Di Redazione su Sabato, 01 Settembre 2018
Categoria: Storie di legalità e resistenza

"Addio mia dolcissima Noretta, chissà come ci rivedremo dopo": 5 Maggio, l'ultima lettera di Aldo Moro al suo amore

Rinchiuso dalle Brigate Rosse nella "prigione del popolo", Aldo Moro, giurista e presidente della D.C., scrisse moltissime lettere, indirizzate perlopiù ai familiari e alla dirigenza della Democrazia Cristiana, più precisamente a Benigno Zaccagnini, a Francesco Cossiga, a Giulio Andreotti, a Riccardo Misasi e ad altri; oltre che al capo socialista Bettino Craxi, l'unico esponente di governo che abbia sostenuto la necessità di trattare per salvare la vita di Moro. Le lettere, che degli esami grafologici hanno attribuito come scrittura al politico, sono sicuramente di Moro, anche se ragioni tattiche (ascrivibili alla cosiddetta "linea della fermezza" e alla necessità di chiudere ogni spiraglio alla trattativa) spinsero buona parte dell'allora dirigenza politica (soprattutto DC) ad allinearsi e a metterne in dubbio l'autenticità, a sostenere che non fossero state pensate da Moro o fossero addirittura dettate dalle Brigate Rosse.

Il parere dei familiari, dei migliori studiosi e infine di chiunque abbia letto le lettere integralmente, è concorde nel riconoscere pienamente Moro in quegli scritti. Trentotto di queste lettere vennero pubblicate, con una introduzione attribuita a Bettino Craxi, nel pamphlet Lettere dal Patibolo dalla rivista Critica Sociale.

Pubblichiamo quella forse meno famosa ma più toccante. Bellissima. Dedicata al suo amore: 

«Mia dolcissima Noretta, credo di essere giunto all'estremo delle mie possibilità e di essere sul punto di chiudere questa mia esperienza umana.
Ho tentato di tutto.
Credo di tornare a voi in un'altra forma.
Ci rivedremo. Ci ritroveremo. Ci riameremo.
A Te devo dire grazie, infinite grazie, per tutto l'amore che mi hai dato.
Ricordati che sei stata la cosa più importante della mia vita.
Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli.
A ciascuno la mia immensa tenerezza che passa per le tue mani.
Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile.
Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo.
Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo».
(Aldo Moro, ultima lettera alla moglie quando ha capito che doveva morire).