Di Alberto Pezzini su Martedì, 03 Ottobre 2017
Categoria: Alberto Pezzini: scaglie di ingiustizia

Una decimazione, a ciò condurrà l´obbligo del preventivo. Quel decoro perso in una professione non più libera

Alberto Pezzini affronta uno tra gli aspetti più controversi della professione, criticando ferocemente l´obbligo dei preventivi scritti appena introdotto. Sarà una autentica mattanza, afferma Pezzini, ma ancor prima è la negazione dei principi insiti nelle professioni liberali.
 
E´ entrato in vigore l´obbligo del preventivo scritto anche per noi avvocati.
La legge 124/2017, c.d. sulla concorrenza, ha voluto così.
 
Ogni cliente può quindi andare dall´avvocato e pretendere che questi gli indichi per iscritto la quantificazione dei costi a cui andrà incontro, la durata della lite ed una valutazione della complessità della causa.
Credo che questa sia l´ennesima ferita che lo Stato potesse infliggere all´avvocatura.
 
La libera concorrenza è una bestia ingannevole, amici.
 
Nello Schiavo Hanis – un best seller che è anche un potente affresco della società egiziana – lo scrittore dentista di Voghera Bruno Tacconi scriveva che per fare un operaio ci vogliono due buone braccia mentre per diventare scriba occorrono talento, intelligenza ed anni di sacrificio.
 
Sia detto senza ombra di snobismo né classismo.
 
Gli avvocati affrontano una vita professionale proiettata nel tempo ed irta di difficoltà.
 
Quando ho iniziato io, chi aveva uno zio o il padre avvocato, possedeva la strada già apparecchiata.
Trovare un dominus presso cui fare pratica era un privilegio perchè ti consegnava la possibilità di osservare il tuo maestro e così rubargli il mestiere.
 
Come diceva mio padre, che avvocato non era. Rubagli il mestiere.
Una cosa quindi preziosissima per cui – da praticanti – a nessuno di noi saltava in testa il ghiribizzo di chiedere un compenso al nostro dominus.
 
Anche questo, come il preventivo, è un segno di apparente progresso mentre in realtà rappresenta l´ennesima manifestazione dell´imbastardimento della professione.
 
Pretendere i preventivi scritti equivale non soltanto a renderci simili a chi non professa un´arte liberale come la nostra, ma significa aumentare a dismisura la tonnara degli avvocati.
 
Sappiamo tutti che i preventivi verranno redatti da molti sfondando il tetto dei minimi tariffari che non costituiscono più un obbligo.
 
I preventivi diventeranno semplicemente la testimonianza scritta di ciò che sta già accadendo da tempo.
 
Molti giovani e molti colleghi scorretti praticano prezzi da suk ed i clienti vanno da loro.
 
Per loro, per i clienti, per certi clienti, noi siamo res fungibili, merce da scambiare senza alcun aggio da pagare.
Se l´Avv. Pezzini è troppo caro, vado dall´Avv. Mevio che mi fa di meno:tanto Mevio vale quanto Pezzini, chi se ne frega.
 
La cosa sconcertante è che da quando Bersani ha contribuito nel 2006 ad imporre anche agli avvocati un prezziario da operai – non abbiamo paura di dire le cose come stanno – lo Stato, il Parlamento dove esistono le lobby degli avvocati (forse stanno tutto il giorno alla buvette)- latita.
 
Il concetto del decoro professionale e del giusto compenso muore, svanisce, evapora, non esiste più.
 
Mi viene in mente quindi che l´obbligo del preventivo scritto – laddove consentirà di cristallizzare l´esatta pretesa dell´avvocato anche e soprattutto al di sotto di certi minimi – è in realtà figlio di quello che Nietzsche indicava nella Gaja Scienza come il motore dell´esistenza: la lotta per la sopravvivenza.
 
"Che io guardi agli uomini con sguardo buono o cattivo, li trovo sempre impegnati in un solo compito, tutti e ogni individuo in particolare: fare ciò che giova alla conservazione della specie umana".
 
La concorrenza e il principio che la sottendono derivano dall´istinto di conservazione, l´essenza della nostra specie e gregge.
 
Ma nel momento in cui abbiamo ufficializzato una cosa del genere dentro la nostra professione, sappiamo che siamo già perduti.