Di Redazione su Domenica, 12 Marzo 2017
Categoria: Filosofia e Scienze Umane

È possibile esser felici con poco, ripartiamo dalla gioia. Lo psicoterapeuta Impera parla a tutti noi

Magistrato Onorario presso la Corte di Appello di Catania, ma soprattutto psicologo e psicoterapeuta, Carmelo Impera, autore di questa riflessione, è una persona straordinaria. Tutto per il prossimo: la Comunità da lui fondata ad Ispica (RG), Oasi don Bosco, offre accoglienza a minori abbandonati, italiani e stranieri. Da questa domenica, dopo l´8 marzo, questa Pagina ospiterà una sua rubrica. Da leggere ed ascoltare con il cuore. Cominciando da quella di oggi: ripartiamo dalla gioia
 
 
 
Educare alla gioia significa educare a gustare le realtà più belle della vita nel modo più profondo, senza fermarsi al piacere ed al divertimento sterile, senza limitarsi a rapporti superficiali, grossolani, poveri o negativi. Educare alla gioia vuol dire investire in autostima e fiducia, star bene con se stessi, con gli altri, con tutto ciò che ci circonda e con il proprio Dio. Significa in definitiva dar senso e scopo alla vita.
 
Il problema della nostra società non è quello di dare troppo spazio alla gioia, ma quello diametralmente opposto di promettere e donare piaceri a basso costo, piaceri piccoli e fugaci, poveri, banali, vuoti di contenuti, che non portano alla vera gioia, ma solo ad uno sterile "divertimento" che non riesce più a nutrire lo spirito, anzi ne accentua il bisogno e la fame. L´industria del divertimento, con le sue centomila luci abbaglianti e i suoi mille rumori assordanti, ha rubato definitivamente la gioia alle nuove generazioni. Lo "sballo" ha preso il posto della gioia libera e pulita. La cacofonia assordante dei nuovi locali notturni ha eliminato il dolce suono "disco" di chi amava ballare serenamente. La fretta di consumare il corpo dentro una sessualità isterica e perversa, ha preso il posto di quei lunghi e sensuali corteggiamenti che portavano a conoscere una persona e a costruire pian piano un rapporto di coppia pulito e duraturo. Le centomila sostanze dopanti, dall´alcol alla marjiuana, dall´ecstacy alla cocaina, dagli acidi alle polidroghe mortiferamente mixate per fare andare fuori di testa, hanno preso il posto di quella innocente birretta che durava in mano un intero sabato sera.
 
Lo sballo ha preso il posto della gioia e del divertimento consapevole e, così come tutti i piaceri effimeri e banali, lascia il cuore di queste generazioni sempre più vuoto e privo di gioia. Un terribile retrogusto di insoddisfazione e scontentezza, assale i nostri figli dopo una serata di sballo, alimentando una rincorsa perversa verso altri e più intensi piaceri. Essi però, fatalmente, continueranno a non soddisfarli, poiché il loro cuore ha bisogno di ben altro a quell´età, di aspirare a qualcosa di più e di molto meglio. Purtroppo non è possibile per queste generazioni, sopratutto il sabato sera, concepire il divertimento al di fuori dell´alienazione e dello stordimento.
 
Gli stessi strumenti di comunicazione, che durante la settimana li mettono in contatto tra di loro e li preparano al successivo weekend, rischiano di alienarli ulteriormente rubandogli quel tempo che dovrebbero dedicare a loro stessi, allo studio e alla famiglia. Continuamente connessi, morbosamente attaccati a quel telefonico, ormai diventato "protesi" assolutamente inseparabile dal corpo, rischiano di perdere il contatto autentico e reale con il mondo e con se stessi. Chat, videogames, social e quant´altro li spostano continuamente dentro un mondo "altro e altrove", fuori dalla realtà e da quel mondo "vero" fatto di emozioni autentiche e di incontri reali.
 
Ecco perché diventa urgente riprendere in mano le redini dell´educazione, senza paure e resistenze, con gioia e ottimismo, con autorevolezza e ritrovata fierezza. Urgono genitori ed educatori presenti, attenti, preparati e competenti, pronti a dare sempre ragione di quel mondo vero e reale, fatto di rispetto, di sguardi che raggiungono l´anima, di volti, di sorrisi puliti, di contatti "umani"... in cui credono ancora!
 
Dobbiamo restituire alle nuove generazioni quella gioia che noi adulti gli abbiamo rubato! L´interesse economico delle multinazionali del divertimento, dai telefonini alle PlayStation, dai locali notturni allo spaccio di polidroghe, ha prevalso su tutto, distruggendo la qualità di vita dei nostri figli in nome del "dio denaro". La colpa è nostra se questi figli stanno vivendo una incredibile e degenerativa deriva esistenziale. Quale esempio stiamo dando loro?
Attaccati al cellulare più di loro, schiavi di chat e social, immaturi ed infedeli, incostanti ed incoerenti, legati all´interesse personale e al denaro, incapaci di comunicare certe emozioni e saper gestire i nostri nervi, stiamo regalando loro uno spettacolo certamente poco elegante e non rassicurante. Ogni civiltà, in fondo, ha i figli che si merita. Interroghiamoci seriamente allora come adulti, se vogliamo comprendere le reali proporzioni del problema ed individuare alcune vie di soluzione. Facciamo un bel bagno di umiltà ed ammettiamo di aver fallito sia come adulti che come educatori. Ammettiamo di non essere stati garanti di un futuro libero e nutriente e rettifichiamo subito il tiro, prima che sia troppo tardi.
 
Ripartiamo dalla gioia! Dimostriamogli che è possibile essere felici col poco che abbiamo, che l´Amore è il senso dei nostri giorni e il colore della nostra vita, che Dio ci basta, che c´è tanta gioia nella scoperta e nella lettura perché ci mettono in contatto con i pensieri, i sogni e le idee, che c´è tanta gioia pulita nel dialogo con gli altri, che è bellissimo sorridere, cantare, correre... Dimostriamogli quanta gioia c´è nella semplicità e nella mitezza, nell´umiltà e nella bellezza, nella logica del dono e della gratuità, nel ricevere e nel dare, nel donarsi l´un l´altro senza per forza chiedere qualcosa in cambio.