Una intervista inaspettata e di certo dichiarazioni clamorose, quelle rilasciate da uno dei Principi del Foro più noti del Paese, Maurizio De Tilla, ad un grande giornale poche ore fa. Una intervista appassionata, in cui De Tilla ha puntato l´indice contro la politica di Cassa Forense, lamentando la insostenibilità economica dei contributi da essa richiesti agli iscritti e una scarsa attenzione a misure di solidarietà.
"Sono pronto a marciare con loro" ha detto De Tilla, "se organizzeranno una marcia di protesta".
Marcia che potrebbe esserci, se l´attuale presidente di Cassa Forense, Nunzio Luciano, che dopo le vibranti proteste sull´asse Catania-Napoli, ha invitato una delegazione ad incontrare, il prossimo 21 o in una data successiva, gli organi della Cassa, non accoglierà, subito, alcune delle richieste condivise da gran parte dell´avvocatura italiana, a partire dall´azzeramento delle indennità e dei rimborsi che proprio Luciano e gli altri Colleghi hanno deciso di autoattribuirsi tra le proteste generali.
Ecco adesso l´intervista a De Tilla:
«Ma quale offesa al decoro? È sacrosanta la protesta dei colleghi davanti al tribunale per i contributi previdenziali troppo onerosi. Anzi, dirò di più, mi auguro che organizzino una marcia, in quel caso sarò con loro in prima fila».
Maurizio de Tilla è sicuramente un principe del foro partenopeo che non storce il naso di fronte al presidio «operaista» degli avvocati con tende piantate davanti al tribunale. «Quelli che si indignano per le modalità della protesta dovrebbero chiedere a se stessi: ma io cosa faccio per aiutare i colleghi in difficoltà?».
A 75 anni de Tilla non molla l´impegno per la categoria come presidente dell´Anai, dopo aver collezionato per 40 anni prestigiose cariche nazionali in seno all´Avvocatura. Un cursus honorum che è difficile persino riassumere. Limitiamoci a citare: la presidenza della Cassa forense, quella della Federazione forensi d´Europa, quella dell´Organismo unitario avvocatura, quella dell´Istituto italiano di cultura forense, nonché della Commissione europea degli Ordini forensi del Mediterraneo e ovviamente l´Ordine degli avvocati di Napoli. Così ieri, leggendo la pagina del «Corriere del Mezzogiorno» dedicata alla iniziativa di lotta dei colleghi più giovani, de Tilla ha trovato ancora una volta una battaglia per cui spendersi. «Inutile nascondersi le difficoltà in cui si dibattono migliaia di colleghi, non solo a Napoli ma in tutta Italia. La verità — ammette — è che i contributi della Cassa forense sono onerosi. Ho appena saputo che è stata avanzata una proposta per la sospensione delle quote nei casi di accertata impossibilità di pagare. Ma bisognerebbe fare di più. Ricordo che quando presiedevo la Cassa mi confrontai con il mio collega di Parigi. In Francia c´erano 2000 avvocati in difficoltà e in quella circostanza la Cassa francese decise di intervenire pagando un reddito minimo agli indigenti. Mi sembrò una soluzione dettata dal buon senso. Del resto in Italia la categoria sta vivendo una situazione molto grave. La crisi economica e la liberalizzazione delle tariffe hanno determinato situazioni di enorme sofferenza per i più giovani, ma anche per tanti avvocati anziani».
A giudizio di de Tilla nessun governo ha veramente affrontato sino in fondo i problemi dei professionisti del diritto: «Chi esercita la professione legale — spiega — deve poterlo fare nel migliore dei modi e in piena serenità economica. Il Governo, se vuole davvero essere concreto, studi forme di esonero fiscale e soprattutto l´applicazione dell´equo compenso. Invece la politica fa solo chiacchiere, mentre accade una cosa inaccettabile, cioé che tra Napoli e provincia nell´ultimo anno mille avvocati abbiano dovuto chiedere la cancellazione dall´Ordine». E dunque, nessuno critichi quelli del Nad (Nuova avvocatura democratica) che da diciannove notti presidiano l´ingresso del tribunale.
«Possiamo ragionare sulla forma di protesta, vogliamo definirla estrema? Diciamolo pure. Ma non stiamo parlando di una manifestazione violenta. Perciò trovo inutile fare del moralismo. Io stesso — ricorda de Tilla — ho guidato negli anni scorsi una marcia nazionale a Roma con 50 mila avvocati da tutt´Italia per rivendicare interventi concreti a sostegno della categoria. L´avvocato ha diritto di manifestare come tutti. Anzi, mi meraviglio che il caso di Napoli sia ancora isolato e che in altre sedi giudiziarie del Paese non accada la stessa cosa. C´è bisogno di sensibilizzare la categoria e di fare fronte comune. Al Sud poi la situazione è veramente drammatica, c´è molta rassegnazione, c´è avvilimento e frustrazione. La gente si chiude in se stessa e questo non è certo un bene».
*pubblicata su Corriere del Mezzogiorno, 16 febbraio