Di Redazione su Giovedì, 02 Maggio 2019
Categoria: Attualità

Scontro tra Salvini e avvocati Ciontoli: "Gli assassini chiedono sconto". "Indegno del ruolo"

Scontro totale  tra  gli avvocati della famiglia Ciontoli ed il ministro per l'interno Matteo Salvini. Dopo che i primi, in nome e per conto dei propri rappresentati, hanno comunicato all'opinione pubblica la determinazione, cui sono giunti, di ricorrere avanti la Suprema Corte di Cassazione nei confronti della sentenza di appello che ha definito primi hanno comunicato ha deciso di ricorrere in Cassazione nei confronti della sentenza di appello pronunciata in esito al processo per la morte di Marco Vannini, ucciso il 18 maggio del 2015 mentre era a casa della fidanzata a Ladispoli, in provincia di Roma - un ricorso per Antonio Ciontoli, per eliminare l'aggravante della 'colpa cosciente' ed ottenere così una riduzione di pena, un secondo per la derubricazione in "favoreggiamento personale" per i rapporti di familiarità, o in subordine la derubricazione in 'omissione di soccorso' con una congrua riduzione della pena, come da essi dichiarato - il ministro ha diffuso la seguente dichiarazione: 'La vita di un ragazzo di vent'anni, ucciso in maniera vigliacca, vale solo cinque anni di carcere? E gli assassini chiedono anche uno sconto... Vergogna. Questa non è 'giustizia'''.

 "Restiamo meravigliati nel constatare come la ricerca del consenso popolare possa in qualche modo offuscare la caratura istituzionale di un Ministro della Repubblica – hanno replicato gli avvocati Andrea Miroli e Pietro Messina – Purtroppo siamo di nuovo amaramente costretti a prendere atto di come il Ministro Salvini preferisca etichettare le sentenze dei Giudici ed il diritto dei cittadini di ricorrere anche alla Suprema Corte di Cassazione come una 'vergogna', dimostrando, ancora una volta, una pervicacia unica nell'infrangere quell'antico (e non ancora abolito) principio della divisione dei poteri insito in ogni stato di diritto, al quale, evidentemente, il personaggio fatica ad abituarsi. Lungi dal ritenere che l'obiettivo del pop(u)lare Ministro sia stato quello di emergere nell'attuale agone politico, vogliamo, tuttavia, ricordargli, senza alcuna vena polemica, come l'ordinamento giudiziario, in quanto tale, non può ridursi ad assecondare i desiderata della cosiddetta 'opinione pubblica' imperante in un dato momento storico, ma deve porsi quale strumento supremo di garanzia della tutela dei diritti e caposaldo del nostro ordinamento giuridico, con il compito esclusivo della fedele applicazione della legge".

"Facciamo, inoltre, sommessamente presente che nella nostra Carta fondante è sancito, in più punti, il diritto irrinunciabile alla difesa giurisdizionale dei diritti all'interno di un processo 'equo', dinnanzi ad un giudice terzo ed imparziale, nel contraddittorio delle parti; lo stesso diritto che, giustamente, vanta un autorevole membro del suo partito, attualmente sottoposto ad indagini, per il quale, al contrario, abbiamo notato da parte dello stesso Ministro un solerte, quanto granitico garantismo, che ci fa ben sperare per il futuro".

"Auspichiamo, quindi che ulteriori uscite pubbliche non siano dettate esclusivamente dalla smania di emergere, quanto, piuttosto, dalla volontà di esprimere autorevoli considerazioni e lucide valutazioni, magari degne della carica istituzionale ricoperta".