Di Redazione su Mercoledì, 03 Aprile 2019
Categoria: Giurisprudenza Cassazione Penale

Mimmo Lucano, la Suprema Corte: "Suoi atti regolari, infondate accuse contro di lui".

Ha creduto nella giustizia affidandosi ai giudici e, alla fine, il suo operato è stato ritenuto ineccepibile, mentre destituite di ogni fondamento quasi tutte le accuse che gli erano state mosse, prima dai pm, poi dai giudici del grado ed, infine, da importanti esponenti politici e perfino di governo. Malgrado  l'iter giudiziario non sia stato ancora del tutto concluso, mancando ancora l'esame di alcuni addebiti minori, non c'è dubbio che il giudizio della Suprema Corte di Cassazione, adesso reso noto, restituisca al sindaco di Riace Mimmo Lucano una piena onorabilità, ed il suo esempio, accettare serenamente un processo e difendersi con tutte le proprie forze e con determinazione,  sia di alto valore morale e civile  soprattutto in questo periodo.

La Suprema Corte è stata chiarissima. A Riace non ci sono state truffe a Riace, Il sindaco non ha rubato nulla ne ha celebrato unioni matrimoniali su domanda. Tutte le accuse sono state  cancellate ed i giudici di Reggio calabria, cui è stato trasmesso il fascicolo dovranno, sulla base di questa ricostruzione di fatto e in diritto, decidere conseguentemente in ordine alla protrazione o meno della misura dell'allontanamento dal proprio Comune del sindaco di Riace, misura che, a questo punto  sembra destinata a cadere  essendo stato travolto l'impianto accusatorio sul quale essa si fondava. 

Il sindaco di Riace era finito sotto inchiesta per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e presunti illeciti nell'affidamento degli appalti per la differenziata, procedimenti distinti e che si stanno muovendo giudiziariamente in parallelo.  La Suprema Corte di Cassazione si è espressa in direttamente su questi, trovandosi a dover valutare la rispondenza ai presupposti di legge del provvedimento con il quale Lucano era stato allontanato dal proprio Comune. Naturalmente, come ben sanno avvocati e giuristi, le motivazioni del collegio di legittimità che ha sostanzialmente ritenuto illegittima la misura avranno, con ogni probabilità ripercussioni anche nel provvedimento che definirà l'udienza preliminare, iniziata  all'inizio della settimana in corso,  in esito alla quale i giudici di merito decideranno se disporre il rinvio a giudizio del sindaco. 

L'appalto della differenziata, secondo i giudici di legittimità, è stato affidato in modo legale e trasparente, non dal sindaco ma dalla giunta e dal Consiglio Comunale sulla base dei pareri rilasciati dai responsabili di servizio in conformità alle norme che regolano la materia. I magistrati calabresi, inoltre, ha rilevato la cassazione, non hanno erroneamente ritenuto soffermarsi  "su quali altre imprese in quel territorio avrebbero potuto svolgerlo, tenuto conto della conformazione del centro storico del Comune interessato e delle specifiche caratteristiche del servizio".

Per il supremo collegio, destituite di fondamento fattuale e giuridico anche le ulteriori accuse riguardo il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina ed i matrimoni di comodo "non solo sfornito di significativi e precisi elementi di riscontro, ma, addirittura, escluso da qualsiasi contestazione formalmente elevata". E proprio questo sembrerebbe chiudere la partita.