olandese e che dopo la guerra avrebbe voluto ottenere la cittadinanza dei Paesi Bassi, Paese nel quale era cresciuta.

Tutti conoscono l'opera più celebre, il diario, scritto in clandestinità nell'alloggio segreto ad Amsterdam, la famosa soffitta.

Il mattino del 4 agosto 1944, attorno alle 10.00, la Gestapo fece irruzione nell'alloggio segreto, in seguito a una segnalazione da parte di una persona che non è mai stata identificata. Tra i sospettati vi è un magazziniere della ditta di Otto Frank, Willem Van Maaren. Nel Diario, in data giovedì 16 settembre 1943, Anna afferma esplicitamente che Van Maaren nutriva dei sospetti sull'alloggio segreto, e lo descrive come "una persona notoriamente poco affidabile, molto curiosa e poco facile da prendere per il naso". Gli otto clandestini vennero arrestati insieme con Kugler e Kleiman e trasferiti al quartier generale della SD, in Euterpestraat ad Amsterdam poi nella prigione di Weteringschans e dopo tre giorni l'8 agosto al campo di smistamento di Westerbork.

Gli aiutanti non furono più in grado di proteggere i clandestini e furono costretti a mostrare il nascondiglio all'agente nazista (di origine austriaca) Karl Josef Silberbauer. Kugler e Kleiman furono portati nelle prigioni del Sicherheitsdienst delle SS in Euterpestraat. L'11 settembre 1944 furono trasferiti nel Campo di concentramento di Amersfoort. Kleiman fu liberato il 18 settembre 1944 per motivi di salute, Kugler invece riuscì a fuggire il 28 marzo 1945. Miep Gies e Bep Voskuilj, presenti al momento dell'arresto, scapparono mentre la polizia arrestava i clandestini (restando nei paraggi della palazzina). Dopo la partenza della polizia e prima del suo ritorno per la perquisizione, Mep Gies tornò alla palazzina per raccogliere quanti più fogli possibili tra quelli che l'agente Silberbauer aveva sparso per la stanza mentre stava cercando una cassetta con il denaro dei prigionieri: questi appunti furono custoditi in un cassetto della sua scrivania della ditta al fine di restituirli ad Anna o a suo padre alla fine della guerra. È possibile che alcuni scritti di Anna — oltre a un diario tenuto dalla sorella Margot, di cui Anna fa menzione — siano andati perduti.

Gli otto rifugiati vennero dapprima interrogati dalla Gestapo e tenuti in arresto per la notte. Il 5 agosto vennero trasferiti nella sovraffollata prigione Huis van Bewaring in Weteringschans. Due giorni dopo ci fu un nuovo trasferimento al Campo di concentramento di Westerbork. Dato che erano stati arrestati come delinquenti, erano costretti a compiere i lavori più duri. Le donne - separate dagli uomini - lavoravano nel reparto pile: vivevano nella speranza di rendersi indispensabili nel loro lavoro, evitando così un destino ancora peggiore. Alle loro orecchie arrivavano non solo notizie positive sull'avanzata degli Alleati, ma anche quelle più tetre sui trasporti verso i campi di concentramento in Europa orientale. Secondo alcune testimonianze dei prigionieri di Westerbork, Anna sembrava persa. Dopo un lungo periodo in clandestinità aveva ritrovato la fiducia attraverso la fede. Il 2 settembre, insieme con la sua famiglia e la famiglia van Pels, durante l'appello venne selezionata per il trasporto ad Auschwitz.

Margot e Anna passarono un mese ad Auschwitz-Birkenau e vennero poi spedite a Bergen-Belsen, dove morirono di tifo esantematico, prima Margot e alcuni giorni dopo Anna. La data della loro morte non è nota con certezza, era solitamente indicata come avvenuta nel mese di marzo, ma nuove ricerche pubblicate nel 2015 l'hanno retrodatata al febbraio 1945Una giovane infermiera olandese, Janny Brandes-Brilleslijper, che nel lager aveva stretto amicizia con le due ragazze e assistito alla morte di Anna, seppellì personalmente i cadaveri in una delle fosse comuni del campo e, subito dopo la liberazione, scrisse a Otto Frank comunicandogli la tragica notizia.

 Il diario ha inizio come una espressione privata dei pensieri intimi dell'autrice, la quale manifesta l'intenzione di non permettere mai che altri ne prendano visione. Anna racconta della propria vita, della propria famiglia e dei propri amici, del suo innamoramento per Peter nonché della sua precoce vocazione a diventare scrittrice. Il diario manifesta la rapidissima maturazione morale e umana dell'autrice e contiene anche considerazioni di carattere storico e sociale sulla guerra, sulle vicende del popolo ebraico e sulla persecuzione antisemita, sul ruolo della donna nella società.

Durante l'inverno del 1944, ad Anna capitò di ascoltare una trasmissione radio di Gerrit Bolkestein — membro del governo olandese in esilio — il quale diceva che, una volta terminato il conflitto, avrebbe creato un registro pubblico delle oppressioni sofferte dalla popolazione del Paese sotto l'occupazione nazista; il ministro menzionò la pubblicazione di lettere e diari, cosa che spinse Anna a riscrivere sotto altra forma, e con diversa prospettiva, il proprio.

Esistono quindi due versioni autografe del diario:

  1. la versione A, la prima redazione originale di Anna, che va dal 12 giugno 1942 al 1 agosto 1944, della quale non è stato ritrovato il quaderno (o i quaderni) che copriva il periodo 6 dicembre 1942 - 21 dicembre 1943;
  2. la versione B, la seconda redazione di Anna, su fogli volanti, in vista della pubblicazione, che copre il periodo 20 giugno 1942 - 29 marzo 1944.

Il testo su cui si basò la prima edizione del 1947 (versione C) fu compilato da Otto Frank basandosi principalmente sulla versione B, apportando modifiche e cancellazioni e aggiungendo quattro episodi tratti da un altro autografo di Anna, i Racconti dell'alloggio segreto. L'edizione critica del diario, pubblicata nel 1986, compara queste tre versioni.

La casa dove Anna e la famiglia si nascondevano è ora un museo. Si trova al 263 di Prinsengracht, nel centro della città, raggiungibile a piedi dalla stazione centrale, dal palazzo reale e dal Dam. Nel 1956 il diario venne adattato in un'opera teatrale che vinse il Premio Pulitzer, nel 1959 ne venne tratto un film, nel 1997 ne fu tratta un'opera di Broadway con materiale aggiunto dal diario originale.