Le parole possono prestarsi ad una pluralità di significati e non sempre l'interpretazione dei lettori, o di una parte di essi, risulta fedele alle intenzioni dell'autore. Lo sanno tutti, lo sanno ancora meglio gli avvocati. Ed è in nome di questo che un internauta, che, su sua richiesta, chiameremo con il nome di fantasia di Caio Tiziano, ha voluto chiarire, per così dire autenticamente, la giusta interpretazione di una espressione, da lui pronunciata nell'ambito di una discussione in seno al gruppo facebook "Politica Forense" che ad alcuni membri del gruppo era apparsa discriminatoria e sessista nei confronti di cittadini stranieri e di un avvocato, Milena Miranda, mentre ad altri lecita.
Il dibattito che si è alimentato ha portato l'autore del commento ad intervenire, per chiarire le proprie reali intenzioni e, in ogni caso, per chiedere scusa sia all'interessata che a chiunque altro si fosse ritenuto leso.
Riportiamo per intero la puntualizzazione di cui in discorso, ritenendo pertanto chiusa, quantomeno per ciò che ci riguarda, la questione.
"Mi vedo costretto ad inviare questa mail alla luce dell'annosa vicenda che ha interessato lo scrivente e la collega Milena Miranda e che tanto clamore ha generato nei vari post pubblicati nei social. Per rigor di replica e credendo che le informazioni, soprattutto se diffuse, debbano essere quanto più vicine alla verità, intendo esprimere tutto il mio rammarico, dispiacere ed avversione nel constatare come il senso delle mie affermazioni, contenute nel post pubblicato dalla collega Miranda nel gruppo "politica forense", sia stato palesemente travisato e mal interpretato.
Le mie parole volevano solamente esprimere un parere su una vicenda ben nota a tutti, in maniera pacata, sincera, pacifica e senza alcun richiamo a violenza o augurio di stupro ad una collega così come qualcuno ha interpretato.
A chi mi contesta il fatto di non aver replicato nell'immediatezza dei fatti e di non essermi scusato dico che subito dopo la pubblicazione del post ho abbandonato il gruppo "politica forense" proprio perché sereno e certo della mia buona fede non credevo di aver arrecato offesa a nessuno, tantomeno volevo augurare del male alla collega (del resto non avrei di certo abbandonato il gruppo se avessi pensato che le mie azioni non fossero corrette ed avrebbero generato conseguenti discussioni, negandomi di fatto diritto di replica e difesa).
Riconosco che le mie affermazioni potevano essere formulate in maniera meno equivoca ma al contempo ritengo che il "processo social" instauratosi nei confronti del sottoscritto sia stato un mero PROCESSO ALLE INTENZIONI, fondato esclusivamente su supposizioni e su interpretazioni personali dei partecipanti alla discussione , primo fra tutti Giuseppe Caravita, che ha letto nelle mie parole, lo si ripete assolutamente prive di riferimenti a violenze, l'augurio di uno stupro alla collega Milena Miranda!!!
Le interpretazioni sono la lettura personale e soggettiva di un concetto o, nel caso di specie, di uno scritto, condizionate da innumerevoli fattori e credenze e, proprio perché soggettive, non possono essere assunte a verità assoluta a meno che la totalità degli interpreti attribuisca il medesimo significato, o la medesima interpretazione, ad un concetto o ad uno scritto. Così non è stato, considerano che in molti, colleghi e colleghe, commentando anch'essi i vari post, hanno sostenuto di non cogliere nelle mie affermazioni significati violenti o riferimenti a stupri augurati.
In ogni caso, ribandendo che le mie intenzioni non erano quelle di offendere nessuno, ho posto comunque le mie scuse alla collega per aver espresso un concetto forse mal formulato ma del tutto privo di contenuti (ed intenzioni) violenti che Le hanno arrecato offesa.
Mi è dispiaciuto inoltre constatare che sulla base di mere interpretazioni non oggettive si è voluto "processare" una persona, attaccandola, diffamandola ed attribuendole pensieri mai realmente manifestati, auspicando addirittura l'avvio di procedimenti disciplinari o penali. Al contempo ringrazio tutti coloro i quali hanno ben compreso le reali intenzioni, la buona fede e la volontà di non arrecare offesa ad alcuno e soprattutto coloro i quali hanno colto il mio stesso significato in quanto da me scritto. Concludo, rinnovando le mie più sincere scuse alla collega per il malinteso".
Fin qui la replica. Per completezza di informazione, occorre anche soggiungere che le scuse che erano state formulate in un primo tempo all'avvocato Miranda, e delle quali non conosciamo la formulazione, non sono state dalla stessa accettate, come peraltro da lei comunicato con un post che, essendo stato pubblicato sulla bacheca di Politica Forense, non riteniamo necessario pubblicare qui. Si tratta di scuse non incondizionate, ha in pratica ed in sintesi affermato l'avvocato Miranda, ma politicizzate e quindi irricevibili. Si tratta, però, di un primo messaggio del quale, come riferito, non abbiamo cognizione alcuna, e che pertanto potrebbe ritenersi superato dagli eventi.
Per parte nostra riteniamo, del tutto sommessamente ed astenendosi dal esprimere un giudizio di merito che non ci compete, che le questioni tra le persone, ed in particolare tra colleghi, possano in linea preferenziale essere risolte nel confronto diretto e nel dialogo, imprecluso naturalmente il diritto di chi si ritenga leso di far valere i propri diritti nelle competenti sedi.