Di Redazione su Sabato, 23 Maggio 2020
Categoria: Legge e Diritto

"Per me, avvocato di Milano, il Sud era Terronia, dal 23 maggio '92 so che ho sbagliato, è terra di libertà"

Cari Colleghi, oggi è il 23 maggio ed io sento la necessità di scrivere due parole. Ho appena ho finito di seguire il video della diretta dalla casa che fu di Giovanni Falcone, in Palermo, e mi sono commosso durante il suono di quella tromba, il silenzio e il nostro inno. Grazie, Colleghi! Grazie per esservi recati a Palermo, per avere diffuso quelle immagini, per averci fatto incrociare i volti, i sorrisi, la determinazione di decine di migliaia di giovani che sono arrivati in Sicilia da ogni parte d'Italia, e che nonostante il buio di questi tempi fanno dire a me, avvocato milanese ormai anziano, che di stragi, omicidi, collusioni e ricatti ha purtroppo una lunga e tetra memoria, che la mafia può avere una fine. Era proprio Falcone a sostenerlo, "un fenomeno umano che come tutti gli altri avrà una conclusione", ricordate? Ebbene, questi tanti giovani mi fanno sperare che questa fine della mafia possa vederla con i miei occhi! Grazie amici, grazie ragazzi!Ma c'è una seconda cosa sulla quale desidero soffermarmi in questo giorno tetro e splendido che parla all'Italia, all'Italia tutta intera.Sono nato a Milano, qui ho studiato, mi sono laureato e ho esercitato per quasi 40 anni. I genitori di mia moglie entrambi piemontesi, milanesi i miei figli. Lo confesso. Per buona parte della mia vita ho nutrito un profondo pregiudizio per la gente del Sud, per i siciliani in particolare. Mi sono a lungo chiesto perché quei luoghi di incomparabile bellezza potessero essere abitati, per la grande maggioranza dei casi, da popolazioni che, ai miei occhi, soprattutto nella professione e nel lavoro, mi erano apparse poco responsabili, rozze, scarsamente amanti della legalità al punto da avere istituzionalizzato la pratica diffusa dell'omertà.Sì, sono stato tra coloro che hanno chiamato il sud Terronia, al punto da ritenere che, emancipandosi dal peso del Mezzogiorno, il Nord si sarebbe ricongiunto all'Europa.

 Ho sbagliato, e chiedo scusa del mio errore, come chiedo scusa a nome di tutti i miei conterranei, lombardi, piemontesi, veneti, liguri, emiliani, Colleghi e non, che hanno espresso lo stesso giudizio, e che ancora lo esprimono.Quando, il 23 maggio 1992, è scoppiata quella bomba, e quando due mesi più tardi ne è scoppiata un'altra, ho capito l'assurdità di quei pregiudizi. Giovanni Falcone era orgogliosamente siciliano, nato a Palermo come Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e quasi tutti i servitori dello Stato che li seguivano passo passo. Siciliano anche il padre Pino puglisi, anche il giovane Rosario Livatino, classe 52, e come tantissimi altri tra giudici, poliziotti e perfino politici, tra i quali il fratello del nostro presidente della Repubblica.Che tributo di sangue hanno pagato alla Sicilia e all'Italia intera questi eroi, questi siciliani, siciliani fino al midollo! Roba da far accapponare la pelle, perché nessuna regione italiana ha mai pagato un prezzo così alto, in nessuna altra regione le strade hanno tante lapidi, quasi una per strada!Giovanni Falcone, classe 1939 e Paolo Borsellino, classe 1940, a me - solo di qualche anno meno anziano di quanto sareste stati voi se per quieto vivere avreste scelto di chiedere un trasferimento in un tribunale del Nord - quanto è accaduto in Capaci e in via D'Amelio, ha insegnato ad abbandonare ogni stupido pregiudizio, questo si arcaico e rozzo, a rispettare palermitani, siciliani, meridionali, e a considerare la Sicilia non terra di mafia ma terra di libertà, e a considerare la Sicilia, ma anche la Calabria, la Campania, la Puglia, perché in tutti questi territori ci sono stati Martiri ed Eroi, come il cuore pulsante di un paese uno, e che uno deve restare. Come luoghi non solo splendidi, intrisi delle culture che hanno fondato la nostra civiltà, di grandi monumenti, di buoni sentimenti e buona tavola, ma soprattutto luoghi di redenzione umana e di libertà. Perchè se non ci fossero stati loro, saremmo tutti sotto il tacco del potere mafioso, e forse anche di uno Stato colluso con la mafia.

Grazie ancora, ed ancora scuse. Autorizzo il direttore a pubblicare questa mia semplicemente con il mio nome di battesimo ma lascio in calce i miei riferimenti. Con i miei più cordiali ossequi.

Carlo