Salvatore Castelbuono era un vigile urbano e viveva a Bolognetta in provincia di Palermo. Aveva una moglie, Rosaria, e quattro figli: Giuseppe, Carmela, Cesare e Antonio. Era un uomo sempre pronto e disponibile a far rispettare la legge e la legalità. Fu così che all'indomani dell'uccisione del colonnello Russo ad opera dei clan mafiosi, Castelbuono che era un profondo conoscitore del territorio in cui viveva ed operava, venne chiamato a collaborare con i carabinieri che andavano alla caccia dei latitanti mafiosi del territorio palermitano.
Era il 26 settembre 1978 quando lo hanno trovato morto, ucciso da cinque colpi di pistola, nella sua automobile, nelle campagne di Villefrati, al confine con il comune Bolognetta.
Sono stati i corleonesi a commettere l'uccisione di Castelbuono, qualche giorno dopo, arrivò una telefonata anonima ai carabinieri: "Carabiniere, dica al Comandante del nucleo investigativo che i suoi uomini hanno sfiorato da vicino l'uomo che cercavano. La banda che ha suonato per il Vigile Urbano suonerà pure per i Carabinieri."
Il 15 ottobre 2010 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano conferisce a Salvatore Castelbuono la Medaglia d'Oro al Merito Civile con la seguente motivazione: "Vigile Urbano di elevate qualità morali, con eroico coraggio collaborava attivamente con le forze dell'Ordine per la cattura di elementi di spicco della criminalità organizzata, perdendo tuttavia la vita in un vile agguato. Mirabile esempio di elevato senso del dovere e di eccezionali virtù civiche, spinti fino all'estremo sacrificio".
Il suo attaccamento al dovere e alle istituzione è rimasto un esempio e un modello di vita. In un contesto territoriale condizionato dalla presenza della cultura mafiosa e dall'omertà diffusa che in quel periodo regnava, era difficile il solo pensare a poter rompere quel muro. Salvatore Castelbuono mostrò coraggio ed è per questo che perse la vita. A lui saremo grati per sempre.