Di Giuseppe Caravita su Venerdì, 04 Ottobre 2019
Categoria: Legge e Diritto

"Non siete voi a dirci chi siamo, se foste legislatori attenti, noi avvocati non esisteremmo".

Non siete voi, Signori miei, a stabilire chi è un avvocato. L'avvocato si forma lentamente, in un unico grumo di dolore e sapienza, di fatica ed esperienza. L'avvocato interpreta un ruolo fondamentale, ed è una parte essenziale della macchina della giustizia.

E non siete voi, Signori miei, con le vostre leggi sbagliate, a stabilire cosa fa un avvocato: perchè il paradosso è proprio questo. Se voi, Signori miei, foste in grado di legiferare correttamente, gli avvocati - forse - non servirebbero.

Ma mai come adesso, Signori miei, grazie alla Vostra insipienza, miopia,impreparazione, mai come adesso c'è bisogno di avvocati.

Chi sia un Avvocato - e quando dico Avvocato dico Avvocato del libero foro - lo stabilisce la sua storia: la sua capacità di comprendere, di ascoltare, di muoversi, di evitare le facili lusinghe e i falsi palcoscenici. Lo conferma la sua costanza, la sua dirittura morale, la sua cortesia. 

Gli Avvocati - gli Avvocati liberi - hanno tutti una ferita aperta, che non sanno difendere: perchè sono talmente occupati a tutelare gli altri, che non sono capaci di difendere se stessi.

Non siete voi, Signori miei, a stabilire che si è Avvocati perchè si ha una linea telefonica fissa, una assicurazione professionale, o perchè si svolge la professione in uno stabile di tot metri quadri. Voi, Signori miei, di questa professione ne sapete quanto l'ultimo degli utenti del Sistema Giustizia.

Signori miei, quando avrete pianto o riso leggendo una ordinanza, quando avrete avuto lo stomaco in subbuglio perchè vi sarete trovati di fronte a una evidente ingiustizia (volevo dire porcata, poi ho scelto quest'altra parola, più elegante), quando avrete consumato scarpe per correre di qua e di là e cervello per dire, sia qua che là, cose appropriate, quando avrete accettato difese disperate, quando avrete ascoltato gli assistiti, e li avrete consolati, e indirizzati, rimanendo tuttavia fermi e impassibili nelle linee difensive scelte, quando avrete lasciato scivolare su di voi certe nefandezze che tutti i giorni vengono compiute nelle nostre case, i Palazzi di Giustizia, quando avrete "riconosciuto" il ruolo fondamentale dell'Avvocato, dell'Avvocato del foro libero, allora potrete parlare, e dire, disporre, legiferare.

Fino ad allora, Signori miei, gli Avvocati del foro libero saremo noi, noi che parliamo la stessa lingua, che ci rispettiamo, che soffriamo perché voi ci delegittimate con regole assurde, con costi sempre più insostenibili e scaricando le responsabilità della drammatica situazione della Giustizia italiana sul nostro altissimo ruolo: ma che nononostante tutto, continuiamo a lavorare, per non lasciare spazi all'Avvocatura di cartone che vorreste voi. Noi, non voi, disegniamo la nostra storia.

Noi, non voi, stabiliamo chi è Avvocato. Da noi, e non da voi, viene la gente. Noi siamo 250.000, che vi piaccia o no.

E quando non ci saremo più, come volete Voi, allora saranno dolori di pancia veri. Per tutti.

Ai miei amici Avvocati, vecchi e giovani. Qualcuno questo lavoro lo dovrà pur fare.

Giuseppe Caravita di Toritto
Uno di duecentocinquantamila

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