Di Redazione su Martedì, 04 Luglio 2017
Categoria: Avvocatura, Ordini e Professioni

Nepotismo all´università, l´Italia è ancora maglia nera

Una nuova ricerca dimostra che il nepotismo all´università è un fenomeno che interessa molti paesi. Ma che l´Italia è tristemente in prima fila. Un dato che, insieme alla cronica mancanza di investimenti per l´istruzione e la ricerca, penalizza i migliori e induce molte eccellenze ad abbandonare il nostro paese.
di Marzio Bartoloni*
Si aggiorna la mappa del nepotismo nelle università, nella quale l´Italia supera di gran lunga Francia e Stati Uniti. La ricerca, pubblicata sulla rivista dell´Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas), indica che gli accademici italiani tendono a lavorare nella regione in cui sono nati e la tendenza è più marcata nel Sud. E poi anche se il nepotismo darebbe qualche segno di declino rispetto al passato, il brutto vizio di far assumere parenti e familiari nello stesso ateneo sembra resistere di più in alcune Regioni (Puglia, Sicilia e Campania)?e in alcuni settori (Chimica e Medicina).
La ricerca condotto dagli italiani Jacopo Grilli e Stefano Allesina, dell´università americana di Chicago, si basa sull´analisi di cognomi e informazioni geografiche relativi a oltre 133.000 ricercatori e aggiorna una precedente indagine del 2011. I dati italiani sono stati raccolti sul sito del Consorzio Cineca e riguardano gli anni 2000, 2005, 2010 e 2015. «Prendiamo ciascun dipartimento e contiamo il numero di cognomi ripetuti. In Francia, il numero di cognomi ripetuti è spiegato dalla distribuzione geografica, mentre negli Stati Uniti da una immigrazione specifica in alcuni settori scientifici. In Italia, anche tenuto conto di questi fattori, alcune discipline e regioni presentano anomalie», ha detto Allesina. «Grazie a ulteriori test - ha aggiunto il docente - dimostriamo come le anomalie siano compatibili con assunzioni nepotistiche». Queste riguardano Campania, Puglia e Sicilia per il 2015, ma negli anni precedenti si osservano anche in Emilia Romagna, Lazio, Piemonte, Lombardia, Toscana, Sardegna. La stessa cosa vale per le discipline: nel 2015 le anomalie sono più evidenti per Chimica e Medicina e in precedenza anche per Legge, Ingegneria, Biologia, Economia e Agraria.
Dall´analisi emerge inoltre che i ricercatori italiani, a differenza di quelli di Francia e Stati Uniti, tendono a lavorare dove sono nati e cresciuti. L´analisi è stata ripetuta anche usando i nomi di battesimo ed è emerso che ovunque ci sono differenze di genere in Ingegneria, Fisica e Medicina. Lo studio nasce anche dalla volontà di verificare gli effetti in Italia della riforma universitaria del 2010 (la riforma Gelmini), che proibisce di assumere parenti dei docenti. È emerso che il nepotismo nelle università italiane sembra essersi ridotto dal 2000 a oggi. Tuttavia il fenomeno era in calo già in precedenza, suggerendo che la diminuzione osservata sia dovuta più ai pensionamenti e alla riduzione delle assunzioni che non all´effetto della norma.
* pubblicato ne Il Sole 24 Ore scuola 4 luglio 2017