Di Redazione su Domenica, 22 Dicembre 2019
Categoria: I classici della pedagogia

John Dewey: "Come si diventa un professionista"

John Dewey (Burlington, 20 ottobre 1859New York, 1º giugno 1952) è stato un filosofo e pedagogista statunitense. È stato anche scrittore e professore universitario. Ha esercitato una profonda influenza sulla cultura, sul costume politico e sui sistemi educativi del proprio paese. Intervenne su questioni politiche, sociali, etiche, come il voto alle donne e sulla delicata questione dell'ingiusta condanna degli anarchici Sacco e Vanzetti.

Nacque nel 1859 a Burlington (Vermont), dove ricevette l'educazione tipica dei borghesi del tempo. Studiò filosofia all'università del Vermont e alla Johns Hopkins University (Baltimora), dove ricevette una formazione di tipo neohegeliano dal maestro George Sylvester Morris. Oltre che dell'influsso di quest'ultimo, la sua formazione risentì in maniera determinante del contatto con le opere dei due fondatori del pragmatismo: C. S. Peirce e W. James.

Dopo essersi laureato nel 1884, con una tesi sulla psicologia in Kant, Dewey iniziò l'insegnamento universitario, dapprima nelle università del Michigan e del Minnesota, poi in quella di Chicago, dove rimase dal 1894 al 1904. Qui egli fondò nel 1896 la scuola-laboratorio dell'università di Chicago, che è uno dei primi e più riusciti esempi di scuola nuova, cioè di applicazione del metodo pedagogico attivo secondo criteri teorizzati dallo stesso Dewey. Sempre a Chicago, Dewey elaborò i principi dello "strumentalismo" , in collaborazione con G.H. Mead e altri che insieme diedero vita a un indirizzo logico-filosofico denominato, appunto, "Scuola di Chicago".

Dal 1904 al 1929 insegnò alla Columbia University di New York e in quegli anni la sua fama di pedagogista, di filosofo, di pensatore sociale si diffuse in tutto il mondo. I viaggi in Cina, Giappone, Turchia, nell'Unione Sovietica (dove si interessò del nuovo sistema scolastico ispirato ai principi della pedagogia marxista) lo convinsero della necessità di profonde riforme politico-sociali nella democrazia americana. A settant'anni, terminato l'insegnamento accademico, Dewey si dedicò ancor più intensamente all'attività politica sforzandosi di dar vita, nel 1929, ad un terzo partito di tendenza progressista, accanto ai due tradizionali partiti americani: in parte tali idee vennero fatte proprie dai democratici rooseveltiani.

Nel 1937 accettò di entrare nella commissione d'inchiesta sui presunti crimini di Trotsky e, dopo un viaggio nel Messico, denunciò le menzogne delle purghe staliniane. Si schierò poi tra gli interventisti durante la Seconda guerra mondiale (come già aveva fatto per la prima). 

