Di Redazione su Sabato, 03 Marzo 2018
Categoria: Avvocatura, Ordini e Professioni

Napoli, dal calcio alla toga: "Sono Sedu, nigeriano che ce l´ha fatta"

Hilarry è un avvocato e a Napoli è stato eletto la scorsa settimana nel comitato pari opportunità del consiglio dell´Ordine con un plebiscito di preferenze nella lista «nuova avvocatura democratica» con «quasi ottocento voti. La sua è diventata una storia esemplare, è recentemente di lui si è occupato il Corriere del Mezzogiorno con un articolo che di seguito vi proponiamo.


Hilarry Sedu a giugno compirà 32 anni ed è a Napoli da quando era in fasce. «Mia madre mi ha partorito in Africa, in Nigeria ma sono un italiano di fatto. Non ho mai chiesto la nazionalità perché porto avanti una battaglia. Voglio che sia anche la cultura a permettere ad un immigrato di diventare italiano e non solo la discrezionalità di un Governo. Essere italiano per diritto naturale». La barriera della diversità cade davanti alle sue parole precise, forbite e anche lui ne è convinto. «Nel momento in cui l´interlocutore ti sente parlare ti riconosce come italiano, anche se hai la pelle di un colore diverso, ma sei in grado di esprimerti nelle stesse terminologie e forme idiomatiche che usa, diventi italiano per diritto naturale e non per concessione».

L´arrivo negli anni Novanta
La sua è una storia di speranza e di forza per tutti gli altri ragazzi africani (e non solo) che sfidano il mare in gommone cercando un futuro lontano dalla loro terra martoriata e povera. Hilarry è un avvocato e a Napoli è stato eletto la scorsa settimana nel comitato pari opportunità del consiglio dell´Ordine con un plebiscito di preferenze nella lista «nuova avvocatura democratica» con «quasi ottocento voti. Hanno compreso il mio messaggio, la mia storia». Suo padre non è mai stato in Italia mentre la madre è arrivata a Napoli negli anni Novanta con un visto turistico ed è stata la prima donna ad aprire a piazza Garibaldi un negozio di abbigliamento. «Io ho vissuto a Castel Volturno e giocavo in una squadra di calcio. All´età di 13 anni qualcuno si accorse del mio talento: la Salernitana mi comprò. Ero difensore centrale in serie B». La speranza, l´idea di potersi creare una carriera fiorente da calciatore si è scontrata con gli infortuni: «Cinque operazioni allo stesso ginocchio e il trapianto di cartilagine, non avrei potuto essere un agonista».

Dalla Salernitana allo studio
Ma Hilarry non ha mai smesso di credere al suo sogno, che non era quello di fare il calciatore, ma di studiare. Conservava soldi, non li sprecava, perché un giorno si sarebbe voluto iscrivere all´università e diventare avvocato. «Mi mancavano 11 esami e li feci tutti in un anno e così mi laureai: era il 2013». Un master in Politica migratoria e Diritto dell´immigrazione e poi l´abilitazione per esercitare. «Da quel momento la mia vita è cambiata ancora una volta. Mi sono impegnato subito nel sociale per cercare di portare avanti con fermezza e decisione quelli che sono i diritti inviolabili — spiega Hilarry —. Adesso assisto Bob Alagiee, il 19enne ferito a colpi di pistola dal gestore del centro temporaneo di accoglienza a Gricignano d´Aversa». Fu lui, di suo pungo, a scrivere una memoria che proponeva l´istituzione della tanto dibattuta legge dello ius soli , «passata alla Camera ma poi arenatasi». «Mi batto anche per lo ius culturae , una richiesta che ho presentato in una memoria alla Commissione straordinaria per i diritti umani del Senato il 12 febbraio del 2014 — dice Hilarry —. Chi entra in Italia prima dei 14 anni e dimostra di aver completato i cicli scolastici deve diventare italiano».

I suoi connazionali
Napoli è una città da sempre accogliente e non è una comunità razzista ma «la situazione è di grande tensione». Ci sono irregolari «propensi alla delinquenza e altri invece che sono ambulanti in cerca di una postazione fissa dove poter esporre la propria mercanzia. A Napoli non c´è una politica che sia in grado di riconoscere dei luoghi pubblici a queste persone per poter esercitare la loro professione e il vuoto normativo crea clandestinità anche nell´esercizio della professione. Per quelli irregolari che commettono reati occorre la mano pesante del Governo ai fini del rimpatrio, ma se sono meritevoli allora devono avere il permesso di soggiorno». E di storie l´avvocato ne conosce tantissime. Come quella di altri suoi connazionali che chiedono asilo politico e invece spacciano droga al centro storico. «Restano a bivaccare 14 ore al giorno perché i centri di accoglienza non hanno obblighi al loro controllo e soprattutto non ci sono leggi che possano imporre, per esempio, delle penali a quegli immigrati che non frequentano corsi linguistici o di avviamento al lavoro. La colpa non è tutta però dei ragazzi: sulla carta dovrebbero avere ogni tipo di servizio e opportunità, così com´è scritto nei bandi, ma invece non hanno nulla e diventano facili prede della criminalità».


Fonte: Corriere del Mezzogiorno, 3 marzo 2018 articolo Fabio Postiglione