Luigi Vitali, il segretario nazionale di Azione Forense, ha scritto una lettera aperta al ministro di giustizia Alfonso Bonafede. Una lettera anomala, che dalla mitologia greca e da alcuni suoi personaggi, punta a far riflettere sulle riforme necessarie alla giustizia e sui rischi da evitare assolutamente. Rischi che corrispondono, in definitiva, ad alcune pulsioni umane. Ne consigliamo la lettura, eccola.
Le scrivo ancora, signor Ministro e le racconterò una storia.
Ha mai studiato la mitologia greca, signor Ministro?
C'erano due dee: una era Dike, l'altra era Nemesis.
La prima era la Giustizia, quella oggettiva, che puniva il colpevole ed assolveva l'innocente.
La seconda pure era la Giustizia, ma nel senso di Vendetta, inesorabile, in ossequio alla legge del taglione.
Si narra che, in realtà, le due divinità fossero una sola.
Si una sola.
Quando qualcuno commetteva un delitto, Dike, sentendosene offesa, si rivolgeva a Zeus.
E Zeus la ascoltava, la consigliava e le permetteva di fare giustizia, appunto. Come dovrebbe fare lo Stato, signor Ministro.
D'altronde Dike era una delle tre Ore:
Dike=giustizia;
Eunomia= buon governo;
Irene= pace.
Ma Zeus cominciò ad essere assente, preso dalle sue innumerevoli avventure amorose.
E Dike si trovò da sola. Cominciò ad innervosirsi e, piano piano, si infuriò. Cominciò a diventare vendicativa, iniziò a non discernere più, a non riconoscere più la giusta reazione ad un delitto.
Divenne Nemesis.
Quella che, prima o poi, arriva. La vendetta cieca.
Abbandonò Eunomia ed Irene.
Gli uomini vivevano nel terrore. Nessuno più riusciva a distinguere il bene dal male, le azioni di Nemesis erano feroci, spropositate, ingiuste.
E le lamentele degli uomini giunsero all'orecchio di Zeus.
E Zeus mandò Ermes da Nemesis.
Fece un ottimo lavoro Ermes: si affiancò a Nemesis e, di fronte ad un delitto, le prospettava ogni aspetto della vicenda. Di fronte alla furia cieca di Nemesis, con pazienza e con le sue argomentazioni, riportava la dea all'oggettività.
Nemesis tornò Dike.
Ma aveva bisogno di Ermes per restare la Giustizia. Senza, si sarebbe di nuovo trasformata.
C'è un pizzico di Ermes in ogni Avvocato che difende un imputato, signor Ministro.
Ma registro che la sua idea di giustizia è più vicina a Nemesis che a Dike.
Lei, con la sua riforma, uccide lo Stato di diritto e, così, uccide la Giustizia.
Basterebbe celebrare le udienze, per evitare gli effetti negativi della prescrizione: più Magistrati, più Cancellieri, più mezzi.
Ma no: se la mano è ferita, lei propone di amputare il braccio.
Lei ha sancito la sconfitta dello Stato che non riesce ad amministrare Giustizia!
Faccia funzionare la Giustizia, anziché distruggerne le fondamenta!
Torni sui suoi passi.
E non dimentichi, signor Ministro, che la Costituzione assegna agli Avvocati un ruolo fondamentale: far sì che Dike non si trasformi in Nemesis.
Mai.
Doverosi ossequi.
Avv. Luigi Maria Vitali, segretario nazionale di Azione Forense.