 1. Il significato di professione
«Attualmente il conflitto delle teorie filosofiche è concentrato sulla discussione circa il posto e la funzione che hanno i fattori professionali nell'educazione. L‟affermazione nuda e cruda che le differenze significative nelle concezioni filosofiche fondamentali hanno in questo argomento il loro punto focale può risvegliare l‟incredulità; sembra che vi sia una separazione troppo grande fra i termini astratti e generali in cui sono formulate le idee filosofiche, e i dettagli pratici e concreti dell‟educazione professionale. Ma un esame mentale dei presupposti intellettuali che stanno alla base dell‟opposizione nel campo educativo fra lavoro e svago, fra la teoria e la pratica, fra il corpo e la mente, mostrerà che essi culminano nell‟antitesi fra l‟educazione professionale e la culturale. Tradizionalmente, la cultura liberale è stata congiunta con le idee di otium, di conoscenza puramente contemplativa, e di un‟attività spirituale che non implicava l‟uso attivo degli organi del corpo. La cultura ha anche teso, ultimamente,ad essere associata a un raffinamento puramente privato, la coltivazione di certi stati ed atteggiamenti di coscienza, separati tanto dall'interesse che dalla funzione sociale. È stata un‟evasione dal primo e un conforto all'ineluttabilità del secondo.
Questi dualismi filosofici sono così profondamente intrecciati con tutto l‟argomento dell‟educazione professionale, che si rende necessario definire il significato di professione in modo abbastanza completo da poter evitare l‟impressione che un‟educazione che si concentri su di essa sia ristrettamente pratica, se non puramente pecuniaria. Professione non significa altro che direzione delle attività della vita in un senso che le renda percepibilmente significative per chi le pratica in virtù delle loro conseguenze, ed anche utili ai suoi associati. Il contrario di attività professionale non è né l‟ozio né la cultura, ma la mancanza di scopo, il capriccio, l‟assenza di acquisizioni cumulative nell'esperienza, dal lato personale, e, dal lato sociale, il lusso vano, la dipendenza parassitaria dagli altri. Occupazione è un termine concreto per continuità. Include tanto lo sviluppo della capacità artistica di ogni genere, dell‟abilità scientifica specializzata, dell‟interesse politico attivo, quanto le professioni e gli affari, per
non parlare del lavoro meccanico o delle occupazioni lucrative.Dobbiamo evitare non solo che per occupazione s‟intenda qualcosa di limitato alle occupazioni che producono cose utili immediatamente tangibili, ma occorre evitare anche l‟idea che le professioni siano distribuite in modo esclusivo, di guisa che una persona non possa averne che una sola. Uno specialismo così ristretto è impossibile; niente potrebbe essere più assurdo che cercare di educare gli individui ad un unico genere di attività. In primo luogo, ogni individuo ha necessariamente una varietà di aspirazioni cui può dare opera intelligente; e in secondo luogo qualsiasi occupazione perde il suo valore e diventa una routine che asservisce a una data cosa, nella misura in cui è isolata dagli altri interessi.
1) Nessuno è solamente artista e niente altro, e quanto più uno si avvicina a questa condizione, tanto più lo fa a detrimento della sua umanità; è una specie di mostro. In qualche periodo della sua vita egli deve essere membro di una famiglia, deve avere amici e compagni; deve essere o finanziariamente indipendente o dipendente da altri, e perciò occuparsi di affari. Egli è membro di qualche unità politica organizzata, e così via. Naturalmente noi lo qualifichiamo professionalmente in base a quella delle sue occupazioni che lo distingue, piuttosto che in base a quelle che ha in comune con tutti gli altri. Ma non dovremmo lasciarci talmente legare dalle parole, da ignorare e virtualmente negare le altre sue occupazioni, quando si tratta di considerare gli aspetti professionali dell‟educazione.

 2) Come l'attività di un artista professionista rappresenta il momento specialistico di una gamma di attività professionali, così la validità della sua arte sul piano umano è determinata dalla sua connessione con altri interessi. Uno deve avere esperienze, deve vivere, se la sua arte deve essere qualcosa di più di un risultato tecnico. Egli non può trovare l‟argomento della sua attività artistica nella sua arte; questa deve essere un‟espressione di quel che egli soffre e gode in altre relazioni, e questo dipende a sua volta dalla prontezza e dalla vivezza dei suoi interessi. Ciò che è vero per un artista è vero anche per qualsiasi altra forma speciale di attività. Senza dubbio ogni professione distintiva tende (conforme alla legge dell‟abitudine) a divenire troppo predominante, troppo esclusiva e troppo assorbente nel suo aspetto specializzato. Il che significa che viene accentuata specialmente la prassi, l‟aspetto tecnico, a scapito del significato. Perciò compito dell‟educazione non è già di incoraggiare questa tendenza, ma piuttosto di mettere in guardia contro di essa, di modo che ricercatore scientifico non sia semplicemente lo scienziato, maestro semplicemente il pedagogo, sacerdote chi indossa la tonaca e così via».